Usa una finta paletta della Polizia per non fare la fila lungo la Salaria e finisce davanti al giudice

Usa una finta paletta della Polizia per non fare la fila lungo la Salaria e finisce davanti al giudice
di Massimo Cavoli
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Sabato 27 Gennaio 2024, 00:10

RIETI - In macchina sulla Salaria, mostrando dal finestrino sul lato passeggeri una paletta della polizia, che altri automobilisti avevano ipotizzato che appartenesse a un’auto civetta delle forze dell’ordine, con a bordo una pattuglia di agenti, al punto da rallentare per agevolarne le manovre di sorpasso. Ma non c’era nessuna operazione anticrimime o di emergenza in corso sulla strada e neppure si trattava della scena di un film, perché la protagonista della storia, ora imputata, insieme al conducente della vettura, di usurpazione di funzione pubblica e possesso illecito della paletta (finta), è una signora di 56 anni, originaria della bassa Sabina ma abitante a Roma, con al suo attivo decine di ruoli da comparsa cinematografica in numerose pellicole interpretate, tra gli altri, da Sergio Castellitto, Beppe Fiorello e Raul Bova.

La vicenda. Una scena che, però, non era sfuggita a un carabiniere del comando gruppo di Rieti, che incrociando la Ypsilon 10, diretta verso Roma, si era insospettito, avvertendo la centrale operativa («Era una vettura che certamente non faceva parte di quelle utilizzate per servizi in borghese», ha spiegato il militare deponendo in aula) e segnalando quella macchina che non risultava delle forze dell’ordine, eppure si faceva strada agitando la paletta. Auto, infine, bloccata all’esterno di un centro commerciale di Osteria Nuova e perquisita dai veri carabinieri, a cui la signora, A.D., aveva anche mostrato il finto segnalatore di legno, con riportata la scritta “Gendarmi”, arrivando a spezzarlo in due parti per dimostrare che non si trattava di uno strumento originale. 

La giustificazione. «Era un giocattolo carnevalesco di mio nipote e poi lasciato in macchina», si è giustificata l’imputata, accettando di sottoporsi all’esame e di rispondere alle domande della Vpo Lupoli e del proprio avvocato difensore, Francesco Tavani.

E quando il giudice monocratico, Alessio Marinelli, gli ha chiesto del perché mostrasse la paletta mentre superava altre auto in fila, la figurante di tanti film di successo ha semplicemente risposto: «Quel giorno faceva molto caldo e l’ho utilizzata per sventolarmi dopo aver abbassato il finestrino».

Nella Ypsilon 10 i militari avevano poi trovato due coltelli («Uno mi serve per raccogliere la cicoria») e altri arnesi meccanici, costati alla coppia l’ulteriore imputazione di detenzione illegale, e anche una piccola radio trasmittente, funzionante, «perché la uso per ricevere comunicazioni quando devo spostarmi da un set all’altro», ha specificato A.D., consapevole che questa volta non stava interpretando una parte cinematografica, ma difendendosi in un processo vero, da accuse reali.

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