Riapre il D'Annunzio, Maulucci: «Subito una compagnia stabile» `

Riapre il D'Annunzio, Maulucci: «Subito una compagnia stabile» `
di Andrea Apruzzese
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Domenica 18 Dicembre 2022, 15:03

Roberto Murolo, Uto Ughi, Rajna Kabaivanska; il teatro Dell'Aquila, il Giacomini, poi il D'Annunzio. Nomi, produzioni, luoghi. La storia teatrale di Latina parte dalla sua fondazione. A partire da quel Carro di Tespi lirico, immortalato nelle immagini dell'Archivio Luce, che in una piazza del Littorio appena costruita, negli anni Trenta, venne eretto per una edizione del Trovatore di Giuseppe Verdi. Da quelle prime esperienze, poi, Littoria avrebbe conosciuto strutture più stabili, a un tempo cinema e teatro. «Il primo fu il cinema Littoria in via Diaz - ricorda Giorgio Maulucci, storico docente e preside del Liceo Classico - che veniva chiamato Dell'Aquila dal nome del proprietario: c'era la parte al chiuso e l'arena all'aperto: d'estate si tenevano lì anche opere liriche e spettacoli di varietà. Era considerato un punto di ritrovo».

Lo sviluppo ci fu nel dopoguerra, Littoria ormai Latina, il Dell'Aquila che lasciò il posto alla Standa. Sarebbero venuti il Corso, il Supercinema, e soprattutto il Giacomini. «Oggi è chiuso, ma era fatto bene, la platea, la galleria, un bel palcoscenico con la passerella e la buca per l'orchestra, e il tetto che si apriva. Lì vennero, tra gli altri, Roberto Murolo e Uto Ughi; mentre stava suonando, c'era il tetto aperto, entrò un rondone Si sono fatte tante rappresentazioni lì». Ma per una costante e completa offerta teatrale, era necessario andare in trasferta.

«I miei alunni non li ho mai portati a teatro a Latina perché in quegli anni non c'era nulla: andavamo a Roma, ma ancora più spesso al Piccolo di Milano, e anche alla Scala». Un rapporto stretto, con strutture e artisti, tanto che, quando negli anni '80 fu costruito il nuovo istituto magistrale di Latina (fino a quel momento ospitato a Palazzo M, e nel frattempo Maulucci ne era divenuto preside), «l'allora sindaco Nino Corona decise di fare un'inaugurazione e mi chiese quale artista potesse venire. Io avevo un rapporto con Milva, che accettò, e fu un momento bellissimo. Poi divenni preside del Classico, e lì portai, tra i tanti, Dario Fo, Nicola Piovani, Mario Luzi, Pamela Villoresi; con Luzi rappresentammo una sua commedia che, a causa della censura, non fu mai portata in teatro, Pietra oscura».
Poi arrivò il nuovo teatro, ancora oggi l'ultima grande opera pubblica realizzata a Latina. «Molto, del teatro a Latina, lo dobbiamo alla passione e all'impegno di Carlo Fino. Lui, si metteva in contatto di sua sponte con artisti, strutture, andava a Roma, cercava e portava gli spettacoli a Latina, arrivarono nomi del calibro di Juliette Greco, Charlez Aznavour, Raina Kabaivanska tra gli altri».
Poi, le esperienze, non proprio positive, della Fondazione Teatro, della direzione di Luca Barbareschi o di Maurizio Costanzo. Ora, la rinascita, con Maulucci che ammonisce: «Il teatro è una cosa seria, occorrono gestione, programmazione, promozione. Aristotele diceva: Una città senza teatro è una democrazia a metà. E serve una compagnia stabile, le professionalità locali non mancano».
Andrea Apruzzese
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