Iraq, cade l'elicottero con la deputata degli yazidi. Muore il pilota, lei è ferita. A bordo anche una giornalista del Nyt

Iraq, cade l'elicottero con la deputata degli yazidi. Muore il pilota, lei è ferita. A bordo anche una giornalista del Nyt
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Martedì 12 Agosto 2014, 19:14 - Ultimo aggiornamento: 13 Agosto, 09:25

Con le sue denunce, fatte con le lacrime agli occhi davanti alle telecamere, diventata il volto e la voce della minoranza Yazidi, perseguitata dai miliziani jihadisti dello Stato islamico (Isis). Oggi la deputata irachena Vian Dakhil, appartente alla stessa comunità è rimasta ferita quando l'elicottero dell'esercito su cui viaggiava per portare aiuto ai profughi nella regione di Sinjar è precipitato. A darne notizia è stato il generale Kassim Atta, portavoce del comando delle forze armate, che ha parlato di un incidente dovuto ad «un guasto tecnico».

Il pilota è morto, mentre molti passeggeri sono rimasti feriti: tra questi, oltre alla deputata, vi erano diversi giornalisti, alcuni profughi Yazidi e il figlio di Fadhil Mirany, un dirigente del Partito democratico del Kurdistan (Pdk). I feriti sono stati evacuati verso la regione autonoma del Kurdistan, ma sulle loro condizioni non sono stati forniti particolari. Vian Dakhil è conosciuta ai media internazionali per avere denunciato nei giorni scorsi le violenze subite dalle decine di migliaia di Yazidi costretti a fuggire dalla città di Sinjar, conquistata dallo Stato islamico (Isis).

Tra gli episodi di cui ha parlato, l'uccisione di almeno 500 membri della comunità e il sequestro di altrettante donne, a rischio di essere ridotte a schiave sessuali. Il ministero per i Diritti umani di Baghdad ha confermato l'uccisione dei 500 Yazidi, affermando che, secondo informazioni ricevute dai profughi, sarebbero stati sepolti in fosse comuni intorno a Sinjar, e alcuni di loro, tra cui donne e bambini, quando erano ancora vivi.

La ferocia contro gli Yazidi dello Stato islamico, che nelle ultime settimane ha costretto alla fuga anche centomila cristiani da diverse località del nord dell'Iraq, si spiega con il fatto che considera i seguaci di questa religione pre-islamica come dei miscredenti. Decine di migliaia di profughi si trovano ancora bloccati sulle montagne intorno a Sinjar, a rischio di morte per fame e sete. Almeno ventimila sono invece riusciti a fuggire, in molti casi a piedi, verso il confine con la Siria, da dove sperano di poter tornare nel territorio curdo iracheno.

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