«Sei anni, un'era geologica», il ritorno di Damiano Coletta al Santa Maria Goretti

«Sei anni, un'era geologica», il ritorno di Damiano Coletta al Santa Maria Goretti
di Vittorio Buongiorno
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Domenica 23 Ottobre 2022, 17:41

«Lo confesso, è un po' dura ricambiare vita per la quarta volta nella mia vita, ma l'affetto e la stima con cui tutti mi hanno accolto mi ripaga di tutto». Incontriamo Damiano Coletta, l'ex sindaco di Latina, al suo decimo giorno di lavoro nel reparto di Cardiologia del Santa Maria Goretti. Camice bianco, stetoscopio al collo, righello per misurare i parametri degli elettrocardiogrammi nel taschino, in effetti fa strano rivederlo così. «Anche a me», ammette. Per lui che è stato calciatore professionista, poi medico, poi sindaco, è l'ora del ritorno alla sua professione. «C'è una cosa che mi sta mettendo in difficoltà sul serio - dice sorridendo - Gli acronimi. Mi devo riabituare agli acronimi».
Ovvero?
«Sono gli stessi dei miei anni in Comune, ma hanno significati completamente diversi. Prendete il Pua, in Comune è il Piano di utilizzazione dell'arenile, qui ho ritrovato il Punto unico di accesso. Bisogna rifarci l'abitudine».
E in reparto?
«Ho lavorato qui per 25 anni, adesso sono in una fase di adattamento, devo riabituarmi. L'affetto e la stima che sto ricevendo mi stanno aiutando. Ho trovato una organizzazione diversa, è normale, ma va dato merito al professor Versaci (il primario di Cardiologia, ndr) di averlo fatto bene. Sono cambiate tante cose, anche per il ricambio generazionale. Mi occupavo di impianti pacemaker e i colleghi giovani a cui ho insegnato ora hanno preso il mio posto, poi sono cambiati i materiali e anche io devo riadattare la mia manualità».
E' dura quindi.
«E' una sfida. Certo mi piacerebbe non disperdere l'esperienza maturata in questi sei anni».
Quindi pensa sempre alla politica?
«Andiamo per ordine. Ora penso al mio lavoro, sono medico, sono cardiologo e il mio impegno è massimo. Ma in questi anni abbiamo messo in campo dei progetti per la medicina del territorio, ecco, in ambito cardiologico mi piacerebbe seguirli anche da medico. Ma si vedrà. Per ora mi sto riabituando alla vita in reparto, presto ricomincerò anche i turni».
E la politica? Capitolo chiuso?
«Ma no, perché? L'esperienza politica mi ha coinvolto h24 per sei anni, normale che tornare a fare il medico non sia semplice neppure dal punto di vista psicologico, ma non rinnego questa esperienza anche se ora sto al mio posto e faccio il mio lavoro».
Se guarda indietro? Una frase per dire ciò che prova.
«Mi dispiace non aver potuto raccogliere tutto quello che abbiamo messo in campo. Visto via Massaro? E' arrivato il nullaosta alla valutazione di impatto ambientale, era una cosa che si attendeva da decenni e abbiamo posto le basi per ottenerla. Ce ne sono tante di cose così. Il cimitero ad esempio, o la piscina. Adesso si vedranno i frutti del nostro lavoro. Pazienza se non taglierò nastri, sono felice del lavoro che abbiamo fatto e un po dispiaciuto di non aver potuto vedere la fine dei processi».
Quindi ci riproverà? Si ricandiderà sindaco?
«Vedremo, stiamo ragionando con il movimento di Latina Bene Comune, faremo una valutazione».
Se per il Comune si voterà a maggio, prima si andrà al voto per le Regionali. Sessea domanda: si candida?
«Stessa risposta, stiamo valutando. Vediamo. Adesso quello a cui tengo davvero è tenere insieme queste due esperienze, questi due mondi, occuparmi di sanità non solo come medico ma anche come politico. Tra l'altro sono referente per la Sanità per l'associazione Autonomie Locali italiane, stiamo organizzando degli stati generali sulla sanità proprio a Latina».
Torniamo al Comune, la sua creatura, l'Azienda per i beni comuni non sta andando proprio benissimo.
«Mi dica quale ente locale o quale azienda pubblica non sta soffrendo in questo momento di crisi? Leggo di Comuni che spengono i lampioni per riuscire a pagare le bollette, pe runa azienda che raccoglie rifiuti il conto del solo rifornimento dei mezzi è schizzato, normale sia in sofferenza. Ma il progetto è giusto, Abc è un patrimonio di questa città , sarebbe folle buttarla alle ortiche. Il piano economico finanziario va rimodulato, tutto qui, Latina ne avrà solo dei benefici. Stessa cosa vale per il Comune, i conti sono in ordine, vanno solo riallineati in funzione della crisi che stiamo vivendo».
Ripensa mai a come è finita la sua esperienza di sindaco?
«Tutte le volte che qualcuno, anche qui in ospedale, mi ringrazia per quanto abbiamo fatto. Mi è dispiaciuto soprattutto come è finita, con quella uscita dei miei avversari dal Consiglio con gli occhi bassi, senza neppure il coraggio di dire apertamente che stavano andando dal notaio. La città meritava di più».
Vittorio Buongiorno
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