Un'ora di battute, urla, richiami all'unità. E poi un'altra ora di show con il premier incaricato Mario Draghi, per ricordargli che non lo ha mai amato e che è pronto a rivedere le sue posizioni, a patto che porti avanti un governo di rottura, di vera discontinuità, che non sia l'espressione dei poteri forti ma vicino alle esigenze dei cittadini, a partire dai giovani e dalle classi meno abbienti. Grillo arriva a Roma per motivare i suoi ma anche per spiegare che il Movimento 5 stelle non si piega alle logiche dell'Europa, tiene la barra dritta sui temi identitari. È stato Di Maio ad aprire le porte del Movimento a Draghi, ad orientare i gruppi parlamentari, a tenere il filo diretto con l'ex numero uno della Bce, ma il fondatore M5s ha avuto l'effetto di convincere soprattutto una parte dei senatori che già avevano promesso di salire sulle barricate. Un'opera incompiuta, quella dell'Elevato, perché in realtà l'ala che fa riferimento a Di Battista e agli ortodossi della prima ora convinta non è. Ma il dissenso si è ridotto, al momento sono una ventina gli esponenti pentastellati a palazzo Madama che non intendono votare l'ex banchiere. Di Maio e gli altri big sono impegnati a far sì che il Movimento non si sfili e né si spacchi, potrebbe esserci comunque un voto su Rousseau anche se lo stesso Casaleggio non è contrario a priori a Draghi.
Governo, Draghi: «Scelgo io i ministri». Il Pd vuole soltanto tecnici
La famiglia
Intanto ieri il primo dato rilevante è stata la presenza di Conte (non si è ancora iscritto) al vertice dei big del Movimento tenutosi alla Camera. «Allarghiamo la famiglia», ha spiegato il responsabile della Farnesina uscente. Grillo ha consigliato al giurista pugliese di proporsi come ministro del Recovery, ma in ambienti pentastellati gira anche che il presidente del Consiglio uscente possa essere indicato come candidato a sindaco di Roma. «Potresti vestire dal Campidoglio i panni del federatore ed essere il collante dell'alleanza con il Pd e Leu», la proposta che però Conte avrebbe già rifiutato. «Dobbiamo pensare agli interessi del Paese e non ai destini personali», ha detto Conte, glissando sul suo ruolo futuro, anche se ha fatto capire di non voler entrare al governo.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout