Nba, Paolo Banchero in esclusiva al "Messaggero": «Il Mondiale in azzurro mi piacerebbe molto, ma devo pensarci»

La prima scelta al Draft 2022 è già tra i 15 migliori giocatori della lega: il ct azzurro Gianmarco Pozzecco il 3 dicembre andrà negli Usa con il presidente Petrucci per conoscerlo e convincerlo a giocare con la Nazionale

Nba, Paolo Banchero in esclusiva al "Messaggero": «Il Mondiale in azzurro mi piacerebbe molto, ma devo pensarci»
di Giacomo Rossetti
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 11:52 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 07:17

Il ragazzo che si sta prendendo l'Nba è italiano: non parla granché la lingua, è vero, ma dategli tempo e la imparerà benissimo. Soprattutto, ci farà sognare. Paolo Banchero ha la stessa voglia di conquistare il mondo che aveva colui da cui deriva il suo secondo nome, Napoleon. Non solo intenzioni, ma fatti: il ragazzo nato a Seattle e da poco ventenne (dal 12 novembre) ha messo a referto nelle prime 11 partite in Nba (la lega dei sogni, in cui è entrato da prima scelta assoluta all'ultimo Draft) ben 23.5 punti, 8.3 rimbalzi e 3.6 assist di media.

E' già tra i 15 migliori giocatori della Lega secondo il sito Hoops Hype, davanti a James Harden e Damian Lillard. Intanto il ct azzurro Gianmarco Pozzecco ha definito Paolo «il nostro supereroe», e il 3 dicembre andrà negli USA col presidente Petrucci a parlare con lui.

Paolo, non possiamo che partire dell'Italia: ha visto la partita con la Georgia che ci ha consegnato la qualificazione al Mondiale 2023? Cosa ne pensa della Nazionale?


«E' un risultato straordinario, non solo per la squadra ma per tutto il Paese.

E' qualcosa di cui vado orgogliosissimo. Non ho avuto modo purtroppo di vedere la partita, perché avevo da preparare una sfida con i Magic. Guardando giocare gli azzurri dall'esterno, però, posso dire che mi piace il loro stile sul parquet, è una pallacanestro molto eccitante, che mi ispira parecchio».

La domanda più importante: le piacerebbe far parte della selezione che l'estate prossima andrà a giocare il torneo iridato tra Giappone, Filippine e Indonesia?


«Ne devo parlare bene con il mio team, il mio agente, la mia famiglia. Sarebbe una grande opportunità, sicuramente non posso negarlo ma deve passare ancora tempo. Devo pensarci bene e discuterne con chi mi sta attorno».

I tifosi italiani sono letteralmente impazziti da quando lei è stato chiamato al Draft. Quale sarebbe il primo luogo del paese dei suoi avi dove le piacerebbe andare?


«L'Italia la voglio visitare tutta: di sicuro comincerei il mio giro da Genova, la città da cui proviene la mia famiglia e dove tuttora abitano dei nostri parenti. Ma mi piacerebbe visitare tutta la Penisola: non ci sono mai stato, è un paese bellissimo che mi attrae da sempre».


Quale è il suo piatto italiano preferito? Magari proprio il pesto alla genovese?

«La lasagna che prepara mio papà, è veramente buona. Il pesto non l'ho mai provato ma un giorno mi piacerebbe».


Ormai è un mese che è nella Lega più ambita del mondo: quali sono i giocatori che hanno più influito su di lei, sulla sua formazione?


«Quando ero piccolo e avevo da poco a iniziato a giocare a basket, i miei due giocatori preferiti sono sempre stati LeBron James e Carmelo Anthony, e sono rimasti i miei idoli anche durante la mia crescita. Mi ha sempre affascinato il loro gioco, la loro stazza e la loro abilità con la palla. Ma penso che quello che le persone amino di loro sia la loro personalità fuori dal campo, il modo in cui le persone gravitano attorno a loro. Da giovani si sono presi subito l'Nba, sono speciali per questo».


Attualmente Melo è senza squadra, ma il Re ce l'ha eccome: ci pensa spesso al 28 dicembre, data in cui i suoi Magic affronteranno i Lakers di LeBron?


«Senza dubbio: per uno come me che ha guardato James come un modello, giocarci finalmente contro sarebbe pazzesco. Quando quel giorno arriverà, per me sarà un momento full-circle, come diciamo negli Usa: quando realizzi che stai facendo una cosa che desideravi da sempre. Dopo averlo visto in televisione per tanti anni, dopo averne studiato tutti i movimenti, condividere il campo con lui sarà meraviglioso».


Si crede che gli appassionati di palla a spicchi attendano con ansia anche che arrivi il 21 gennaio, giorno di Orlando-New Orleans. Paolo Banchero contro Zion Williamson, una sfida tra prime scelte al Draft nonché prodotti della Duke University.


«Zion è un altro giocatore contro cui non vedo l'ora di giocare. Quando frequentavo ancora l'high school, uno dei principali motivi per cui volevo andare alla Duke era perché vedevo lui dare spettacolo nei video con quella canotta addosso. Con lui poi ho un bel rapporto, ogni tanto ci sentiamo al telefono e siamo entrambi atleti sponsorizzati Jordan».


Lontano dalla palestra, dal parquet e dall'Amway Center, lo stadio dei Magic, come si rilassa nel suo tempo libero?


«Mi piace un sacco giocare ai videogiochi, in particolare a quelli alla serie Nba2K, a Madden Altrimenti guardo un sacco di sport: partite Nba di tutti i tipi, ma anche football Nfl e collegiale, o baseball. Sono veramente un patito di tutti le discipline».


Le piace anche quello sport che negli Stati Uniti chiamano soccer?

«Mi piace eccome, mia sorella minore, che si chiama Mia, è una calciatrice, gioca nella Division One e ama il calcio da quando è nata. Sono cresciuto andando a guardare le sue partite e facendo il tifo per lei: non mi definisco un malato di calcio, e non sono granché a giocarci, ma è bello guardarlo, soprattutto in Europa o in Italia dove è preso molto, molto sul serio. Quando andrò in Italia, voglio assolutamente vedere una partita dal vivo, se mi sarà possibile».


Quale è il lato più italiano del carattere di Paolo Banchero?


«Ah! (ride, ndr). Penso la mia forte personalità, il mio carisma. L'effetto positivo che ho sulla gente, e il fatto che provo sempre a essere una brava persona, mostrando passione e amore a chiunque. Ecco, penso che questo sia l'insegnamento più importante che mi deriva dalle mie origini italiane».

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