Ottaviani: «Lascio una città rivoluzionata, il Bailey la svolta»

Il sindaco, Nicola Ottaviani
di Stefano De Angelis
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Domenica 5 Giugno 2022, 08:32

 La prima volta è stato eletto dieci anni fa. Ora si appresta a lasciare il timone del Comune avendo concluso il secondo mandato consecutivo, l'ultimo possibile per i centri sopra i 5mila abitanti. L'avvocato Nicola Ottaviani (Lega) si congeda mostrandosi pienamente soddisfatto del lavoro svolto.
Come giudica questi dieci anni da sindaco?
«Gli amministratori si valutano sempre non per simpatie o estrazioni ideologiche, ma esclusivamente sulla scorta dei risultati raggiunti. Dieci anni fa la Corte dei conti accertò il predissesto delle casse comunali, con un debito pregresso, ereditato dal passato, di circa 50milioni di euro. Da quel momento in poi, evitando spese superflue e portando avanti gli investimenti ministeriali ed europei, unicamente alla partnership con alcuni privati, abbiamo impiegato oltre cento milioni di euro in opere, infrastrutture e servizi. Su questo si baserà la valutazione dei cittadini».
Qual è la sua più grande soddisfazione?
«Al di là di infrastrutture impensabili in passato, come il nuovo stadio, il parco Matusa, i due teatri comunali Vittoria e Nestor, la sede dell'Accademia di belle arti e il nuovo palazzo comunale, credo che la soddisfazione maggiore sia quella di aver riavvicinato la piazza al Municipio con il progetto Solidiamo. Premiare ottomila giovani studenti con le borse di studio, unitamente al sostegno a oltre duemila anziani per soggiorni culturali, grazie al dimezzamento delle indennità del sindaco e degli altri amministratori comunali, si è rivelata una scelta di coraggio, forse anche di sacrificio, ma sicuramente di grande riconciliazione tra la gente e la politica municipale».


C'è un'opera pubblica di cui va particolarmente fiero?
«Il punto di svolta, probabilmente, lo abbiamo avuto con la realizzazione del ponte Bailey. Dopo la frana del viadotto Biondi, il presidente della Regione con tutto il Pd al seguito si fece fotografare nella zona cantierata, ma sparì per tre lunghi anni senza che a Frosinone arrivasse neppure un euro. A quel punto, dimostrando l'orgoglio e la tenacia della ciociarità, contattammo un'azienda olandese e un pool di tecnici con cui costruimmo in tre mesi ciò che era rimasto fermo per tre anni. Lì capimmo che avremmo potuto creare una serie di altre infrastrutture poggiando sulle nostre forze, con una resilienza da capoluogo: abbiamo quindi realizzato il nuovo stadio in diciotto mesi in partnership con il privato, le nuove piazze don Cervini, Vittorio Veneto, Risorgimento, quella allo Scalo e altri luoghi di aggregazione, sottratti alle auto e al cemento come il parco Matusa».
Da quando è stato eletto la prima volta, qual è stata la più grande difficoltà?
«Sicuramente il momento in cui, a due settimane dall'insediamento, nel 2012 arrivò la nota della Corte dei conti con la quale veniva accertato il deficit strutturale. Quella comunicazione corrispondeva a una dichiarazione di insolvenza, da parte del tribunale fallimentare, rapportata a una impresa commerciale privata. Riunimmo i venti consiglieri di maggioranza e, anziché dichiarare il dissesto comodamente, condannando finanziariamente centinaia di imprese creditrici del Comune e lavoratori, decidemmo di spalmare quei milioni di euro di debiti in dieci anni con il piano di risanamento, oggi portato a conclusione. L'ufficio di gabinetto, per fare un esempio, passò da 16 collaboratori a quattro, ma il loro entusiasmo e la voglia di fare, insieme a consiglieri e assessori, hanno prodotto risultati che oggi hanno determinato la trasformazione culturale, ambientale e dell'assetto urbanistico del capoluogo».
C'è qualche cantiere che avrebbe voluto vedere terminato?
«In realtà le ultime opere sono già in appalto, come la ristrutturazione dei Piloni e la pedonalizzazione con restyling di largo Turriziani. Per il Parco del fiume Cosa, invece, siamo in attesa degli sviluppi sui fondi del Pnrr che, come avvenuto per altri progetti, siamo sicuri di poter utilizzare, con la serietà dei piani e la qualità delle proposte».
Ottaviani sindaco cosa lascia alla città e ai frusinati?
«Una città completamente rivoluzionata nelle abitudini, negli stili di vita, nel concetto di sacrificio e merito. Vedere famiglie e persone che passeggiano nelle isole pedonali o che in estate assistono a migliaia, gratuitamente, al Teatro tra le Porte o al festival dei Conservatori di musica ha trasformato in modo radicale il livello di qualità della vita di chi abita in città o ha scelto di frequentarla».
Qual è il futuro politico di Ottaviani?
«Il futuro di chi crede, non invano, che la politica non sia una carriera mi porta alla serenità della considerazione di aver fatto in questi anni quel che si doveva con le risorse a disposizione, con una passione civica cresciuta ogni giorno sempre di più».
Stefano De Angelis
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