Rieti, fuoco alla casa in cui morì il marito: processo da rifare per Braulina Cozzula con rinvio deciso dalla Cassazione

Il palazzo a Campomoro nel 2019
di Emanuele Faraone
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Venerdì 15 Marzo 2024, 00:10

RIETI - Annullamento della sentenza, con rinvio disposto dalla Corte di Cassazione nel processo a carico della 45enne Braulina Cozzula, condannata per l’omicidio del compagno, Valerio Amadio, dato alle fiamme in casa la sera del 25 novembre del 2019, dopo averlo cosparso di benzina. Colpo di scena in Cassazione, dove i giudici hanno annullato la precedente sentenza della Corte d’Assise d’Appello e statuito il rinvio degli atti processuali ad una nuova sezione della stessa Corte d’Assise D’Appello.

Le motivazioni. Il motivo? Ci sarà ora da attendere il deposito delle motivazioni della Suprema corte, ma con ogni probabilità la decisione degli ermellini potrebbe essere verosimilmente orientata a sciogliere quello che - nel corso della fase dibattimentale dell’intero procedimento a carico dell’imputata - è sempre stato il “tallone d’Achille” del processo e cioè la questione relativa alla modalità di innesco che poi diede origine alle fiamme che avvolsero Valerio Amadio, portandolo alla morte.

Un elemento - quello dell’incipit della sequenza incendiaria - sempre emerso all’attenzione del Collegio penale romano, ma comunque rimasto in ombra e mai del tutto definito, con il crisma probatorio della certezza al di là di ogni ragionevole dubbio, nonostante le varie ipotesi fattuali teorizzate in aula, attraverso consulenze di parte e perizie.

Le reazioni. «Mi aspettavo una riforma della sentenza - commenta l’avvocato Stefano Marrocco, legale della madre della vittima - perché, in questo processo, c’è sempre stato qualcosa che doveva essere approfondito. Ma servirà leggere le motivazioni per capire con chiarezza la decisione di questo annullamento con rinvio». In fase dibattimentale, il focus processuale era stato l’origine dell’innesco con relative ipotesi: le fiamme si originarono da una scintilla di elettricità statica causata da una coperta in pile? Furono le improvvise faville fuoriuscite dal tubo catodico del televisore o, più verosimilmente, come asseriva la perizia, a partire dalla fiamma libera di un accendino (mai però rinvenuto neanche nelle parti che sarebbero potute resistere all’incendio generalizzato della sala come, ad esempio, la pietra focaia)? La Corte d’Assise d’Appello di Roma, nel maggio 2023, confermando il principale capo di imputazione relativo all’omicidio volontario aggravato del compagno, aveva poi contestualmente assolto la donna dal reato di tentato omicidio nei confronti del figlio, con una riduzione della pena detentiva da 24 a 21 anni. Circostanza che aveva portato poi la Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma a depositare un ricorso avverso l’assoluzione della 45enne brasiliana, in ordine al tentato omicidio del figlio. Atteso dunque il deposito delle motivazioni per comprendere su quale o su quali aspetti processuale non chiari o non definiti si è posata la lente della Suprema corte di Cassazione che ha portato poi ad un annullamento della sentenza con rinvio dando una inattesa svolta alla vicenda giudiziaria.

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