Tracciata l'Alta via della Fenice, impresa di 5 escursionisti lepini

Tracciata l'Alta via della Fenice, impresa di 5 escursionisti lepini
di Luigi Biagi
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Martedì 26 Aprile 2022, 17:02

«Quando siamo arrivati sulla cima del monte Lupone ci siamo abbracciati: è stata un'esperienza pazzesca e irripetibile». Ha ancora negli occhi le albe e i tramonti mozzafiato dei Monti Lepini Tommaso Funaro, il trentacinquenne di Roccagorga che insieme a quattro amici ha percorso l'Alta via della Fenice, la nuova sfida escursionistica, molto impegnativa, che passa per le cime più alte della catena montuosa affacciata sulla pianura pontina. Il sentiero è stato ideato proprio da Tommaso, che di mestiere fa il tecnico del Soccorso Alpino in Val d'Aosta.
In cinque giorni di trekking la Compagnia della Fenice - così si sono chiamati i cinque escursionisti - ha percorso 116 chilometri montani nelle province di Latina, Roma e Frosinone. Quarantasette ore di cammino, al netto delle notti, tra panorami mozzafiato e sentieri impervi, intervallati dall'ospitalità organizzata nei rifugi montani di Segni, Gorga, Patrica e Roccagorga. Insieme a Funaro, dal 10 al 14 aprile, hanno segnato col loro passo il percorso altri appassionati esperti di montagna: Massimo D'Amore (guida escursionistica di Sgurgola), Mauro Lucatelli (esperto appenninista di Carpineto Romano), Gianni Centra e Leandro Cotesta (entrambi di Roccagorga).
«È stata molto dura racconta Tommaso perché alcuni tratti non erano segnati come pensavamo e quindi non erano facilmente individuabili. In ogni caso abbiamo tracciato il percorso con il Gps e ideato alcune varianti per accorciare il sentiero ed evitare i tratti meno evidenti. Si tratta comunque di un percorso selvaggio, solo per pochi eletti, direi da veri lepinisti' molto allenati».


I RIFUGI
A rendere possibile la camminata sono stati i rifugi montani che il trentacinquenne descrive nella guida Lepini, Circeo e l'isola di Zannone (Versante Sud editore). È una rete di ospitalità eccezionale, con ottimo cibo afferma -, che ogni sera ci ha ritemprato: credo che sia importante che sia difesa e potenziata. Tra un rifugio e l'altro gli amici li hanno attesi o accompagnati lungo il cammino, nato per valorizzare la catena montuosa. Vorrei far conoscere i Lepini più approfonditamente possibile aveva affermato prima della partenza il tecnico del Soccorso Alpino perché penso che siano una delle catene montuose con i luoghi più speciali e meno antropizzati del Lazio. Il percorso è andato come da programma.
LE VETTE
Il gruppo è partito da Montelanico ed è passato per tutte le vette più alte e suggestive dei Lepini: il Capreo, la Semprevisa, l'Erdigheta, il monte Pizzone, la Cima dell'Ouso, il monte Caccume, il monte Gemma, il Salerio, il Malaina, lo Sprone Maraoni, il monte La Croce, Punta della melazza, il monte Giugliano e il monte Lupone per poi tornare al Campo di Montelanico. Il tratto più duro è stato sena dubbio il secondo riferisce Tommaso -, quello dall'eremo di Sant'Erasmo al rifugio Marione: ci sono volute quattordici ore.
LE EMOZIONI
Ma la fatica è stata ricompensata dal giorno successivo: La tappa più bella rivela Funaro è quella tra rifugio Marione e il rifugio Valle Forana. I luoghi più suggestivi? Per me non ci sono dubbi: il tramonto e l'alba dall'Obbico della Ritarra, nella zona di pian della Faggeta, e la salita al monte Gemma, partendo la mattina presto dal monte Caccume, con le nostre ombre stagliate sulla cresta, sono i punti più belli. Ma la conquista dell'ultima cima è stata senza dubbio la più emozionante. Quando siamo siamo arrivati in vetta al Lupone ci siamo abbracciati e Leandro, che portava lo zaino più pesante con la moca e il fornelletto, ci ha fatto il caffè. È stata un'esperienza eccezionale.

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