Alfano: «Subito case prefabbricate per chi è in fuga dal sisma»

Alfano: «Subito case prefabbricate per chi è in fuga dal sisma»
di Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Lunedì 31 Ottobre 2016, 00:08 - Ultimo aggiornamento: 08:15
Una nuova scossa, ancora più devastante. E il cuore dell’Italia cede al “mostro” che arriva dalla terra. Un numero enorme di sfollati si prepara al grande esodo chiedendo alla macchina dei soccorsi nuovi e ulteriori interventi. C’è bisogno di aiuti, conforto, soluzioni, prevenzione.

Ministro Alfano, un’altra emergenza per il nostro Paese. In che modo pensate di risolvere il problema di chi è costretto a lasciare la sua casa?
«È una questione che viene affrontata facendo sì che le diverse comunità che devono, almeno per il momento, lasciare i propri luoghi, raggiungano destinazioni più sicure dove sistemarsi in modo più idoneo: in una prima fase in strutture turistico-ricettive al di fuori delle aree interessate dal sisma, e successivamente, prima che si parta con la ricostruzione, in strutture leggere prefabbricate. Certamente, non è semplice affrontare questo tema, perché presenta tante implicazioni delicate, anche psicologiche, delle quali terremo conto e ci faremo carico in ogni modo possibile».

I sismologi dicono che non finirà presto, quali sono le strategie da mettere in campo per la prevenzione?
«È noto che la previsione dei terremoti non trova riscontri nella scienza ufficiale. Adesso siamo concentrati su una sistemazione adeguata delle persone, sulla sicurezza dei territori e sulla ripresa della viabilità stradale, oltre che sul contemporaneo avvio del piano di sistemazione antisismica delle aree a rischio maggiore».

Il centro Italia è cancellato. Se ci sono stati degli errori in passato, come possiamo evitarli?
«Abbiamo avuto nel passato modelli che non hanno funzionato e che hanno avuto però il merito di insegnare cosa non fare, come non fare, e di ispirare modelli che invece hanno funzionato. Occorre sempre costruire secondo le regole antisismiche. Questo è il discorso che vale a monte».

Il terremoto di ieri si è sentito molto forte anche nella Capitale. C’è un piano di emergenza per Roma?
«Ci sono dispositivi di reazione del nostro sistema di soccorsi pronti per l’operatività in ogni parte del Paese e a maggior ragione per la Capitale. Roma ha risentito del sisma di ieri in maniera molto acuta. Ovviamente gli interventi si sono concentrati nella zona umbro-marchigiana e in quella reatina. E in confronto a quelle regioni non si può parlare di un’emergenza a Roma».

Quanti soldi servono per la ricostruzione?
«Non è facile dirlo e non è possibile farlo adesso, ma si può affermare una cosa: che metteremo a disposizione tutti i fondi necessari».

Terremoto, immigrati, terrorismo: abbiamo gli uomini sufficienti per poter affrontare queste grandi questioni?
«Sì, siamo un grande Paese con un sistema di soccorso pubblico, di protezione civile, di prevenzione antiterrorismo che può essere considerato un modello per gli altri. Su questo sistema stiamo investendo molte risorse, motivando al meglio tutti gli operatori anche con incentivi alla carriera, incrementi economici, e assumendo nuovo personale. Gli ultimi tre anni, da questo punto di vista, sono andati molto bene. Stiamo affrontando l’emergenza del sisma ormai da più di due mesi. E lo abbiamo fatto con grande impegno, senza trascurare le altre esigenze di servizio. Continueremo così. Per citare qualche numero: il dispositivo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ha raggiunto la sua punta massima dal 24 agosto, abbiamo sul campo 1.313 uomini, dei quali 323 hanno raggiunto proprio in queste ore i luoghi colpiti, e 533 mezzi, di cui 81 inviati ieri. Sono in corso, in tutte le zone interessate, 3.428 verifiche di stabilità degli edifici. Abbiamo anche “in servizio” le nostre unità cinofile, i droni, gli elicotteri: in particolare, sempre nella giornata di ieri, sette elicotteri hanno volato in perlustrazione e oggi quattro si alzeranno nuovamente in volo alle sei e quaranta del mattino per riprendere le ricognizioni».

E poi c’è la sicurezza del territorio, ci sono le case, i beni da tutelare. Molti degli abitanti non vogliono andare via proprio perché hanno paura di perdere tutto.
«Presidiamo il territorio e proteggiamo le case dei nostri concittadini mentre loro sono accolti in luoghi più sicuri. Ieri mattina abbiamo mandato 120 unità tra Polizia e Carabinieri, oltre a quelle già presenti, e altri 200 militari si sono aggiunti ai 220 operativi nelle zone rosse sin dal 24 agosto scorso. Abbiamo messo il massimo impegno anche per cercare di ripristinare il più possibile la viabilità stradale con 125 pattuglie distribuite nelle quattro regioni coinvolte: Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio».

Ministro, l’Italia deve rassegnarsi a vivere come il Giappone?
«Ogni Paese fa storia a sé e l’Italia ha una lunga e drammatica cronologia sismica che ci insegna che l’unico sistema possibile, per resistere alla natura quando decide di sprigionare la propria forza, è costruire edifici realmente antisismici, consolidare quelli esistenti, evitare di violentare il territorio consumando il suolo oltre ogni misura e spesso con costruzioni abusive. In ogni caso, non si può parlare di rassegnazione, ma di consapevolezza e di cultura del rischio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA