Giustizia, riforma garantista, il Colle alle toghe: «Sobrietà»

Il governo vara la legge Nordio: «Sarebbe piaciuta a Berlusconi». Il ministro: «È un primo passo, nessun bavaglio alla stampa»

Giustizia, riforma garantista, il Colle alle toghe: «Sobrietà»
di Andrea Bulleri
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Giovedì 15 Giugno 2023, 23:27 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 12:38

Il primo Consiglio dei ministri dopo la morte di Silvio Berlusconi si apre nel nome – e con un ricordo – del Cavaliere. Poche parole da parte di Giorgia Meloni e Antonio Tajani, per ricordare «la sua visione politica», «i risultati dei suoi governi» e «il suo ruolo di fondatore del centrodestra». Ed è proprio a Berlusconi che il governo dedica la riforma della Giustizia appena licenziata dal Cdm. Una riforma «frutto del lavoro di sei mesi», spiega in conferenza stampa il Guardasigilli Carlo Nordio, «che la sorte ha voluto coincidesse con un evento luttuoso». Ma del resto «se Silvio fosse stato qui – osserva il vicepremier Tajani non senza una punta di commozione – sarebbe stato soddisfatto: ha sempre combattuto per una giustizia giusta». 


Eccolo, l’obiettivo dichiarato del ddl che ora passerà al vaglio del Parlamento. Otto articoli in tutto per «portare a compimento l’idea liberale e garantista» da sempre rivendicata dal centrodestra. E il caso vuole che il testo venga annunciato nello stesso giorno in cui Sergio Mattarella torna a rivolgere un appello ai magistrati, invitando i giovani giudici in formazione alla «sobrietà delle condotte individuali» e al rifuggire da «tesi precostituite». 
NO AI BAVAGLI
Per quanto riguarda il provvedimento, sono tanti i piatti forti sul menù, molti dei quali veri e propri cavalli di battaglia del fu leader azzurro. «Spiace che Berlusconi non sia qui a vedere il provvedimento – si rammarica Nordio – Ne sarebbe stato orgoglioso». Dall’addio al reato di abuso d’ufficio – per non esporre i sindaci alla cosiddetta «paura della firma» – alla «rimodulazione» del traffico di influenze illecite. Fino all’annunciata stretta sulla diffusione delle intercettazioni, non più rinviabile visti i livelli di «quasi imbarbarimento» raggiunti su questo fronte, denuncia il ministro. Nessun «bavaglio alla stampa», ci tiene a mettere in chiaro: semmai, per il Guardasigilli, si tratta di ribadire «il diritto all’onore e alla riservatezza del cittadino».
È una prima tappa, per Nordio, che non nasconde di avere in mente altri obiettivi, ancor più ambiziosi: separazione delle carriere e riforma del codice penale, per cominciare. Ma per quello ci vorrà tempo, l’orizzonte è per «la prima metà della legislatura». Oggi si interviene per porre rimedio a quelle che a via Arenula vengono considerate vere e proprie storture. 
Come l’abuso d’ufficio, la cui cancellazione – assicura Nordio – non causerà alcun vuoto: «Il nostro arsenale per combattere gli amministratori infedeli è il più agguerrito d’Europa». Il riferimento del ministro è alle critiche mosse dall’associazione nazionale magistrati. Magistrati che in mattinata era stato lo stesso Nordio a redarguire, lamentando un’invasione di campo da parte degli ex colleghi: è «inammissibile – scandisce Nordio – che la politica ceda alle pressioni della magistratura sulla formazione delle leggi: il magistrato non può criticarle, come il politico non può farlo con le sentenze. Questa è la democrazia». Poi l’appello alle opposizioni: «Mi auguro che in Parlamento si argomenti con le ragioni del cervello, non della pancia». Un invito rivolto soprattutto a dem e Cinquestelle, già sulle barricate contro il ddl, mentre il Terzo polo si è schierato compatto a favore. 
LIMITI AI PM
Tra gli altri punti toccati dalla riforma, spiccano i limiti alla possibilità del pm di presentare appello contro le sentenze di assoluzione («abbiamo tenuto conto dei paletti imposti dalla Consulta», rassicura Nordio). E poi la revisione dell’avviso di garanzia e della disciplina sulla custodia cautelare in carcere, per dare «più garanzie all’imputato». 
Nel Cdm, che dura in tutto poco più di un’ora, vengono approvati anche diversi altri provvedimenti. Da una riforma della giustizia sportiva al via libera a una serie di direttive e regolamenti europei (con l’obiettivo, spiega il ministro Raffaele Fitto, di tagliare le procedure d’infrazione a cui l’Italia è sottoposta). E poi un’infornata di assunzioni nella Pa, per rimpinguare gli uffici pubblici in carenza d’organico con un occhio alla messa a terra del Pnrr.
Ma è sulla giustizia che il confronto si annuncia rovente. Sia in Parlamento che coi magistrati. 
A loro, ieri, si è rivolto il Capo dello Stato. Che se da un lato ha sottolineato la necessità di «autonomia e indipendenza» della magistratura «da ogni altro potere» – quasi a voler indicare la strada maestra all’esecutivo –, dall’altro ha ricordato il dovere, da parte del potere giudiziario, di mantenere «una costante e rigorosa attenzione ai comportamenti dei suoi singoli componenti», nonché di evitare ogni «individualismo giudiziario» e «tesi precostituite». E soprattutto di mantenere una «assoluta sobrietà personale» al fine di evitare «il rischio di apparire condizionabili o di parte». Un’indicazione al governo e un messaggio – forte e chiaro – alla magistratura. 
 

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