Il Viminale lancia l'allarme: l'attentato di Tunisi potrebbe scatenare gesti emulativi in Italia. Soggetti già presenti sul nostro territorio o provenienti dall'estero potrebbero dunque pianificare azioni sulla scia di quanto avvenuto al museo del Bardo.
I rischi sono evidenziati in una circolare inviata a tutti gli apparati di sicurezza dal capo della Polizia Alessandro Pansa, il giorno stesso degli attacchi in Tunisia. E il capo di Stato Maggiore della Marina, l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione: non è possibile escludere «che si organizzi un finto naufragio, o un naufragio vero, dove a bordo del barcone ci sono degli esaltati con cinture esplosive».
La circolare sottolinea che «l'irruzione di persone con armi da fuoco nel museo del Bardo, con vittime e feriti» fa sì che non si possano escludere «azioni improntate all'illegalità anche a carattere emulativo».
Proprio per migliorare l'attività di controllo del territorio e rendere più efficiente il contrasto alla minaccia jihadista, partiranno lunedì dei corsi anti-terrorismo. Tra le tecniche oggetto delle giornate di formazione si fa riferimento proprio a «servizi di vigilanza ad obiettivi sensibili, con particolare riguardo a quelli a rischio terrorismo»; «tecniche di avvicinamento in contesti operativi critici e misure di autoprotezione»; «tecniche di interdizione delle aree a protezione della collettività per la presenza di situazioni di pericolo».
L'altro fronte su cui si lavora al Viminale è quello dell' intelligence e della prevenzione. Antiterrorismo e 007 sono in costante contatto con i colleghi tunisini per ricostruire la dinamica - ancora poco chiara - dell'attentato al Bardo e, soprattutto, per verificare se qualcuno degli attentatori è passato dall'Italia: sono infatti diversi i tunisini espulsi dal Paese per ragioni di sicurezza nazionale. In particolare è stata monitorata la posizione di un tunisino che, pur non avendo fatto parte del commando, potrebbe aver avuto comunque un ruolo nell' attacco.
È considerato un elemento di rilievo ed è stato detenuto in Italia per terrorismo internazionale. Intanto, alla Farnesina, i rappresentati di 26 Paesi e organizzazioni internazionali si sono riuniti per analizzare i flussi di finanziamento dello Stato islamico, condividere le fonti di intelligence e coordinare i loro sforzi per contrastare le attività finanziarie ed economiche dell'organizzazione terroristica. È stato quindi adottato un Piano d'azione con l'obiettivo di drenare le fonti di reddito, la capacità di trasferire fondi e, più in generale, la sostenibilità economica del gruppo terroristico.