La versione teatrale
In realtà però quel dramma gettato dal treno in corsa non è andato perduto, come l'autore credeva. «Quando abbiamo presentato il libro al Fondo Camilleri - dice Dipasquale - ho avuto conferma dalla figlia Andreina che ne esistono ancora due o tre copie. Presto potrò leggere il testo e chissà, potremmo metterlo in scena, anche se lui l'aveva sconfessato. Vedere cosa scriveva un giovanissimo Camilleri sarà comunque illuminante». Per ora, il regista ha in programma «una versione teatrale di Riccardino, (l'episodio conclusivo di Montalbano, ndr) che faremo nella prossima stagione». E nell'immediato, «abbiamo appena chiuso a Catania La pensione Eva, un altro testo divertente e nostalgico di Camilleri, sulle case chiuse durante la guerra. Protagonista è Tuccio Musumeci, amico di Andrea e grande comico catanese».
Il libro è una vera miniera di aneddoti, che riguardano la lunga collaborazione teatrale di Camilleri e Dipasquale, ma che vanno anche molto oltre. La loro conoscenza risale al 1985, quando lui era allievo regista e il docente Camilleri, che era in commissione d'esame, gli fece una domanda trabocchetto a proposito di una nota a margine - che non tutti arrivano certo a leggere - in un libro di Saussure. «La domanda carogna - ricorda Camilleri - era come una conferma a un giudizio positivo: cioè vedere in che modo uno se la cavava».
La paura di volare
Tra i tanti aneddoti, anche la fobia del viaggio in aereo, che accomunava i due amici: «Una volta - dice Dipasquale - ci ritrovammo a bordo. Non avevamo mai ammesso la reciproca paura di volare, così ci siamo guardati in faccia e ci siamo resi conto che eravamo terrorizzati. Ci siamo messi a ridere come dei matti». Per questo Camilleri era un grande amante del treno. Una volta prese il locale da Palermo per Agrigento-Porto Empedocle: «Mentre stava per salire sulla vettura - si legge nel libro - si accorse che un gatto maculato, con fare sicuro, saliva beatamente prima di lui. Camilleri, amante dei gatti, avvertì subito il capotreno dell'accaduto. La risposta lo gelò, divertendolo assai: "Non si preoccupi, è un nostro viaggiatore abituale. Prende solitamente il treno per Termini Imerese a quest'ora e ritorna a Palermo con quello delle 20,00". Il fatto era vero, mi raccontava Andrea, perché lui stesso lo vide scendere, come aveva detto il capotreno, a Termini Imerese».Tra i tanti lavori scaturiti da questa amicizia, come la versione teatrale de Il birraio di Preston, una ha dell'incredibile ed è ancora in scena. Troppu trafficu ppi nenti nacque per scherzo, esordì a Catania nel 2000 ed ha girato in mezza Europa, dal Globe di Roma al Festival di Danzica. «In quegli anni - racconta Dipasquale - girava una tesi più o meno accreditata che Shakespeare non fosse il Bardo che conosciamo tutti ma un tale Michel Angelo Florio Crollalanza, quacchero palermitano, scappato dalla Sicilia per debiti di gioco e rifugiatosi a Stratford-upon-Avon da parenti.