​Governo Draghi, Salvini: «La Meloni non deve isolarsi, ora serve responsabilità»

Governo, Salvini: «La Meloni non deve isolarsi, ora serve responsabilità»
di Mario Ajello
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Sabato 6 Febbraio 2021, 22:17 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 15:39

Senatore Salvini, il dado è tratto. Sì al governo Draghi?
«Per serietà, prima di dire Sì o No vogliamo capire e condividere un’idea di Italia. Col professore abbiamo parlato di vita reale, di taglio di tasse e burocrazia, di apertura di cantieri fermi e di un piano vaccinale serio, di sicurezza e di soldi europei da spendere bene. Sono soldi che dovranno essere usati entro il 2026 e restituiti entro il 2056, siamo il primo partito italiano e vogliamo che il futuro dei nostri figli venga messo in sicurezza».

Era il tecnocrate e l’anti-populista ed è diventato il salvatore della patria o comunque l’ultima spiaggia?
«Guardi che Draghi non è Monti.

Credo che il presidente incaricato abbia chiaro che l’Italia dei prossimi mesi dovrà ricominciare a correre con meno tasse, aiuti concreti a famiglie e imprese, grandi opere. Esattamente il contrario delle ricette di Monti, che aumentò le tasse, colpì lavoratori e pensionati, bloccò le opere pubbliche. Oggi serve l’esatto contrario».

Lei pensa a un governo Draghi di legislatura oppure a Draghi fino al 2022, poi lui al Colle ed elezioni politiche anticipate?
«Discorsi prematuri. Prima vediamo se e come parte il governo. Vogliamo riempire di cose buone il tempo che separa gli italiani dal voto. E Draghi ha un’idea dell’Italia che, per diversi aspetti, coincide con la nostra».

M5S non vi vuole e il Pd non è contento di avervi. Un problema?
«A differenza della sinistra noi non mettiamo veti, preferiamo ragionare sul programma e confrontarci sulle idee. Io non dico no a tizio o caio, dico no a nuove tasse sulla casa e sui risparmi e sì all’apertura di cantieri utili ovunque, dalla Roma-Latina alla Pontina, dalla Tav al Ponte sullo Stretto. Lascio ad altri il dibattito sulle poltrone, noi pensiamo all’Italia e non rispondiamo alle provocazioni. Per uscire dalla crisi tutti dovrebbero mettere il bene dell’Italia davanti all’interesse di partito. Siamo in un momento drammatico. Occorre mettersi a ragionare con uno spirito unitario. Comunisti, democristiani, socialisti e azionisti devono essere un modello: si misero d’accordo, dopo la seconda guerra mondiale, per fare poche cose, fatte bene, nell’interesse del Paese. Per poi tornare a confrontarsi nelle elezioni». 

Lei farà il ministro? O Giorgetti?
«Il toto-ministri lo lasciamo agli altri, noi stiamo lavorando alla proposta di taglio di tasse e burocrazia da portare a Draghi settimana prossima. Lo sa che prima di aprire un cantiere ci sono ben 25 passaggi burocratici? Lo sa che per chiedere e ottenere il Bonus del 110 per cento ci sono 35 passaggi da completare? Più dei nomi dei ministri, mi interessa che cosa dovranno fare».

Si parla di eliminare Quota 100 e di confermare la Lamorgese. E di Conte ministro. Vi va bene? E accettereste anche la conferma di Arcuri?
«Quota 100 ha salvato e mandato in pensione 300.000 lavoratrici e lavoratori e ha creato spazio per 200.000 giovani, cancellarla in un momento di crisi come questo sarebbe un errore. E aggiungo che riconfermarla per tutto il 2022 costerebbe zero, visti i risparmi fatti rispetto al previsto. Sui singoli nomi non esprimo giudizi, ascolteremo le idee del professor Draghi, mi sembra che sia chiaro chi ha ottenuto risultati positivi e chi invece ha fallito. Dico soltanto che se i 400 milioni spesi per comprare inutili banchi con le rotelle fossero stati usati per sistemare le scuole e stabilizzare gli insegnanti precari, sarebbe stato meglio».

La Meloni resta fuori. Da sola all’opposizione rischia di fare il pieno di voti. Ne è preoccupato?
«In un momento così difficile e importante, non penso al partito ma all’Italia. La gente ha fame di salute e di lavoro, non di beghe o di calcoli politici. Stimo e rispetto Giorgia, ma non condivido la sua scelta di isolarsi e di dire no. È il momento della responsabilità e del coraggio, non della paura».

Centrodestra diviso. Lei da leader della coalizione non crede sia un indebolimento per tutti?
«Ho fatto di tutto per mantenere l’unità della coalizione, è grazie alla nostra serietà e compattezza che sono andati a casa Conte, Casalino e la Azzolina. Spero e credo che il centrodestra possa ancora trovare una sintesi, l’unione fa la forza».

Ci sono le amministrative. Non è che andate divisi anche lì?
«No. Si voterà in più di 1.000 Comuni grandi e piccoli, la riscossa dell’Italia parte proprio dalle comunità e dai territori. A Roma poi è troppo importante mandare a casa la Raggi e restituire ai cittadini efficienza, pulizia, sicurezza, decoro e bellezza. Non ci si può dividere. Fra ieri e oggi donne e uomini della Lega erano in oltre 50 piazze della città per raccogliere idee, proposte ed energie per il rilancio della Capitale. Stiamo preparando un nuovo Rinascimento per Roma».

Però non trovate un candidato comune per il Campidoglio. Non è che adesso, con le divisioni su Draghi, diventa ancora più difficile convergere sulla persona giusta? O magari, a causa del Covid, il voto amministrativo sarà rinviato a dopo l’estate?
«La pandemia non può fermare la democrazia. Mi auguro che le elezioni vengano confermate e sono certo che il centrodestra troverà una sintesi, dopo i disastri della Raggi. Ne parleremo anche col professor Draghi. Il Recovery Plan sarà una grande occasione per tutta Italia e per Roma in particolare. Penso alla linea C della Metro da piazza Venezia fino alla Farnesina, alla riqualificazione del Flaminio, alla Roma- Latina, all’anello ferroviario». 

Avete idee pratiche e un piano di realizzazioni per il Giubileo del 2025?
«Dobbiamo avere idee chiare in vista di questo appuntamento di grande importanza. Basta con la politica dei No a tutto e dei rinvii. Non a caso, la Lega depositerà un disegno di legge ad hoc per Roma Capitale: servono leggi, soldi e poteri all’altezza della sfida. Servono donne e uomini con idee chiare e senza paura. Come diceva Sant’Agostino, la speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle».
 

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