Artem Uss evaso a Milano, scontro tra giudici e ministero. La Corte d’Appello: «Niente opposizione ai domiciliari»

Ma via Arenula aveva chiesto il carcere. Faro sul mancato sequestro dei cellulari

L’evasione di Uss, scontro tra giudici e ministero. La Corte d’Appello «Niente opposizione ai domiciliari»
di Claudia Guasco
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Sabato 15 Aprile 2023, 00:35 - Ultimo aggiornamento: 08:51

Sulla fuga di Artem Uss, l’imprenditore russo ai domiciliari fuggito da Milano, è scontro tra ministero della Giustizia e Corte d’Appello del capoluogo lombardo. Nella relazione inviata a via Arenula dai giudici milanesi, dopo la richiesta di chiarimenti di una settimana fa, si legge infatti che quando Uss venne posto agli arresti domiciliari, il ministero della Giustizia non solo non chiese, «come era nei suoi poteri», un aggravamento della misura, ma rispondendo ad una lettera con cui il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aveva evidenziato il rischio di fuga, rassicurò che la decisione più idonea era di esclusiva spettanza della Corte d’Appello di Milano e che era stata comunque resa più sicura con l’applicazione del braccialetto elettronico. Una ricostruzione, quella della Corte, che però non tiene conto delle richieste di via Arenula, che il 19 ottobre scorso aveva chiesto ai magistrati milanesi la custodia cautelare in carcere per il russo. Non solo. In seguito ci sarebbero state anche altre interlocuzioni del ministero con i giudici.

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LA RICOSTRUZIONE

L’uomo d’affari, bloccato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l’accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare, di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia eludendo le sanzioni, riciclaggio e frode bancaria, nell’immediatezza dell’arresto si era visto convalidare dai giudici il carcere.

Uss è rimasto in cella a Busto Arsizio fino al 2 dicembre quando, in seguito a un provvedimento depositato il 25 novembre, ma eseguito solo quando è stato possibile disporre del braccialetto, è stato posto ai domiciliari in una casa presa in affitto a Basiglio, piccolo centro nel Milanese, in attesa che terminassero i lavori di ristrutturazione del mega appartamento acquistato dalla moglie nello stesso complesso residenziale. Il 21 marzo è arrivato il via libera all’estradizione oltreoceano, ma il giorno dopo l’imprenditore sparisce per riapparire circa due settimane dopo in Russia, con tanto di intervista e ringraziamenti a tutte quelle persone «forti e affidabili» che gli sono «state vicine» nella sua (indisturbata) fuga. Non solo. Adesso la Procura generale milanese ha chiesto informazioni alla Procura su uno dei tanti punti oscuri di questo caso: dall’arresto fino al 13 marzo, infatti, a Uss non vennero sequestrati due telefoni e le carte di credito, come aveva chiesto con una rogatoria l’autorità giudiziaria americana.

 

GLI AMERICANI

Sulla vicenda, per la quale si è rischiato pure un incidente diplomatico con gli americani e sulla quale la Procura milanese ha aperto un’inchiesta in cui ci sono i primi indagati e l’ombra dei servizi segreti di Mosca, il Guardasigilli Carlo Nordio ha chiesto ai vertici degli uffici giudiziari milanesi chiarimenti. La Corte d’Appello ha spiegato che Uss, secondo gli atti presentati dalla difesa, aveva «intrapreso un percorso di progressivo spostamento del centro dei propri interessi economici e familiari in Italia» e dunque si era ritenuto di alleggerire la misura cautelare, nonostante il parere nettamente contrario della Procura generale (che ha tramesso la sua relazione), e di concedere gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Un provvedimento che ha indotto le autorità statunitensi a muoversi e a manifestare i timori di una fuga. Timori rivelatisi poi fondati.

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