Via Ezio, dalla Sel dei Nistri alla Elletre degli Annunziata ma il futuro è commerciale

Via Ezio, dalla Sel dei Nistri alla Elletre degli Annunziata ma il futuro è commerciale
di Vittorio Buongiorno
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Venerdì 4 Giugno 2021, 05:02 - Ultimo aggiornamento: 12:02

«Io ci ho lavorato dal 70 al 72 e con me c'erano Giancarlo Rotelli, Pasquale Pirolozzi, Pino Pivotto, i fratelli Bencich, tutti noi del Villaggio Trieste. Dopo la sua chiusura come SEL Società Elettromeccanica Latina, la fabbrica fu rilevata dal Gruppo Annunziata per fare detersivi e guanti di gomma, fino alla chiusura». Lo racconta Claudio Sperandio su Facebook segnalando un errore nel mio articolo sul sito dismesso di via Ezio, pubblicato martedì. In effetti l'ormai ex sito artigianale di via Ezio è un pezzo di storia di Latina che merita di essere raccontata.


Tutto inizia quando una famiglia di imprenditori romani decide di aprire al Villaggio Trieste la Società Elettromeccanica Latina. L'idea è di Raffaele Nistri, figlio del fondatore della Omi, attiva nella Capitale dagli Anni Venti. Lo racconta Pia Toscano nell suo libro Imprenditori a Roma nel secondo dopoguerra edito da Cangemi. Nistri diventa prima vicepresidente, poi presidente della Omi, consentendone «il salto di qualità nel campo della aerofotogrammetria e dell'elettromeccanica di precisioni». A Latina la Sel realizza «costruzioni metalliche in genere, strutture portanti in acciaio, impalcati in acciaio, ponti in acciaio per edifici e capannoni, ponti», come riporta la scheda dell'annuario Kompass dell'epoca. Sono gli anni della Cassa per il Mezzogiorno: infatti l'Istituto Luigi Sturzo ha in archivio una foto dell'inaugurazione, il del 20 maggio 1967, con Giulio Andreotti.


Alla fine degli anni Settanta la Sel lascia il posto alla Elletre, società del Gruppo Annunziata, storica famiglia di imprenditori di Ceccano. E' il 1978 quando inizia la produzione di guanti in gomma, ma nel 1980 gli operai vanno già per sei mesi in cassa integrazione. La situazione va peggiorando nel decennio successivo e nel maggio del 1997 la proprietà annuncia «l'intenzione di mettere in liquidazione l'azienda pontina», come riporta il Messaggero. Si va allo scontro dopo che «l'amministratore delegato dell'Annunziata, Poidomani, e il liquidatore, ingegner Vincenzi» illustano il piano di smantellamento della fabbrica, ma la Fulc lo rifiuta e «chiede procedure alternative». Non arriveranno. E' il de profundis.
Il sito viene abbandonato.

Confindustria lo censisce nel nuovo millennio tra quelli dismessi da recuperare e rilanciare, specificando però che versa in pessime condizioni: «Da una prima valutazione, i costi per il recupero appaiono elevati». E' così che il compendio diventa un gigantesco rifugio per clandestini. Fino al 16 luglio del 2003, quando scatta un maxi sgombero. «Poliziotti, carabinieri, finanzieri, vigili urbani, un'ottantina di uomini sono entrati a notte fonda, un'incursione per cogliere di sorpresa questo mondo di disperati che viveva in condizioni disumane» scrive Monica Forlivesi il giorno dopo sul Messaggero. «Era una delle piaghe sociali di Villaggio Trieste, come urlano da mesi gli abitanti di quella zona». Nei capannoni vengono sorpresi in 144, tra montagne di rifiuti. «Solo quattro hanno il permesso di soggiorno - spiegò l'allora questore Paolo Cossu - un uomo e una famiglia composta da madre, padre e figlio di tre anni.

Gli altri 140 sono clandestini, un solo albanese, che tra l'altro è stato arrestato, e tutti rumeni».


Ci sono voluti anni prima che qualcuno si lanciasse nel tentativo di recupero dell'ex Sel. E' Giuseppe Esposito, titolare della Stim, che intravede l'affare: rileva il sito e dopo l'approvazione del Piano Casa chiede il cambio di destinazione parziale da artigianle in commerciale, e, beneficiando di una norma valida nei primi mesi di applicazione della legge, ottiene il via libera in deroga agli strumenti urbanistici. Nel 2017 presenta il progetto e nel 2019 il Suap del Comune di Latina rilascia la concessione. Il 15 maggio scorso apre il cantiere.

Le palazzine del vecchio sito sono già state abbattute. Il futuro sarà commerciale. Come? Una idea possiamo farcela guardando i rendering pubblicati sul sito dello studio di architettura più86, che con Giuseppe Esposito hanno già lavorato. Il progetto si chiama Ezio 2.0 e prevede negozi, percorsi e strutture commerciali di medie dimensioni. I lavori dovrebbero terminare a maggio del prossimo anno.
Vittorio Buongiorno
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