Parte da Latina il grido di Nikita e dei suoi amici: «Fermiamo la disinformazione»

Parte da Latina il grido di Nikita e dei suoi amici: «Fermiamo la disinformazione»
di Serena Nogarotto
3 Minuti di Lettura
Domenica 20 Marzo 2022, 11:20

Ci sono tanti modi di combattere una guerra. Alzare la voce contro le fake news e la disinformazione è la forma con cui Nikita, studente universitario di Latina originario di Chernigov, lo fa dal primo giorno. «Non si può tacere davanti all'orrore di questa guerra e alle false notizie che circolano costruendo così un'immagine sbagliata del mio Paese e della mia gente. Parlo anche a nome di alcuni miei amici russi e bielorussi con cui sono cresciuto a Chernigov e che ho incontrato a Kiev, e che oggi sono lì sotto le bombe a resistere all'invasione russa».
Nikita ha 23 anni e, come altri suoi coetanei, utilizza le potenzialità dei social network per far conoscere quello che sta accadendo nella sua città di origine, tra le più colpite dai bombardamenti. In questi giorni sta collaborando attivamente alla gestione di canali Telegram, Facebook e ad altre app dedicati ai rifugiati ucraini, che tra l'altro offrono indicazioni pratiche su come muoversi nella burocrazia italiana o come chiedere aiuto e assistenza.
«E' stata lanciata un'allarmante campagna di deumanizzazione e odio contro gli ucraini, non si può non alzare la voce e raccontare al mondo quello che sta succedendo» è il grido di Nikita e dei suoi amici, di cui preferisce non fare i nomi perché non vuole metterli in pericolo. «La narrazione bellica fatta dalla propaganda russa, amplificata dai partiti filorussi italiani e del resto del mondo, è basata su notizie completamente false e distorce la realtà dei fatti: il leader del Cremlino parla di azione denazificazione, ma l'Ucraina è un paese democratico come dimostrano le elezioni del 2014 e 2019 da cui, anzi, è emerso un forte potere politico dei partiti filorussi. Il nostro presidente Zelenski ha origini ebraiche. Tra il popolo ebreo e quello ucraino ci sono forti legami di sangue e culturali, anche in seguito ad una massiccia migrazione di famiglie ebraiche dalla Polonia e dalla Russia».
E ancora: «Storicamente l'Ucraina è sempre stata vicina alla Russia. Questa guerra brutale segna la prima vera rottura. La cosa più dolorosa è che le città più bombardate e dove ci sono i combattimenti più feroci sono proprio le città dove la popolazione è maggioranza russofona».
«UNA GUERRA INATTESA»
Una guerra non voluta, non cercata e non attesa. «Nessuno si aspettava davvero questa guerra continua Nikita - Appena è scoppiata ho chiamato i miei familiari, non riuscivano a credere a quello che stava accadendo. Oggi, tantissimi ucraini vivono come ratti dentro la metro per paura dei continui bombardamenti. I russi dicono che non uccidono i civili, invece lo stanno facendo dal primo giorno. La propaganda russa parla di un acceso odio all'interno della popolazione ucraina, tra ucrainofoni e russofoni, ma non è così: i giovani russi, bielorussi e ucraini si sono sempre sentiti molto vicini tra di loro. Io ho sempre ascoltato musica russa e non ho mai avuto problemi di relazioni con i miei coetani. Purtroppo, dopo i primi giorni dallo scoppio della guerra ho perso i contatti con i miei amici in Russia. Uno di loro partecipava alle proteste, ma in Russia le proteste subiscono sempre la repressione».
In questo mare di notizie, in cui non è facile distinguere quelle false da quelle vere, Nikita chiede di non abbandonare i suoi amici e la sua gente: «Il popolo ucraino non merita di morire sotto le bombe russe. L'abbiamo voluta noi un'aggressione che non abbiamo provocato in nessun modo? Vogliamo davvero chiudere un occhio e far finta che tutto questo non sia reale o vogliamo dimostrarci di nuovo umani e solidali e, nel nostro piccolo, fare qualcosa per impedire che tutto questo orrore continui?».

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