Crotone, fallimenti "teleguidati", 14 arresti tra imprenditori, faccendieri, prestanome e professionisti

Crotone, fallimenti "teleguidati", 14 arresti tra imprenditori, faccendieri, prestanome e professionisti
di Mario Meliadò
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 11:00
Tra il 2015 e il 2016, dopo una serie di Sos (Segnalazioni di operazioni sospette), sono stati necessari due intensi anni di pedinamenti, intercettazioni, riscontri documentali; ma adesso l’operazione “Ginetto” della Guardia di finanza di Crotone ha portato alla cattura di 14 persone, smascherando un meccanismo truffaldino volto a “pilotare” i fallimenti di numerose aziende decotte in ogni angolo del Paese.
 
Secondo la ricostruzione del pm crotonese Gaetano Bono, accolta del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale Michele Ciociola, un folto gruppo d’imprenditori, faccendieri e professionisti operativo tra Calabria, Lombardia, Piemonte e Liguria era volto a “teleguidare” sistematicamente il destino d’aziende in crisi.


Il “regista” di questo gruppo criminale era Alberto Storari, novarese che per diversi anni aveva vissuto e allestito diverse realtà imprenditive a Cirò Marina, sempre nel Marchesato. Giuseppe Chiodo, il suo “braccio destro”, selezionava per lui diverse “teste di legno” che s’immolavano fronteggiando di volta in volta gli inevitabili fallimenti delle varie aziende in difficoltà economiche dietro l’erogazione di poche centinaia di euro: e il “campanello d’allarme” da cui le indagini hanno preso le mosse sta proprio nei numerosi fallimenti sanciti in Tribunale con protagoniste sempre Francesco Corigliano, Luigi Pantisano e Antonio De Angelis, «interpositori» finiti dietro le sbarre con Chiodo e Storari.

Il giochino era facile-facile: l’imprenditore vero salvava se stesso, i propri beni e la propria attività, mentre a finire nel ciclone era il nullatenente di turno.
 
Il business invece era milionario e ha coinvolto almeno 34 società dal 2009 a oggi – dal Varesotto alla Lucchesia –, con un profitto che supera il milione e mezzo di euro, mentre si aggira sui 140 milioni l’importo delle sole iscrizioni a ruolo per debiti tributari, cui vanno poi sommati le esposizioni bancarie e i debiti verso i fornitori. Un risultato rispetto al quale è stato determinante l’apporto del commercialista genovese Antonio Castello e dell’avvocato torinese Ivana Massolo, a loro volta in manette.  
Fra i tanti imprenditori che si sono avvalsi di simili “servizi” illeciti, sei sono stati arrestati e posti ai domiciliari mentre altri 14 risultano indagati a piede libero.  
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