Il sondaggista Renato Mannheimer interviene commentando l'ambizione di Matteo Renzi ad un terzo polo di centro, liberale e riformista per fermare Giorgia Meloni. Secondo Mannheimer, «bisogna distinguere il giudizio politico da quello tattico. Quante vale Italia Viva? Difficile fare una previsione. Il fattore Renzi è un'incognita. Potrebbe arrivare al 6%, ma è pura invenzione. Non si sa. Dipende dalla campagna elettorale: se molto tesa porterà ad una maggiore polarizzazione degli elettori; se sarà più concentrata sui contenuti, come io auspico, Iv avrà più possibilità. Renzi lo sa ed infatti lo dice».
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— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) August 6, 2022
Dove può arrivare Renzi
Renato Mannheimer dice all'Adnkronos che, sebbene Italia Viva abbia «un mercato potenziale elevato che guarda al terzo polo, che politicamente sarebbe bello avere e che è equivalente ad almeno il 10%, è penalizzata dalla legge elettorale vigente. I conoscitori del sistema in vigore potrebbero infatti tatticamente non votarla per via del così detto "voto utile": per vincere in Italia bisogna conquistare anche i collegi uninominali che rappresentano il 30% e Italia Viva non ha nessuna possibilità a riguardo. Si vota infatti - ricorda il sondaggista - con una scheda che vale sia per il proporzionale che per il maggioritario e che non prevede il voto disgiunto. Un voto a Renzi significa dunque non influire nel maggioritario. Anche se politicamente Renzi ha ragione - prosegue - da un punto di vista tattico fa bene Letta a prendere più voti che può attraverso un'alleanza alquanto variegata. In certi collegi - rimarca - si tratterà di superare anche di un solo voto l'avversario. La scelta di Renzi è coraggiosa, ma anche molto costretta dai fatti: pare che Letta non lo abbia voluto e che lui sia molto isolato. Adesso vediamo chi Renzi metterà in lista e come andrà la campagna elettorale, nel senso di quanto tenderà alla polarizzazione. Una cosa e certa - conclude il sondaggista - se Renzi e Calenda si fossero uniti avrebbero fatto il botto, ma il centro in Italia è molto condizionato dai motivi caratteriali. E condizionato dalla voglia di vincere le elezioni e per farlo bisogna entrare in coalizioni».
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