Bentornato D'Annunzio: ricordi, personaggi, aneddoti, 30 anni di Teatro

Bentornato D'Annunzio: ricordi, personaggi, aneddoti, 30 anni di Teatro
di Vittorio Buongiorno e Rita Cammarone
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Domenica 18 Dicembre 2022, 15:17

L'intuizione l'ebbe, tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli Ottanta l'allora sindaco Nino Corona. Il Palacultura è nato intorno a un edificio storico, su viale Umberto I, nato come Caserma della Gioventù italiana del Littorio, realizzato nel 1942 su disegno di Oriolo Frezzotti. Fu scelto perché nel cortile vi era già un abbozzo di teatro: col senno di poi fu un limite che il Palacultura si porta ancora appresso.


Fu inaugurato nel 1989 e da allora ha avuto tante vite.

Molte gioie, ma anche dolori. La città però, alla fine gli vuole bene. Per questo oggi è un giorno di festa. Festa per i Novanta anni. Festa per il Teatro ritrovato: con la speranza che la città faccia tesoro di questi 33 anni.

Una cosa è stata chiara fin da subito. Un teatro così meritava una struttura in grado di far vivere l'intero Palacultura h24 e 365 giorni l'anno. Ma quando Latina ci ha provato ha fallito. Ecco perché la giornata di oggi è importante, ecco perché è una vera rinascita che va oltre i lavori (fatti e finiti, finalmente) e guarda al futuro.

Oggi pomeriggio quando il commissario prefettizio Carmine Valente taglierà il nastro di questa nuova inaugurazione ciascuno potrà sfogliare l'album dei propri ricordi, riannodare i fili con il passato. Ci sarà chi penserà alle luci da grande ribalta della serata di gala per l'inaugurazione della Fondazione Palazzo della Cultura che era stata affidata a un big, a Luca Barbareschi. Era il 2005. Vennero Arnoldo Foà e Michele Placido, Alessandro Gassman e Margherita Buy, Franca Valeri. Non si badò a spese, il foyer fu vestito a festa con drappi di velluto sotto l'esperta regia di una pr affermatissima come Tiziana Rocca.
Ci sarà chi preferirà ripensare invece alle prime stagioni, a quelle tirate su - con il lavoro e l'esperienza, più che con i soldi e con i lustrini - da Carlo Fino, quel gentiluomo apprezzato nei teatri che contano che spalancò le porte del teatro di Latina a grandi nomi e a talenti emergenti. Un lavoro da mediano, un Oriali del teatro, capace di far conoscere e apprezzare fuori dai confini l'ultimo teatro arrivato alla ribalta nazionale. Proprio come aveva fatto, dagli anni Settanta, l'architetto Riccardo Cerocchi, lo storico presidente del Campus Internazionale di musica che colse l'occasione del Palacultura per rifare a Latina il tradizionale concerto viennese di Capodanno. Un azzardo? Affatto. Fu un successo. Anche lui aveva girato l'Europa, di concerto in concerto, di Festival in Festival e ai grandi della musica sembrò naturale approdare a Latina anche con un cachet ridotto perché a Cerocchi volevano bene.
Tanti oggi chiuderanno gli occhi e penseranno a Franco Petracchi, mitico direttore d'orchestra che ha reso per anni il primo gennaio a Latina un evento capace di richiamare appassionati e pure vip, capace di riempire il Teatro e far divertire tutti, anche chi la Classica la frequentava poco. Strauss, polke e valzer, Cajkovskij e Rossini. Tutti sereni per un giorno fino al brindisi finale di buon augurio.
Il Palacultura è stato degno di questo nome. Come non ricordare oggi il Premio Tascabile? Un evento voluto da Edoardo Castagnina, storico libraio latinense arrivato da Asmara nel 49, che lo ideò e organizzò insieme a Mario Ferrarese: chiamarono Giulio Andreotti a presiedere la giuria.
E poi teatro. Tanto. Lo spettacolo del 2001 quando Giorgio Albertazzi interpretò Falstaff e le allegre comari di Windsor con la regia di Gigi Proietti. Nel frattempo era arrivato il nome, voluto da Ajmone Finestra malgrado in molti si fossero chiesti che c'entrava il grande poeta abruzzese con l'agro pontino e il sindaco aveva replicato sottolineando la vicinanza dello scrittore alla popolazione italiana d'Istria, di Fiume e della Dalmazia, presente nella città pontina ormai da decenni.
Nel 2004 fu la prima volta al D'Annunzio del premio Oscar Nicola Piovani che è poi tornato esattamente 10 anni dopo raccontando la sua musica e il suo modo di lavorare e comporre. Non sono mancati concerti di musica pop: in tanti ricordano ancora quello di Fiorella Mannoia nel 2005, o De Gregori nel 2008. Un anno prima, Gabriele Lavia, intrattenne gli studenti delle scuole di Latina e provincia e delle università nelle ore precedenti i suoi spettacoli al D'Annunzio. Lezioni da portare nel cuore.
Anni pieni anche di colpi di scena. Come quando, dopo Barbareschi arrivò a guidare il D'Annunzio, Maurizio Costanzo. La sua permanenza durò appena un anno. Poi nel 2010, il commissario straordinario del Comune di Latina Guido Nardoni sciolse la Fondazione, mentre nel teatro si notavano i segni dell'usura e iniziò a pioverci dentro.
Da allora si è andati avanti tra alti e bassi. Un altro commissario prefettizio, Giacomo Barbato, nel 2015 decise di chiuderlo è affidò i primi lavori di manutenzione. Il resto è storia di oggi. Ci sono voluti sette anni di progetti e di lavori - durante l'amministrazione di Damiano Coletta - per ottenere l'agibilità, che si è scoperto, il Teatro comunale non aveva mai avuto. In questi anni di stop due sole parentesi. Il bellissimo Copenaghen con Massimo Popolizio, Umberto Orsini e Giuliana Lojodice, andato in scena il 4 novembre 2018. E un concerto di Capodanno. Stop. Ma la parentesi è finita. Da oggi si riparte.
Vittorio Buongiorno
Rita Cammarone
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