Pilar Fogliati: «Sogno Julia Roberts, ma diventerò un uomo. Le nozze? In chiesa»

Parla l’attrice-regista romana, 30 anni: «Io come la stella americana? Magari»

Pilar Fogliati: «Sogno Julia Roberts, ma diventerò un uomo. Le nozze? In chiesa»
di Andrea Scarpa
7 Minuti di Lettura
Domenica 3 Dicembre 2023, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 08:53

Dal 7 dicembre torna online su Netflix con la seconda stagione della serie Odio il Natale, il 28 dicembre compie 31 anni, il 23 febbraio – sempre di quest’anno - è uscito il suo primo film da regista, Romantiche, che ha incuriosito critici e un po’ di spettatori paganti (ha incassato 545 mila euro, lei interpreta quattro personaggi e strizza l’occhio al primissimo Verdone). Pilar Fogliati, romana nata ad Alessandria, vive un momento fortunatissimo: il 22 giugno dell’anno scorso è stata addirittura nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. 

Non sarà troppo?

«Non lo so. C’è scritto per meriti lavorativi. Di sicuro mi è venuto un patriottismo incredibile, non mi ero mai sentita così tanto “cittadina italiana”. Il pezzo di carta l’ho appeso al muro dai miei».

Di chi è figlia?

«Papà è un imprenditore nel campo della sicurezza sul lavoro. Mamma lavora in una casa famiglia che accoglie minorenni “difficili”, per lo più responsabili di crimini, da recuperare».

Lei, in qualche modo, è mai stata “difficile”?

«Da adolescente ero un po’ inquieta, scappavo spesso di casa. Più di tanto, con due genitori come i miei, non potevo fare».

In quest’ultimo anno così speciale cosa l’ha colpita di più?

«Le parole del proprietario del cinema di Treviso dove ho presentato il film, un signore di una certa età e di grande esperienza: “Ero molto scettico, Romantiche mi sembrava una cazzata. E invece non lo è, brava”. Più o meno quello che pensavo anch’io».

All’Accademia d’arte drammatica di Roma lei ha studiato per fare l’attrice, perché mettersi a fare anche la regista?

«Solo per avere il pieno controllo di ciò che avevo scritto. Amo quei personaggi e volevo che fossero raccontati fedelmente».

Farà il bis?

«Penso proprio di sì».

Alla fine cosa le viene meglio?

«Scoprire nuove parole. Intercettare modi di dire e di fare».

Che ne pensa di quelle che usa un rapper come Emis Killa, al quale a Guidonia, vicino a Roma, hanno appena cancellato il concerto di Capodanno perché alcune sue canzoni hanno testi violenti e sessisti (“Lo so sono egoista, un bastardo, ma preferisco saperti morta che con un altro... Fanculo il senso di colpa, non ci saranno sbocchi, voglio vedere la vita fuggire dai tuoi occhi, io ci ho provato e tu mi hai detto no e ora con quella cornetta ti ci strozzerò”)? 

«Sono frasi bruttissime, ma la censura è sempre sbagliata».

Queste canzoni non influenzano i ragazzini?

«Non lo so.

Credo che la partita vera si giochi a casa, in famiglia».

Ha mai avuto problemi di violenza con un ragazzo?

«Mai. Però in questi giorni, con tutto quello che è successo, mi sono venuti in mente degli atteggiamenti possessivi e gelosi di qualche ragazzo che, da giovanissima, non ho saputo cogliere fino in fondo». 

 

In più occasioni ha detto che spesso vive nel disagio: cosa intendeva dire? 

«Che sono timida e a volte mi ritrovo a vivere momenti in cui vorrei essere da un’altra parte. Mi faccio tante pippe mentali».

La più ricorrente?

«Come sarò fra qualche anno? Mi piacerà ancora quello che ho fatto? Ricordo che mia nonna, qualche anno fa, mi diceva: “Pilar, perché fai l’attrice? Sposati, non è un lavoro un po’ da prostituta? Cosa resterà di quello che fai?”».

E lei come replicava?

«Ridevo e non rispondevo. In fondo voleva solo dirmi: sposati e diventa madre, cosa che prima o poi farò. L’idea mi piace».

Dopo cinque anni con il collega Claudio Gioè sta sempre con Severiano Recchi? Non è un attore, giusto?

«Sì. Lavora nel campo delle energie rinnovabili».

Figli, matrimonio, mutuo: ci pensa mai?

«Sì. Non ora, ma voglio sposarmi e avere una famiglia».

E quando sarà, lo farà in chiesa?

«Sì, certo». 

Perché crede in Dio, o perché è più bello così?

«Ho studiato in scuole cattoliche, non sono praticante, però ogni tanto a casa prego. E amo il Natale da morire».

Va bene, questa battuta la doveva fare...

«No, è proprio così. Noi siamo una famiglia sparsa un po’ ovunque, quindi il Natale lo prendiamo molto seriamente. È un’occasione importante per stare insieme. Quest’anno saremo in 30: noi 12 più 18 amici. E poi il primo ruolo della mia vita, per mia sorella piccola, è stato proprio quello di Babbo Natale».

Il bis e le seconde mosse fanno un po’ paura?

«Sì, tanto. Sento il peso dell’aspettativa. Carlo Verdone mi ha detto una cosa bella che, al tempo stesso, mi terrorizza: “Ora hai gli occhi puntati addosso”. Mortacci tua, ho pensato».

Con chi si confida?

«Lo sceneggiatore e regista Giovanni Veronesi, un amico vero.Il primo grazie va sempre a lui. Gli chiedo consigli su tutto, mi ascolta con pazienza e alla fine mi dice sempre di stare buonina».

E ce la fa?

«Abbastanza».

C’è chi la paragona, forse con un eccesso di entusiasmo, a Julia Roberts: incassa il complimento o fa la schiva?

«Prendo tutto. Lei mi piace tantissimo».

La carta in più che finora ha giocato meglio qual è?

«Scegliere con lentezza. E cominciare a dire qualche no».

Il no più difficile che ha detto?

«Persone della tv, che stimo tantissimo, mi hanno chiesto di partecipare ai loro programmi e io non me la sono sentita. Non erano cose giuste per me».

Di chi parla?

«Non posso dirlo, farei la figura della snob, e non lo sono». 

Trent’anni e già così democristiana?

«Non era una supercazzola, dai». 

Politicamente come la pensa, le piace il premier Meloni?

«Quando il Governo ha giurato al Quirinale, vederla davanti a tutti quegli uomini mi ha fatto un bell’effetto. Non mi rappresenta totalmente, e non l’ho votata, però la seguo».

Online lei è una di quelle che googola spesso il suo nome?

«Sì, ogni tanto. Per controllare quello che si dice di me. Poco fa mi sono vista su WikiFeet, la classifica delle attrici italiane fatta dai feticisti dei piedi. Mi hanno dato 7, che per una che porta la taglia 39 è un bel risultato. I matti hanno 104 fotografie mie».

Un po’ di soldi li ha visti?

«Qualcosina. Ma sul tema c’è tanta disinformazione, la gente pensa chissà a quali cifre, ma non calcola che per mesi noi attori possiamo stare fermi senza entrate. Comunque, per quanto mi riguarda, meglio le serie tv del cinema. Netflix, poi, per tanti ha una cornice più fighetta, ma alla fine...».

Perché da noi parlare di soldi è sempre un problema?

«In Italia c’è tanta invidia sociale e quindi se sei ricco sei anche automaticamente stronzo e cattivo. Così tutti fanno i finti umili». 

L’ultimo lusso che si è concessa?

«Pochi giorni fa dovevo andare lontano da Roma e invece di prendere il treno ho noleggiato un’auto con conducente».

Dopo “Odio il Natale 2” che farà?

«Il 14 febbraio esce il film di Giovanni Veronesi, Romeo è Giulietta, e io sono sia Romeo che Giulietta. Un uomo e una donna».

In “Odio il Natale” baciava un’altra donna, e quando ne ha parlato ha detto che ormai è una cosa ampiamente sdoganata, tanto che sua sorella 15enne neanche se ne sarebbe accorta. Se il suo fidanzato le confessasse di aver avuto un’esperienza con un trans, per esempio, come la prenderebbe?

«Aiuto... Sarebbe strano. Mi farei qualche domanda, e qualcuna la farei anche a lui».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA