Quando Rieti recitò un ruolo di primo piano nel processo di pace tra Israele e Palestina

L'incontro in Comune tra l'arcivescovo di Gerusalemme e il rappresentante in Italia dell'Olp promosso dall'allora sindaco di Rieti, Paolo Tigli
di Giacomo Cavoli
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 00:10

RIETI - Il tentativo di agevolare il processo di pace e la coesistenza pacifica tra lo Stato di Israele e la Palestina passò anche per Rieti. Accadde esattamente 34 anni fa, alla fine del 1989, quando l’allora sindaco Paolo Tigli, insieme all’assessore alla Cultura Antonio Cipolloni (scomparso nel 2021) accolsero a Palazzo di Città l’arcivescovo di Gerusalemme (in quel momento in esilio) Hilarion Capucci e Nemer Hammad, rappresentante in Italia dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. A fianco di Tigli e Cipolloni, per la Dc partecipò anche l’assessore provinciale Emilio Di Ianni, nel periodo di quella che fu definita la “giunta anomala”, guidata da un sindaco del Partito comunista italiano, affiancato da Democrazia cristiana, Partito Repubblicano italiano e durata due anni e mezzo (da 15 febbraio 1988 al 26 luglio 1990).

Il racconto. È lo stesso Tigli a raccontare a Il Messaggero quella giornata, tornata prepotentemente alla ribalta della memoria nelle ultime due settimane: «L’iniziativa non aveva alcun intento anti-Israele - precisa l’ex sindaco - anzi, si muoveva nel solco politico di quanto auspicato dagli accordi di Camp David del 1978 e nacque dal fermento dell’Olp che cercava sostegno per la sua causa di riconoscimento dello Stato della Palestina. Cipolloni era in contatto con Capucci il quale, a sua volta, era legato a Nemer Hammad, soprattutto per via degli appuntamenti diplomatici che li coinvolgevano entrambi. Dopo essersi incontrati a Roma, Capucci e Hammad giunsero a Rieti in mattinata accompagnati dalla loro scorta personale e presero contatto con gli autisti del Comune, per poter parcheggiare - racconta Tigli. - Considerato il clima dell’epoca, al loro arrivo si mostrarono guardinghi: noi avevamo avvertito la Prefettura e rilasciato un generico comunicato stampa che annunciava l’incontro, ma senza specificare né data né ora.

Ufficialmente non fu allertata nemmeno la polizia e in piazza Vittorio Emanuele II, per evitare sorprese, erano presenti giusto un paio di vigili e qualche poliziotto».

Il summit. L’incontro si svolse nell’attuale stanza del sindaco, attigua all’aula consiliare: «Ricordo l’atteggiamento speranzoso e la soddisfazione di Capucci ed Hammad per essere stati introdotti in una sede istituzionale con tutti i crismi dell’ufficialità e senza lo stigma dell’irregolarità - prosegue Tigli. - A detta loro, era la situazione di irregolarità che metteva in moto gli scontri. Nessuno dei due pronunciò una sola parola di odio nei confronti di Israele, sostenendo invece che erano gli integralisti a lavorare contro ogni forma di accordo: discutemmo di questo e da parte dell’Olp uscì fuori la consapevolezza che era giunto il momento di raggiungere un’intesa, dando vita all’esistenza dei due Stati».

Terminato l’incontro in Comune, il gruppo raggiunse il Vescovado, incontrando il consigliere regionale della Dc, Gianni Antonini, e il vescovo Francesco Amadio, che nel 1983 aveva accompagnato Papa Giovanni Paolo II nella sua visita pastorale a Greccio: «Attraversammo la piazza e fummo ricevuti da Amadio - continua Tigli. - Capucci fu accompagnato in visita tra le stanze della Curia e ricordo che Amadio si limitò ad un’accoglienza religiosa, riconoscendo e dando dignità a tutti gli sforzi, purché restassero pacifici e senza il ricorso alle armi».

La riflessione. A distanza di 34 anni, Tigli riflette sul fallimento del processo di pace: «Da quel giorno sono trascorsi più di trent’anni - conclude l’ex sindaco. - Quel clima, le speranze palpabili e la solidale partecipazione, anche nelle periferie, ad un processo di pacificazione e di reciproco riconoscimento che sembravano a portata di mano, sono stati brutalmente spazzati via, così come anche la passione politica per gli ideali di fratellanza internazionale di Dc e Pci, partiti diversi ma animati da un comune solidarismo. Ma, soprattutto, chi parla più di questo in una città “sotto-vuoto” del nulla come Rieti?».

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