Albino Ruberti, chi è il Mr Wolf del Campidoglio tra sfuriate e dossier impossibili

L'ex capo di gabinetto di Gualtieri si è dimesso dopo le frasi choc immortalate in un video di una lite a Frosinone

Albino Ruberti, ex capo di gabinetto di Roberto Gualtieri in Campidoglio
di Francesco Pacifico
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Venerdì 19 Agosto 2022, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 14:25

Caratteriale, accentratore, decisionista, lavoratore indefesso. Le sfuriate di Albino Ruberti sono proverbiali in Campidoglio, dove fino a qualche ora fa era il potentissimo capo di gabinetto di Roberto Gualtieri, e in Regione, dove svolgeva lo stesso ruolo per Nicola Zingaretti.

Ma sia a Palazzo Senatorio sia in via Cristoforo Colombo tutti raccontano che il nostro - alzata la voce e mostrato lo sguardo truce - dopo un minuto si calma, torna bonario, fa battute e indice subito una riunione perché lui «è quello che risolve i problemi».

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Sfuriate come quella ripresa nel video - poi pubblicato dal Foglio - che lo ritraggono mentre litiga con il broker Vladimiro De Angelis e che lo ha spinto a dimettersi dal Campidoglio. «Vi sparo, vi ammazzo, dovete inginocchiarvi», mentre fa intendere di aver ricevuto una proposta irricevibile.

Per la cronaca, e per capire il personaggio, la scorsa settimana Ruberti si è battuto come un leone nel Pd per salvare la candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, fratello di Vladimiro e feudatario Dem del Frusinate.

Cinquantaquattro anni, tre matrimoni alle spalle e attualmente compagno della consigliera regionale dem Sara Battisti, Albino Ruberti è figlio di Antonio Ruberti, ex ministro socialista dell'Università e rettore della Sapienza.

 

Giovanissimo entra con Rutelli nella macchina amministrativa capitolina - sarà lui a organizzare le prime Notti bianche - poi dal 1998 è in Zetema con Veltroni - ma sarà confermato anche con Alemanno e Marino - dove s'inventerà le Notti dei Musei, la ricostruzione virtuali dei Fori con Piero Angela e il Roma pass card, il biglietto integrato per visitare 80 tra musei e gallerie avendo garantito anche il trasporto.

Il salto di qualità arriva nel 2018 quando Zingaretti lo chiama in Regione come suo capo di gabinetto. E sono anni complicati tra la ridefinizione della macchina dei rifiuti, le trattative con il governo per uscire dal commissariamento della Sanità e una diversa politica di spesa dei fondi europei. Ruberti ne esce indenne sia dopo l'hackeraggio al sistema informatico - è lui a guidare la task force per costruire una nuova rete parallela in poco più di una settimana - sia quando si scopre che durante il lockdown ha fatto una grigliata a Ferragosto. «È stato un pranzo di lavoro», dirà.

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Nel 2022 il ritorno in Campidoglio: Gualtieri lo sceglie prima delle elezioni come suo capo di gabinetto. Cosa che crea non poche fratture con gli ex sodali della Regione. Fatto sta che in questo ruolo - anche perché il sindaco si è tenuto tutte le deleghe con la gestione dei fondi - Ruberti diventa l'uomo che gestisce le partite più delicate: il termovalorizzatore e gli sbocchi per i rifiuti, gli accordi con il governo per ottenere potere e finanziamenti speciali per il Giubileo, le nomine nelle partecipate, persino il piano per gli arenili di Ostia dopo che la giunta del X Municipio rischia l'implosione per le spaccature interne. In tutti questi dossier c'è sempre Ruberti a fare tavoli, trovare soluzioni, stringere mediazioni. Ora c'è da capire quali contraccolpi avrà la macchina comunale.

Sempre in Campidoglio raccontano che è capace di farsi 300 chilometri per andare a comprare l'albero di Natale. E che la sera si mette in macchina e gira per la città per controllare se i cassonetti sono stati svuotati o meno. E che spegne il telefono soltanto se sta con la figlia più piccola. «La mia bambina, la mia luce».

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