Riapre il D'Annunzio, Pernarella: «Questo palcoscenico mi ha cambiato la vita»

Riapre il D'Annunzio, Pernarella: «Questo palcoscenico mi ha cambiato la vita»
di Francesca Balestrieri
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Domenica 18 Dicembre 2022, 15:08 - Ultimo aggiornamento: 15:18

Al teatro D'Annunzio il sipario si è aperto ufficialmente per la prima volta, nel 1990. In realtà all'interno già erano partite le attività per un gruppo di 40 ragazzi: circa 20 per il corso di recitazione e 20 per quello riservato ai tecnici. Era il 1989 e tra quei giovanissimi studenti c'era Clemente Pernarella.
«In quel periodo con un trascorso scolastico travagliato, decisi di iscrivermi a quel corso di recitazione, avevo neanche 18 anni e nella vita non immaginavo che avrei fatto l'attore. Invece tutto è cambiato in quel teatro dove c'è un pezzo del mio cuore. Eravamo gli unici frequentanti, in realtà il D'Annunzio doveva essere ancora aperto al pubblico, quindi l'abbiamo vissuto in pieno, il teatrino in via dei Mille fu costruito per noi. Tante ore a studiare ma anche a immaginare un teatro diverso. E oggi quell'idea è rimasta», racconta Pernarella che grazie a quel primo passo compiuto al teatro di Latina è diventato un arìttore affermato, un regista e da anni dirige anche il Fellini di Pontinia.



Oggi torna al D'Annunzio, in una veste diverse. Sarà infatti lui a guidare la direzione artistica di questa stagione di ripartenza, in collaborazione con il Comune e con l'Atcl, ma anche con altre realtà culturali.
Ha già idee chiare. «Al di là dell'interesse lavorativo, c'è qualcosa in più per me in questo D'Annunzio, c'è l'emozione di tornare a far rivivere una città perché il concetto che spesso sfugge è proprio questo: non c'è solo il teatro D'Annunzio, ma il Palazzo della Cultura. Significa che deve essere qualcosa in più, ma dal 1989 tranne la parentesi della Fonazione, non è ha mai visto questa trasformazione vale a dire essere il motore trainante della comunità, pensato per produrre cultura e per essere abitato quotidianamente. Mi sono sempre battuto per questo e continuerò a farlo».
Il problema di fondo, secondo Pernarella è che «ci si è sempre limitati a pesare a quali spettacoli portare in scena, invece no. Come l'esperienza che stiamo vivendo con il teatro Fellini è necessario fare qualcosa, dalle produzioni alle mostre, insomma fare in modo che il territorio sia in grado di dialogare con un contesto esterno. Il servizio che il teatro deve fornire non è contestuale, ma proiettato al futuro ovvero verso quello che la comunità deve raggiungere. Non lo dico io, ma Paolo Grassi e Giorgio Strehler quando parlano del teatro pubblico nell'ottica che il teatro non sia diverso da un ospedale, serve alla comunità. E tecnicamente la costruzione è complessa perché deve essere gestito in modo che sia armonico con territorio. E ovviamente non ci si può improvvisare».
 


Ma non si può neppure lasciar da parte i sentimenti. «Qui dentro ho vissuto momenti importanti della vita. Il mio debutto nel primo spettacolo prodotto dal D'Annunzio, poi nel 2010, proprio il 18 dicembre con Canale Mussolini e Pennacchi fresco del Premio Strega. Ora siamo in un momento di transizione e molto dipenderà da quanto i nostri amministratori riusciranno a prendere coscienza di quanto è importante quella struttura. E dell'indotto che potrebbe produrre con tutto quello che ne gira attorno».
Pernarella guarda al futuro: «Non bisogna lavorare sul grande nome, ma sulla linea editoriale. Sul cosa voglio che il pubblico veda, il punto di arrivo è produrre e far produrre spettacoli. Per tutto questo il D'Annunzio ha potenziale enorme, ma richiede un progetto di gestione con una consulenza gestionale e una direzione artistica. Persone che possano intercettare anche finanziamenti ministeriali».
Intanto però un primo passo è stato fatto. Tocca a lui occuparsi della direzione artistica almeno per questa stagione, seppure partita in ritardo: «Questi mesi che verranno saranno importanti per capire molte cose. Noi sappiamo quello che il Palazzo della Cultura di Latina sarà nei prossimi mesi: la prosa sicuramente, e poi il teatro ragazzi, l'intrattenimento e la danza, per un totale di circa 6 spettacoli. Un'offerta a 360 gradi con una particolare attenzione a target differenti».
Francesca Balestrieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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