Ucraina, Draghi vede Al Thani: sul tavolo anche il gas. E domani vola a Parigi

L'obiettivo di fermare l'escalation congelando l'ingresso di Kiev nella Nato

Ucraina, Draghi vede Al Thani: sul tavolo anche il gas. E domani vola a Parigi
di Alberto Gentili
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Martedì 15 Febbraio 2022, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 08:38

L'emergenza energetica che stringe alla gola imprese e famiglie è diventata l'assillo di Mario Draghi. Tant'è, che entro la settimana il governo varerà l'atteso provvedimento taglia-bollette e il premier sta lavorando su più fronti internazionali. Il primo: scongiurare la guerra in Ucraina e quindi le «sanzioni severe» che verrebbero adottare contro la Russia. Con conseguente inasprimento della crisi del gas, il cui prezzo già vola sui mercati.

Ucraina, Draghi vede Al Thani

 

Il secondo: trovare nuove «collaborazioni energetiche», da qui l'incontro di ieri a palazzo Chigi tra Draghi e il vice primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, sceicco Mohammed Al Thani.

Il terzo fronte: potenziare e consolidare l'asse con il presidente francese Emmanuel Macron che Draghi vedrà domani sera a cena all'Eliseo e giovedì a un «probabile» Consiglio europeo straordinario dedicato alla crisi ucraina.

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Draghi e Macron, in questa fase presidente di turno dell'Unione europea, lavorano d'intesa con i vertici Ue. Non a caso l'incontro del premier italiano con Al Thani era stato preceduto da contatti della presidente della Commissione Ursula von der Leyen con i vertici del Qatar. Uno scambio, quello di ieri con Al Thani, concentrato «sull'eccellente partenariato bilaterale nella prospettiva di un suo ulteriore rafforzamento» e «sulla collaborazione energetica» con Doha da cui arriva oltre il 10% gas naturale per l'Italia.
Ma il piano di emergenza da solo non basta a risolvere il problema delle forniture. Non è un segreto che l'Ue abbia bisogno del gas dalla Russia. E l'Italia è nel gruppo di Paesi - insieme a Germania, Austria, Ungheria e Francia - che più volte hanno rimarcato gli eventuali effetti collaterali, delle sanzioni a Mosca. Così, alla vigilia del vertice di giovedì con l'Unione africana, la vicepresidente Ue Margrethe Vestager e il vicepresidente nigeriano Yemi Osinbajo si sono visti ad Abuja per riconoscere «l'importanza delle relazioni energetiche» tra le due parti ed «esplorare tutte le opzioni per una maggiore fornitura di gas naturale liquefatto» direttamente verso l'Europa. L'intento è diversificare il più possibile le fonti di approvvigionamento Ue e limitare l'incertezza legata alla possibile chiusura dei rubinetti russi se ci sarà un attacco a Kiev.

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IL FRONTE UCRAINO
Attacco che Draghi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio vogliono assolutamente scongiurare. «Si lavora a una soluzione diplomatica, la guerra si può ancora evitare», fanno sapere a palazzo Chigi e alla Farnesina. A far sperare Di Maio - che oggi volerà a Kiev per incontrare il suo omologo Dmytro Kuleba e giovedì dovrebbe fare rotta su Mosca per un colloquio con il responsabile della diplomazia russa Sergej Lavrov - sono i timidi segnali di distensione lanciati dalla Russia. E, soprattutto, il tam tam per un congelamento dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Un'adesione che per Vladimir Putin rappresenta una «minaccia» e un «atto di guerra».
Di Maio, alla sua prima missione ad Est da quando è esplosa la crisi ucraina, fa sapere di «lavorare a una soluzione diplomatica per fermare l'escalation e scongiurare il conflitto». In più, dalla Farnesina, filtra la convinzione che «al netto degli allarmismi, a oggi la situazione non è drammatica: la guerra non sarà a breve e probabilmente si potrà evitare».
La chiave per una soluzione pacifica dello scontro con la Russia, a giudizio del governo italiano è appunto lo stop all'ingresso di Kiev nell'Alleanza atlantica. Non sono passati inosservati alla Farnesina, come a palazzo Chigi, i segnali arrivati da diverse capitali in questa direzione. Di buon mattino il cancelliere tedesco Olaf Scholz, proprio ieri in visita a Kiev e oggi a Mosca, ha fatto filtrare l'intenzione di proporre una moratoria di 10 anni per l'adesione dell'Ucraina all'Alleanza atlantica. Salvo poi smentire. Ma, dopo il colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che si era detto «fermamente contrario» a rinviare l'ingresso nella Nato («è condizione essenziale per la nostra sicurezza»), Scholz ha addirittura archiviato la questione: «L'adesione dell'Ucraina all'Alleanza non è in agenda».

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Parole che hanno fatto dire a diverse fonti diplomatiche italiane che «si sta lavorando a una soluzione», che «permetterebbe a tutti di avere la giusta risposta. Il no di Kiev? Se rinviare l'adesione alla Nato permetterà di evitare la guerra, il sacrificio sarà ben compensato...».

 


In ogni caso, se la strada verso la de-escalation dovesse essere interrotta, domani dalla riunione dei ministri della Difesa della Nato arriverà all'Italia la richiesta di schierare 200-250 soldati in Ungheria o Bulgaria o Slovacchia, per contribuire al rafforzamento del confine sud-orientale. Il responsabile della Difesa, Lorenzo Guerini, ha già offerto la propria disponibilità di massima. Ma dovrà esserci il sì del Parlamento. I reparti italiani che entreranno a far parte dei battle group Nato saranno formati da bersaglieri o alpini, dotati dei blindati pesanti Centauro. E avranno la consegna di non partecipare ad azioni di guerra. La linea italiana infatti resta la stessa: «In caso di conflitto sanzioni severe, ma non impegno diretto nell'eventuale guerra».
 

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