Sergio Sciaudone: «Vogliamo ripartire da un nuovo concetto di comunità»

Sergio Sciaudone: «Vogliamo ripartire da un nuovo concetto di comunità»
di Rita Cammarone
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Lunedì 27 Settembre 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 11:26

L'INTERVISTA
Sergio Sciaudone, 57 anni, è candidato sindaco di Latina con la lista Solidarietà sociale. Sposato dal 1993 è padre di Francesca, 17 anni. Nato e cresciuto nel capoluogo pontino, Sciaudone svolge l'attività di giardiniere. Un artigiano dal pollice verde, un politico rosso. Esponente del Partito comunista di Marco Rizzo, affronta le imminenti amministrative di Latina sotto il simbolo di una lista politica, che abbraccia componenti ambientaliste, operaiste.
Sciaudone, quale è stato il suo approccio con la politica? «Un pestaggio subito nel 1982 da gruppi neofascisti. Poi iniziai a militare nella Democrazia proletaria e fui eletto nel 1990 consigliere di circoscrizione. Democrazia proletaria fu sciolta nel 1992 e aspettai fino al 2008 che andasse via Fausto Bertinotti per entrare nel Partito di rifondazione comunista. Oggi sto con Rizzo. Nel frattempo sono stato candidato consigliere comunale, con la Rete, nel 1993 e nel 2011 candidato sindaco di Sinistra per Latina. Nel 2018 candidato con il Partito comunista alla Camera dei deputati».
Perché per l'attuale candidatura a sindaco non si è proposto con una lista del Partito comunista? «Perché per amministrare una città abbiamo bisogno di una visione più ampia, in grado di comprendere tutte le potenzialità per poter mettere la persona sempre al centro. Noi non parliamo di economia circolare ma di umanità circolare. Se ci fossero state le elezioni politiche allora sì che mi sarei ricandidato per il mio partito. Ma per fare il sindaco è diverso».
Perché la sua lista è fuori dal campo largo del sindaco uscente, oggi ricandidato, Damiano Coletta? «Potrei ribaltare la domanda: perché Coletta non sta con Sciaudone? Ma il punto è un altro: il grande fallimento di Coletta è scaturito dall'aver diviso la città tra buoni e cattivi, tra intelligenti e stupidi, tra onesti e disonesti. Noi invece vogliamo ripartire da un concetto di comunità, quella che è andata distrutta».
E se Coletta finisse al ballottaggio con Vincenzo Zaccheo, candidato del centrodestra? «Me ne andrei al mare, sperando in una bella giornata di sole».
Sciaudone, in questi anni ha criticato molto la gestione del verde da parte dell'amministrazione Coletta. Qualcuno dice una ripicca per non aver avuto affidamenti.
«Non ho mai partecipato a bandi e non mi sono mai iscritto all'Albo delle ditte che partecipano ai bandi, proprio per evitare che si dicesse ciò, ma lo hanno detto lo stesso. La verità è che hanno messo 300mila euro all'anno, eseguendo lavori pessimi, e solo nell'ultimo anno 1,3 milioni. Un verde elettorale, in stile Democrazia cristiana».
Le piace il progetto a Gonfie Vele? «Mi sarei aspettato che fossero previsti un doposcuola gratuito, un centro culturale, una palestra popolare per dare speranza ai più poveri. Invece ho letto di uffici della Questura. Si parla sempre di legalità, ma mai di giustizia sociale. La criminalità va prevenuta con politiche sociali e culturali».
Qual è, secondo lei, l'emergenza di Latina?
«Quella abitativa. Ci sono troppe persone che dormono per strada, tra cui molti italiani. E' vero che vengono privilegiati gli stranieri: ora diranno che sono pure razzista. Dell'assessore Patrizia Ciccarelli non ho condiviso nulla, però le va riconosciuta la sua competenza. Lo studio che ha fatto fare, aggiornato a luglio 2021, sull'analisi dei bisogni è molto importante. Il prossimo assessore dovrà tenerne conto. Altra priorità è un nuovo Piano regolatore, da decidere insieme a tutti i cittadini. Il cimitero? Coletta non ha risolto, anzi».

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