Rieti, il basket reatino piange
Tony Gennari, stella della Brina

Tony Gennari ai tempi dela Brina
di Luigi Ricci
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Giovedì 23 Maggio 2019, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 09:50
RIETI - La storia del basket reatino perde un altro importantissimo pezzo dopo la morte di Tony Gennari, 77 anni, grandissima guardia-play di 1.90 della Amg Sebastiani Brina dal 1973 al 1976, ennesimo colpo di mercato del presidente Renato Milardi.
 
Italoamericano, Gennari era stato chiamato in Italia da Varese, prima come straniero di coppa per l’Ignis, poi naturalizzato italiano, per spezzare l’incontrastato dominio del Simmenthal Milano. Carattere molto determinato, spirito zingaresco, da cui il soprannome “Zingaro”, per il suo continuo peregrinare da una squadra all’altra, da questa a quella città. Oltre a Varese, Tony aveva infatti giocato a Forlì, nella All’Onestà di Milano e a Venezia.

Lo Zingaro possedeva tutta la classe tipica di una guardia americana: tecnica da manuale, sparava dei passaggi incredibili ma soprattutto sfoggiava un tiro da fuori, anzi da lontanissimo, a dir poco folgorante che, da vero fuoriclasse, utilizzava nei momenti difficili. Oggi, grazie alle cosiddette triple, quei tiri da fuori gli avrebbero fruttato quasi il doppio dei punti, visto che di solito li scagliava da distanze assai superiori ai 6.75. Uomo affascinante, padre di quattro figli, gli piaceva distinguersi, non amava le critiche e pretendeva molta attenzione dalla società.

«A Gennari bisogna portare a casa anche la carta igienica» bofonchiava Di Fazi, che però se lo coccolava. Tony era un grande giocatore, ma andava preso con le molle. «Mi ricordo ancora – ricorda lo storico massaggiatore Pasqualino Berton - quando in trasferta Tony era capace di svegliarmi anche a l’una di notte perché aveva bisogno di un massaggio». In allenamento però era di una serietà e di una professionalità spaventose. Se in allenamento un giovane azzardava soltanto a distrarsi un attimo mentre il coach spiegava qualcosa, ci pensava Tony a richiamarlo alla realtà tirandogli una violentissima pallonata. Nonostante fosse in Italia da molte stagioni, Gennari non aveva acquisito nulla di italiano nella mentalità, a cominciare dall’abbigliamento: pantaloni a quadri tipicamente americani o camicie dal colletto largo e a punta aperte sopra la giacca, anch’esse ovviamente a quadri.

Purtroppo Gennari, tesserato regolarmente dalla Brina nel 1973, non si decideva mai a venire. Forse non era in forma, forse non aveva voglia di fare il precampionato, resta il fatto che all’inizio del torneo 1973/74 continuava a rimanere nella sua Buffalo, malgrado la corte spietata di Milardi che era disposto ad accettare le sue richieste contrattuali molto pesanti sotto ogni punto di vista. Alla fine comunque Tony cedette alle lusinghe del presidente e, come si sperava, recitò il più classico dei veni, vidi, vici. Al suo esordio, sul campo neutro di Siena, contro Cagliari, grazie a un 7/7 al tiro scrisse 20 punti a referto e condusse la Brina alla prima vittoria in serie A (85-78).

Memorabile anche la penultima, drammatica, partita di campionato al PalaTiziano di Roma, perché quell’anno Rieti non aveva palasport e il PalaEur era indisponibile per quella partita, contro la Fag Partenope, allenata da Elio Pentassuglia, in cui c’era in ballo la permanenza in serie A. Si giunse all’ultimo minuto con la Brina avanti di tre punti. Jim Andrews, pivot di Napoli, immarcabile fino a quel momento, finalmente sbagliò un tiro. Rimbalzo di Lauriski e palla a Gennari che si produsse in un numero a lui abituale ma che, data l’importanza della partita, poteva far saltare le coronarie a centinaia di tifosi. Il buon Tony, in poche parole, scattò in contropiede ma, tre metri dopo la metà campo, si arrestò e fece partire uno dei suoi magnifici tiri che 6000 occhi seguirono con apprensione. La parabola fu lunghissima, la palla sembrava non arrivare mai. Canestro, apoteosi. Napoli era in ginocchio. La Brina, ormai irraggiungibile, dilagò (82-74), fu matematicamente salva ed evitò lo spareggio a tre squadre tra Napoli, Fortitudo Alco Bologna e Udine da disputarsi a Genova che avrebbe condannato gli emiliani alla serie B. Lombardi, gongolante, nel dopo partita dichiarò. «Il tiro di Gennari? Uno schema provato e riprovato più volte in allenamento».

Nelle due stagioni successive, Gennari è stato ancora uno dei pilastri della Brina, insieme a Massimo Masini, Mauro Cerioni e lo straniero di Coppa Korac Arturo Guerrero, grazie ai quali fu raggiunta la semifinale persa contro il Barcellona nel 1975. Nel campionato successivo la Brina fu ringiovanita ma anche un po’ sbilanciata e, causa anche un infortunio a un ginocchio di Gennari, disputò una stagione poco brillante retrocedendo in serie A2. Dopodiché Tony si ritirò nel 1976 a 34 anni. Periodicamente è tornato Rieti a trovare qualche vecchio amico, l’ultima volta, premiato da Gaetano Papalia nel 2003.
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