Mafia a Latina, il clan faceva affari d'oro con la droga

Mafia a Latina, il clan faceva affari d'oro con la droga
di Laura Pesino
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Sabato 20 Febbraio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 11:38

Affari d'oro con la droga nel gruppo Cha Cha- Travali. Il traffico di stupefacenti era senza dubbio il business principale dell'organizzazione, come emerge dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e dalle ricostruzioni degli inquirenti finite nelle lunghe pagine dell'ordinanza del gip Andrea Fanelliche, all'alba di mercoledì scorso, ha portato all'arresto di 19 persone nell'ambito dell'operazione Reset.
Proprio le rivelazioni di Agostino Riccardo e Renato Pugliese «offrono lo spaccato di un gruppo solidamente organizzato su Latina e provincia, in grado scrive il magistrato di commercializzare importanti partite di sostanze stupefacenti e di vincere la concorrenza di altri gruppi meno organizzati». L'organizzazione si avvaleva di quattro principali fornitori: Gian Luca Ciprian, già arrestato con un carico ingente di droga in Spagna, per la cocaina; Luigi Ciarelli per l'hashish (anche lui arrestato negli anni scorsi al porto di Livorno con un carico di droga arrivato dalla Colombia) e Valerio Cornici insieme ad Alessandro Zof per la marijuana. Il padre di Angelo, Giuseppe Travali, si occupava invece di organizzare la rete di spaccio mentre al fratello Salvatore era affidato il ruolo di capozona.


Nella rete c'era poi una lunga serie di altri personaggi fidatissimi che garantivano approvvigionamenti e distribuzione, la gran parte dei quali indagati a piede libero nella nuova inchiesta condotta dalla squadra mobile. Infine, un fitto gruppo di pusher che si occupava delle piazze di spaccio del capoluogo, in cui figurano Davide Alicastro, Giovanni Ciaravino, Silvio Mascetti, Alessandro Anzovino, Antonio Peluso, Matteo Gervasi (quest'ultimo solo indagato).
La posizione di predominio dell'organizzazione era garantita anche dal controllo di altre piazze di spaccio: di Cisterna si occupava Fabio Benedetti; di Sezze Ermes Pellerani, infine di Aprilia Cristian Battello.
Ben tre spedizioni punitive sono ricostruite nell'inchiesta ai danni di spacciatori indipendenti che i Travali intendevano costringere a lavorare per loro, con colpi di arma da fuoco esplosi su un'auto, contro l'abitazione e anche contro un bar della famiglia di uno pusher, mentre a un altro concorrente avevano sparato mancandolo.

Le modalità di controllo del territorio, le intimidazioni ai rivali, la gestione delle piazze di spaccio per conquistare il predominio sono tutti elementi che configurano il reato associativo e l'esercizio del metodo mafioso, come riconosciuto dal gip. Partecipi dell'organizzazione erano stati anche Pugliese e Agostino. Il primo in particolare racconta agli inquirenti che Angelo Travali lo aveva fatto entrare nel sodalizio affidandogli cinque chili di erba e facendogli guadagnare fino a 5-6mila euro al mese puliti. Travali ne metteva in tasca anche 15mila ed era arrivato perfino a 120mila.

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Laura Pesino
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