Tragedie in discoteca, Sangiorgi (Mei): «Un giorno di lutto nazionale con la chiusura dei locali»

Tragedie in discoteca, Sangiorgi (Mei): «Un giorno di lutto nazionale con la chiusura dei locali»
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Lunedì 10 Agosto 2015, 20:07
«Un giorno di lutto nazionale della musica e delle discoteche», con la «chiusura simbolica di tutti i locali» per commemorare il 16enne Lamberto Lucaccioni morto il 19 luglio al Cocoricò di Riccione dopo aver assunto ecstasy, e il 19enne Lorenzo Toma, deceduto nella notte tra sabato e domenica al Guendalina di Santa Cesarea Terme (Lecce) in circostanze ancora da chiarire. È la proposta del coordinatore del Meeting etichette indipendenti (Mei), Giordano Sangiorgi, al Sindacato italiano locali da ballo (Silb). «Di fronte a tali spazi - spiega il Mei in una nota - si potranno organizzare incontri e dibattiti con un momento di riflessione, uno stop per un rilancio di una primavera nuova di musica pulita, lontana anni luce dal mondo dello spaccio e dal business illegale che spesso gravita intorno al settore». «Non si può più nascondere la testa sotto la sabbia - sottolinea Sangiorgi - e fare come ha fatto il calcio, oggi in mano solo a violenza, business e corruzione, che ha pervicacemente negato la violenza negli stadi e la corruzione tra i dirigenti. Non si può restare indifferenti di fronte alla morte di giovani innocenti». Per l'organizzatore del Mei, non basta «la chiusura degli spazi che rischiano di essere conniventi con modelli illegali di vita»; servono anche «politiche di prevenzione - conclude - oggi sempre meno indicate ai giovani all'interno del mondo delle scuola e dei loro spazi aggregativi».



IL MEDICO

«La morte del giovane 19enne del Salento dimostra, se mai ce ne fosse stato il bisogno, che l'uso di droghe non è un problema di qualche discoteca, ma forse il maggiore problema della nostra gioventù». Ne è convinto l'esperto di medicina internazionale Walter Pasini, direttore Centro Travel Medicine and Global Health, che rileva nei ragazzi italiani «una preoccupante sottovalutazione degli effetti psicotropi e cardiovascolari delle droghe. Quelli che ne fanno uso non si sentono tossicodipendenti e non chiedono aiuto alle strutture di competenza», afferma l'esperto che parla di «assuefazione culturale al consumo di droghe». Un fattore che «favorisce la capillare diffusione del fenomeno e la facilità con cui i giovani possono reperirla», e che potrebbe essere combattuto anche in discoteca. «Se è vero che i giovani non conoscono appieno gli effetti e le conseguenze dell'uso delle droghe sintetiche - osserva Pasini - è altrettanto vero che esistono possibilità di supplire a questa carenza attraverso l'informazione dalle famiglie, dalla scuola e da campagne di educazione sanitaria che devono necessariamente coinvolgere anche le discoteche».



IL SILB

Una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale, nelle scuole e nelle discoteche, «con il coinvolgimento dei ministeri delle Politiche Giovanili, dell'Istruzione, della Salute e dell'Interno». È una delle iniziative lanciate dal Silb, Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo, dopo le vicende del Cocoricò e del Salento, dove ieri un ragazzo di 19 anni, Lorenzo Toma, è morto dopo un malore in discoteca. Alla campagna di sensibilizzazione dovrebbe partecipare anche Giorgia Benusiglio, che nel 1999, a 17 anni, ha rischiato la vita per una pasticca di ecstasy e ha dovuto subire un trapianto di fegato. Dell'iniziativa i gestori dei locali hanno parlato nel corso di una riunione che si è tenuta oggi a Bologna. «Abbiamo fatto una riunione di giunta della presidenza del Silb - spiega all'Adnkronos il presidente, Maurizio Pasca - per discutere degli avvenimenti che sono successi di recente. Noi non ci sentiamo assolutamente responsabili dei fatti accaduti e respingiamo l'attacco generalizzato che ci viene rivolto».



Diverse le proposte che sono state messe sul tavolo: dal Daspo per chi fa uso di sostanze stupefacenti ai cani antidroga davanti ai locali, dalla richiesta di un tavolo permanente con le istituzioni a una maggiore collaborazione con le forze dell'ordine, punto quest'ultimo, chiede il Silb, che deve essere accompagnato da una «rimodulazione dell'articolo 100, un vero boomerang nei confronti delle discoteche, che se denunciano episodi di criminalità nei propri locali rischiano la chiusura». «Il mondo dell'intrattenimento notturno in Italia è variegato - ricorda Pasca - Ci sono locali da ballo, night club, discoteche, ognuno con la sua peculiarità». Sono «i locali di tendenza quelli sui quali bisogna concentrare la massima attenzione, perché maggiormente frequentati da giovani e giovanissimi, che stanno vivendo un disagio e spesso non hanno punti di riferimento, dalla famiglia alla scuola alle istituzioni».



«Trovo assurdo scaricare tutte le responsabilità sul ruolo della discoteca: noi vendiamo divertimento sano e gestiamo contenitori che sotto l'aspetto della sicurezza sono ai massimi livelli - aggiunge - Purtroppo accade che qualcuno assuma sostanze stupefacenti ma questo può avvenire in qualsiasi ambito». Pasca, che si dice «assolutamente d'accordo» sull'ipotesi del Daspo per le discoteche, spiega che «un'altra iniziativa che vogliamo lanciare è una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale, che vorremmo concordare con le istituzioni, in particolare i ministeri delle Politiche giovanili, Istruzione, Salute, Interno». «Questa mattina ho parlato di questa iniziativa anche a Giorgia Benusiglio - prosegue Pasca - e mi ha dato la sua disponibilità a darci il suo contributo».



Il Silb chiede però «che se all'interno dei nostri locali qualcuno commette atti criminosi vorremo ci fosse data la possibilità di segnalarlo senza poi essere soggetti all'applicazione dell'articolo 100, con il rischio della chiusura del locale». Bene dunque, secondo Pasca, «questa sorta di bonus malus che sarebbe allo studio del Viminale». Un'altra richiesta che arriva dal Silb è quella di «concentrarsi sui locali di tendenza dove c'è pubblico prevalentemente giovanile, dove auspichiamo la presenza delle forze dell'ordine fuori dai locali con cani antidroga per scoraggiare i pusher. È inutile concentrarsi con controlli sui locali frequentati prevalentemente da persone adulte».



«Chiediamo inoltre l'istituzione di un tavolo di lavoro permanente, con i ministeri competenti», aggiunge.
E infine di cambiare la terminologia riferita a sostanze come l'ecstasy o l'Mdma, di fatto 'trasformandolè da droghe in veleni. «Se chi lo cede non è perseguibile perché viene trovato in possesso di modiche quantità, allora chiediamo che si parli di queste sostanze come di veleno e che queste persone vengano perseguite dalla legge perché avvelenano qualcuno: per noi è veleno che viene ceduto a ragazzini sotto forma di ecstasy e Mdma».
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