Migranti, Meloni striglia Scholz: «Stupita dai fondi alle Ong». Tajani: sintonia con Parigi

Lettera di Meloni al cancelliere tedesco «Confronto al prossimo vertice europeo»

Meloni a Scholz: «Stupita dai fondi alle Ong, non sapevamo nulla. Si rischia incremento di partenze e tragedie»
di Andrea Bulleri e Francesca Pierantozzi
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Lunedì 25 Settembre 2023, 15:11 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 10:04

«Stupore» per la decisione della Germania di finanziare le Ong. Nel giorno in cui Antonio Tajani vola a Parigi per cementare un asse con la Francia sull’emergenza migranti, tra Roma e Berlino scoppia la polemica. E se Matteo Salvini parla di un «atto ostile» da parte della Germania, Giorgia Meloni prende carta e penna e scrive al cancelliere tedesco Olaf Scholz una lettera che sa di reprimenda. Obiettivo: ribadire tutte le perplessità di Roma sul piano di sostenere le onlus attive nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. La cui presenza, scrive la premier, «ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze».

La lettera di Meloni a Scholz

A innescare il botta e risposta, per la verità, è la replica piccata che arriva Berlino alle parole del ministro della Difesa Guido Crosetto.

Che a sua volta aveva bollato come «molto grave» la decisione tedesca – non concordata con l’Italia – di elargire contributi sostanziosi alle Ong: da 400 a 800mila euro «per ciascun progetto» per un totale di 2 milioni, nelle intenzioni del governo tedesco. Il quale a sua volta «una sorpresa» le critiche di Crosetto. 
 

Un crescendo in cui a un certo punto si inserisce Palazzo Chigi. Che rende nota la lettera inviata da Meloni al suo omologo Scholz il 23 settembre, all’indomani dell’annuncio del progetto di sostegno alle Ong. «Caro Olaf – scrive la premier – Ho appreso con stupore che il tuo governo, in modo non coordinato con il governo italiano, avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mediterraneo. Entrambe le possibilità suscitano interrogativi». 
 

 

A cominciare, ribadisce la premier, dal capitolo dell’assistenza a chi è già sbarcato: «È lecito domandarsi – si legge – se essa non meriti di essere facilitata in particolare sul territorio tedesco piuttosto che in Italia». In altre parole: meglio che ognuno si occupi dell’accoglienza a casa propria. Non solo: il suggerimento che arriva da Roma è che «gli sforzi, anche finanziari» di tutti i partner europei siano finalizzati a costruire «soluzioni strutturali», a cominciare da «un’iniziativa Ue con i Paesi di transito della sponda sud del Mediterraneo». Tanto più che «è ampiamente noto – scrive Meloni – che la presenza delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze»: non solo un «ulteriore aggravio per l’Italia» dunque, ma anche un «rischio di nuove tragedie in mare». Ecco perché, si conclude la missiva, «mi auguro che gli esatti contorni di queste iniziative potranno essere meglio chiariti», anche «di persona», al vertice europeo di Granada il 5 e 6 ottobre. 


Diverso nel tono, non nel contenuto, l’altolà di Matteo Salvini. «È una vergogna, un oltraggio e un atto ostile che Paesi stranieri finanzino associazioni private straniere per portare immigrati clandestini in Italia», affonda il vicepremier: «È come se l’Italia finanziasse delle associazioni all’estero per agevolare irregolarità». E poi: «La Germania accolga chi scappa veramente dalla guerra, invece di finanziare associazioni private che violano le normative e i confini italiani». Una posizione, quella di Roma, che toccherà al capo della Farnesina Antonio Tajani ribadire in prima battuta alla sua omologa tedesca Annalena Baerbock: «Le chiederò spiegazioni», annuncia il vicepremier da Parigi. Poi la stoccata: «Forse era giusto sostenere le Ong che portano i migranti in Germania, non in Italia». 
 

LA TELA DEL VICEPREMIER


Nella capitale francese, dove Tajani vede la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna, va in onda l’amicizia franco-italiana. La visita annullata last minute a maggio da Tajani causa «parole inaccettabili» del ministro dell’interno Darmanin (aveva definito Giorgia Meloni «incapace di risolvere la questione migratoria») si è trasformata in un’ode alla cooperazione tra Roma e Parigi. Nel menù delle discussioni (a porte chiuse): Caucaso, Sahel, Niger, relazioni industriali, la Tav, ma soprattutto la questione migranti. Tajani ha ribadito la necessità di una «soluzione europea» e l’apprezzamento per le parole di Macron: «Cooperazione» per lavorare con «i paesi di origine e di transito». Colonna ha ribadito il concetto: «La Francia è solidale con l’Italia, occorre una cooperazione europea rafforzata» ma «bisogna distinguere tra chi ha diritto d’asilo e chi non lo ha». Su Ventimiglia (dove i respingimenti sistematici dei migranti da parte della polizia francese sono stati condannati dalla corte di giustizia Ue) Tajani si è limitato a precisare che l’argomento era sul tavolo delle discussioni in tete a tete e «in amicizia» e che non tutto «deve essere reso pubblico». 


Intanto però a sbattere la porta di fronte a un piano europeo sui migranti ci pensa da Budapest Vikor Orban: «Finora l’Ungheria ha impedito 128mila attraversamenti illegali delle sue frontiere. Il Patto sulla migrazione di Bruxelles – attacca il premier ungherese – è fallito». 

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