Claudio Mancini, deputato Pd: «Patto bipartisan sul Recovery Roma prima della corsa per il Campidoglio»

Claudio Mancini, deputato Pd: «Patto bipartisan sul Recovery Roma prima della corsa per il Campidoglio»
di Andrea Bassi
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Domenica 6 Dicembre 2020, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 01:02

«Roma non può perdere il treno del Recovery fund, bisogna fare presto, muoversi subito, non si può aspettare che sia prima eletto il prossimo sindaco, altrimenti la Capitale rischia di essere tagliata fuori. Serve un patto tra le forze politiche». Chi parla è Claudio Mancini, deputato Pd, membro della Commissione bilancio della Camera, già assessore allo Sviluppo della Regione Lazio, esponente di primo piano del Pd romano.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva promesso un grande piano per Roma con i fondi europei, ma se ne sono perse le tracce?
«Vede, la logica del Recovery non è territoriale ma per cluster, per progetti tematici».
Quindi?
«Quindi quello che è importante sono le proposte che Roma riesce a produrre per agganciarsi ai filoni di investimento».
Per ora agli atti c'è una proposta omnibus del Campidoglio da 25 miliardi in cui dentro c'è di tutto. Persino troppo, visto che molti progetti non rientrano nei parametri?
«Roma, come ho detto, deve inserirsi nei filoni individuati dal governo. Un capitolo importante, per esempio, sarà la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. È evidente che si tratta di una misura che vale per tutta Italia, ma è altrettanto vero che la Capitale che è la sede dei ministeri e potrà essere la maggiore beneficiaria».
La Pa è l'unico filone?
«No, le possibilità sono molte. Se Roma si dà l'obiettivo di depurare le acque di Aniene e Tevere fino ad Ostia, quello di dare un posto al nido ad ogni bambino romano e di cambiare l'intero parco autobus, si concentra sui tre cluster relativi. Per il trasporto pubblico locale per esempio ci saranno tra 2,5 e 3 miliardi da quel che si intuisce. Lo stesso vale per un altro progetto che sarà finanziato dal Recovery, la digitalizzazione degli archivi storici, la gran parte sono a Roma. Ma il punto è anche un altro».
Quale?
«Nel 2025 ci sarà il Giubileo. Sarà sicuramente un'occasione per la Chiesa Cattolica di lanciare un messaggio universale dopo la pandemia. Ma sarà anche un'occasione irripetibile per rilanciare l'immagine nel mondo di Roma. Per questo nella legge di Bilancio ci sarà una norma apposita».
Per ora la norma crea un tavolo istituzionale tra Palazzo Chigi, Comune, Regione e Chiesa, ma non stanzia nemmeno un euro, a differenza del miliardo assegnato a Milano per le opere legate alle Olimpiadi?
«Il tavolo è solo un inizio. Dovrà portarsi dietro risorse per gli eventi e anche per investimenti infrastrutturali. Attorno all'evento del Giubileo dobbiamo costruire il rilancio della città mettendo assieme strumenti diversi, quello che io chiamo un Recovery Roma».
Recovery Roma?
«Sì, non ci sono solo i fondi europei. Ci sono gli investimenti delle aziende di Stato sulla città: Cinecittà, la Città dello sport, il piano di utilizzo delle aree pubbliche di via Guido Reni e l'area sportiva del Flaminio, un progetto che stanno predisponendo Cdp e Credito sportivo; il piano industriale di rilancio dell'Ente Eur che sarà sostenuto da un intervento pubblico. E poi c'è il piano dei trasporti e delle infrastrutture con i commissariamenti per accelerare le opere e che include la Metro C, la Roma Pescara, la Cisterna-Valmontone, la Orte-Civitavecchia e la Salaria. Senza dimenticare i progetti di infrastrutture che andranno messi in campo per il Giubileo, come il rifinanziamento del tram San Pietro-Piazza Venezia. Infine, tema su cui potranno essere investite anche le risorse del Recovery, c'è la questione che sarà nel piano industriale di Alitalia, dell'Alta velocità di collegamento Fiumicino. Tutti questi progetti vanno coordinati e sostenuti».
A chi dovrebbe spettare questo coordinamento?
«Il tavolo istituzionale previsto dalla manovra deve servire a questo scopo. Intanto è importante che ci sia un sostegno unanime del Parlamento, magari anche prevedendo un ruolo delle Commissioni. Ma soprattutto serve un patto tra tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, affinché tutte queste questioni vengano definite prima delle elezioni comunali».
Un patto del genere non rischia di essere utopistico in una campagna elettorale che si preannuncia senza esclusione di colpi?
«Ovviamente nella campagna elettorale ognuno ci metterà le sue opinioni. La proposta che facciamo è di usare il Giubileo per creare una nuova cabina di regia tra lo Stato e la Capitale. Anche perché Giubileo e Recovery hanno lo stesso orizzonte temporale, collegarli darebbe la garanzia che i soldi saranno usati bene e nei tempi dettati dall'Europa. Per questo guardiamo con favore all'emendamento della legge di Bilancio per costruire un accordo bipartisan che consenta a Roma di muoversi subito e non perdere l'occasione unica del Recovery e del Giubileo del 2025».
 

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