Disabile morta a Cascia: chiesto il processo per la badante e la titolare della casa di riposo di Contigliano

La casa di Onelli di Cascia
di Ilaria Bosi
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Martedì 14 Novembre 2023, 00:10

RIETIDisabili maltrattate a Cascia, la procura di Spoleto chiede il processo per Luisa Festuccia e Anna Rita Iacuitto, rispettivamente badante e titolare della struttura del Reatino, a cui le due donne erano state affidate dai servizi sociali. Per entrambe l’accusa è di maltrattamenti aggravati in concorso. Sono stati trasmessi alla Procura di Rieti gli atti sull’accreditamento della struttura Villa Sorriso, stralciati dal fascicolo principale.

La vicenda. Una storia di degrado, indifferenza e marginalità sociale, quella scoperta a metà febbraio, quando una delle due disabili, la 48enne Patrizia Canini, è morta in un’abitazione di Onelli di Cascia. Nessuno sapeva che lei e l’altra donna, entrambe invalide al 100 per cento, fossero confinate in Umbria, in un’abitazione fatiscente presa in affitto da Festuccia, 68 anni, e sprovvista di energia elettrica e gas. Sulla carta, sia Canini che l’altra paziente fragile erano state affidate dai servizi sociali di Tivoli e di Marcellina, in provincia di Roma, alla comunità alloggio Villa Sorriso, a Piani di San Filippo, frazione di Contigliano.

Invece da circa due anni vivevano da invisibili nella frazione di Cascia, sprovviste della benché minima forma di assistenza.

Le indagini. Alla struttura reatina di cui è legale rappresentante Anna Rita Iacuitto, finita nell’indagine in seconda battuta e accusata di maltrattamenti in concorso, la Regione Lazio pagava regolarmente la retta per le due assistite, che invece non potevano usufruire di alcun servizio e vivevano nella marginalità più assoluta, senza neanche l’assistenza di un medico di famiglia. Le indagini condotte dal sostituto procuratore Andrea Claudiani dopo le morte di Canini hanno fatto emergere una situazione di degrado, che la Procura di Spoleto ha inquadrato come maltrattamenti. Un reato per cui a inizio marzo è finita ai domiciliari Festuccia. Le due disabili, da quanto emerso, venivano picchiate dalla cosiddetta badante 68enne, che non aveva titoli per il ruolo. Le violenze avvenivano a volte a mani nude, altre con l’ausilio di oggetti domestici, dal manico della scopa a una corda, usata verosimilmente come cinghia. I sospetti erano sorti per la presenza di numerosi lividi sui corpi delle due donne e sono stati confermati dalla sopravvissuta anche nell’incidente probatorio che si è svolto nelle settimane successive. Negli atti di indagine si parla anche di «imposizione di condizioni abitative di estremo degrado e insalubrità», con tanto di dettagliata descrizione della situazione igienica precaria in cui erano costrette a vivere le due pazienti fragili, una delle quali impossibilitata a recarsi in bagno autonomamente e lasciata spesso sola nel suo letto.

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