Rieti, il piccolo poeta Federico
in attesa di trapianto e l'incontro
con Ciro Immobile

Federico con Ciro Immobile
di Raffaella Di Claudio
2 Minuti di Lettura
Giovedì 5 Marzo 2020, 02:16 - Ultimo aggiornamento: 13:25
RIETI - Ha già prenotato il posto in prima fila sullo scuolabus. Non vede l’ora di tornare a casa Federico, ma per farlo ha bisogno di un cuore nuovo. Il suo è troppo affaticato. Federico Tocci, 11 anni iscritto alla classe V dell’istituto comprensivo di Casperia, dallo scorso mese di aprile è ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale “Bambino Gesù” di Roma dove sta combattendo la sua battaglia contro una grave patologia cardiaca genetica, scoperta qualche anno fa, per la quale è da mesi in lista per ottenere un trapianto di cuore.

Quella stanza del nosocomio pediatrico si è trasformata nella sua casa, una finestra sul mondo che per ora può solo guardare, ma dalla quale, di tanto in tanto, arrivano le testimonianze del grande affetto che circonda lui e i suoi genitori Emiliano e Eleonora. Sono tantissime le visite che in questi mesi il piccolo sabino ha ricevuto. Prima i tanto amati carabinieri della stazione di Casperia che conoscendo il suo amore smisurato per l'Arma lo hanno promosso a maresciallo con tanto di cappello subito indossato da Federico. Poi è stata la volta regista Matteo Garrone reduce dal successo cinematografico "Pinocchio" del giocatore della Lazio, Ciro Immobile. Con lui Federico ha trascorso quasi tre ore durante le quali ha raccontato la sua storia e parlato di tutto, compreso della sua grande passione: il calcio. Una sorpresa graditissima per il piccolo nonostante la sua fede giallo rossa.

«Sono romanista – precisa - però con la palla che mi ha regalato posso allenarmi e fare fisioterapia e motoria per poter riuscire a camminare di nuovo». I giorni trascorsi nel reparto di cardiologia e la voglia di riuscire quanto prima a riappropriarsi della sua quotidianità sono racchiusi in a una poesia scritta di suo pugno durante la lunga degenza nel nosocomio pediatrico. Versi che filano via veloci, si concludono in rima e raccontano paure, emozioni e speranze di un piccolo guerriero. Ne abbiamo estrapolato qualche stralcio.

«Era pomeriggio – si apre il testo -, dopo aver smesso di mangiare, come al solito mi sono messo subito a giocare. Non mi dire perché il mio cuore si affaticava sempre più, allora chiedevo: “papà mi accompagni subito all’ospedale Bambino Gesù».

Usa parole semplici che arrivano precise come frecce sul bersaglio, quando ammette: «Lo sconforto non è mancato comunque sempre avanti sono andato. Tanto tempo è già passato che è quasi un anno che sono ricoverato. Tutti dicono stai tranquillo che presto arriverà quel famoso cuoricino che tanto sto ad aspetta’. Spero oggi, domani o quanto prima, per poter tornare presto a casa mia». Dove ad attenderlo c’è un’intera comunità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA