Mes, Pnrr e caso Santanché. L'effetto Molise sugli equilibri nel centrodestra

Mes, Pnrr e caso Santanché. L'effetto Molise sugli equilibri nel centrodestra
di Francesco Bechis
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Martedì 27 Giugno 2023, 13:25 - Ultimo aggiornamento: 13:27

Un'elezione-termometro. Per capire lo stato di salute del centrodestra e, al suo interno, gli equilibri tra Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. La vittoria a valanga della coalizione di governo in Molise, l'exploit di Francesco Roberti che riconsegna a un governatore forzista (dopo Donato Toma) la regione del Centro-Italia deve essere letto in controluce.

La posta in gioco

Di per sé è un'elezione locale in una piccola regione, meno di 300mila abitanti, peraltro segnata da una bassa affluenza: meno di un elettore su due è andato alle urne. Il tempismo però fa del test elettorale molisano un test anche per il governo.

Che può tirare un piccolo sospiro di sollievo all'inizio di un'estate caldissima e ad alto rischio insolazione per la maggioranza.

Dalla ratifica del Mes con ogni probabilità rinviata a settembre al nodo del Pnrr (entro il 31 agosto Palazzo Chigi deve indicare a Bruxelles le modifiche del piano) fino ai litigi sull'emergenza Emilia-Romagna e le nomine, sarà una corsa a ostacoli. Per questo ai piani alti dell'esecutivo la vittoria in Molise, quarta regione conquistata da inizio anno dopo il Lazio, la Lombardia e il Friuli-Venezia Giulia, è considerata una boccata d'acqua fresca.

Il futuro di Forza Italia

I rapporti di forza interni, sul tabellone finale del voto molisano, rimangono quasi inalterati. FI in Regione con il 12 per cento resta in testa alla Lega, che raccoglie un deludente 6 per cento, così accadde anche nell'ultima tornata del 2018. Guida FdI con un 19 per cento che segna una nuova crescita del partito meloniano sul territorio. Fin qui i rapporti di forza locali.

Ma ci sono almeno due dati nazionali che emergono dal voto di questo week-end. Il primo: a meno di un mese dalla scomparsa del fondatore Silvio Berlusconi, un terremoto psicologico oltreché politico per il partito, Forza Italia resiste. Complice, forse, l' "effetto Silvio" che sull'onda dell'emotività, almeno in queste settimane, ha regalato un balzo al partito azzurro nei sondaggi.

Il nodo delle europee

Certo, non durerà a lungo. E il voto delle europee, il vero prossimo traguardo elettorale per il governo dei patrioti, è ancora molto distante: manca un anno, appuntamento al giugno del 2024. Tuttavia il voto in Molise, il primo test della reggenza di Antonio Tajani alla guida del partito, allontana almeno gli scenari più cupi immaginati a Palazzo Chigi all'indomani della morte di Berlusconi.

L'implosione di Fi, la secessione in correnti o peggio ancora l'Opa di altri partiti esterni alla coalizione hanno disturbato il sonno della premier e di FdI in queste settimane. Per il momento, pericolo scampato. Un segnale incoraggiante per il percorso di avvicinamento in Europa tra Popolari e conservatori su cui Meloni ha deciso di scommettere la campagna elettorale per le europee.

L'asse con Renzi

Il secondo dato invece guarda al di fuori della coalizione. Roberti è stato eletto in Molise infatti con il sostegno esplicito, sia pure senza simbolo ufficiale, di Matteo Renzi e Italia Viva. Un appoggio esterno limitato al solo voto regionale, forse. O forse no. Meloni e i suoi diffidano di Renzi, la premier invita a non fare affidamento nei calcoli dentro e fuori le aule parlamentari sulla presunta "quarta gamba" del Terzo polo ormai  imploso al suo interno.

Del resto l'ex premier di Rignano sull'Arno negli anni ha abituato tutti ai suoi coup de théâtre, di qui la diffidenza di FdI. Altro conto però è sperare di ritrovare la sponda renziana almeno su alcune delle prossime sfide che attendono al varco in governo in Parlamento.

Fra queste il caso Santanché, le inchieste giudiziarie sulle aziende della ministra del Turismo di FdI pronta a chiarire in aula con le opposizioni sul piede di guerra. O ancora, la ratifica del Mes che prima o poi Meloni dovrà avallare, facendo i conti con i malumori di una parte del suo stesso partito nonché di una Lega tornata barricadera sui dossier europei. Ecco allora che il pronto-soccorso renziano potrebbe rivelarsi utile. 

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