Lucia, sfregiata con l'acido, 20 anni al suo ex: «Festeggio, ma a casa non ci torno»

Lucia, sfregiata con l'acido, 20 anni al suo ex: «Festeggio, ma a casa non ci torno»
di Nino Cirillo
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Lunedì 31 Marzo 2014, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 08:41
Non vedo l’ora di rivederlo.... Le sue amiche erano tutte l, Chiara, Marta e le altre, quelle che non l’hanno mai abbandonata, con tanto di mariti e fidanzati, e invece lei, Lucia, che si lasciava scappare un sospirone.



Mica per un nuovo moroso, quello no, ma per Edoardo Caleffi, chirurgo plastico, nato sessantuno anni fa in Uruguay, a Montevideo, laureato in medicina a Parma e oggi direttore del centro ustionati di quell’ospedale. Perché probabilmente è solo grazie a Caleffi, alle sue cure, al coraggio che le ha insegnato, che Lucia Annibali stasera è qui, a casa di Marta, nell’appartamentino del centro di Pesaro che hanno scelto per stare insieme dopo la sentenza.



Una festa no, perche è chiaro che non c’è nulla da festeggiare, ma stare insieme sì, perché a Luca Varani che credeva di poter schiacciare il mondo dal volante di una Porsche, stasera hanno dato vent’anni di carcere, e a un lungo carcere hanno spedito i due albanesi che lui mandò in via Rossi con il vetriolo. Lucia ci pensa e ci ripensa. Con la sentenza l’appartamento è stato dissequestrato, potrebbe tornarci se solo volesse. «Ma io voglio venderlo, non ci tornerò mai».



INSIEME

Le sono intorno, nel sabato sera che tanto aspettava, una ventina di persone. Si sente talmente a casa sua - perché da Marta ci ha sempre dormito, anche quando doveva sfuggire ai pedinamenti di Varani - da rimanere in tuta e a piedi scalzi, «come una ragazzina». Ci sono non solo le amiche, a dire la verità, ma anche il suo avvocato, il penalista pesarese Francesco Coli, e qualcuno fra gli uomini che hanno indagato in quest’inchiesta, partecipi anche loro, in qualche modo, dello strazio e della rinascita di Lucia Annibali. E orgogliosi per come è andata a finire «perché quando lo andammo a prendere, quella notte, stavamo mettendo le manette all’erede di una delle famiglie più importanti della città». Lucia saltella da un posto all’altra. Ha da assaggiare pizze, fritti e piadine, e soprattutto l’enorme torta al cioccolato che Chiara ha preparato tutta per lei. L’aula di Tribunale è lontana, sta riprendendo davvero «le redini della mia vita» . E quanto a Caleffi, al chirurgo di Parma, lo rivedrà già domani perché al Circolo della stampa di Pesaro hanno organizzato una cerimonia. Lucia ci pensa un po’ e scrolla le spalle: «Dovrebbero premiare lui e non me». Non c’è traccia stasera, invece, del giovane ricercatore universitario che negli ultimi tempi hanno notato al suo fianco. Ma il modo di chiarirsi le idee non mancherà a una che vuole «una vita che mi corrisponda appieno».



Tutti a casa prima di mezzanotte, perché la stanchezza cala all’improvviso. E Lucia più che stanca è esausta, per le lunghe giornate in Tribunale, per il terribile passato che ha dovuto rivivere, per le emozioni di un’udienza finale che nulla le ha risparmiato. L’appuntamento, per tutti, è per il pranzo dell’indomani, nel bellissimo giardino degli zii, in quella che sarà una fantastica giornata di primavera. Il futuro di Lucia va veloce. Non solo domani rivedrà il suo chirurgo, l’uomo che le ha insegnato a vivere «anche se non si è perfetti», ma dovrà far sapere al mondo se davvero si candida per le elezioni europee con il Pd, come da giorni si va dicendo, o se invece - come s’e saputo solo ieri - sta per accettare un incarico del Governo. Comunque vada, si volta pagina.
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