Attentato alla Ciolfi: in aula il drammatico racconto

Attentato alla Ciolfi: in aula il drammatico racconto
di Elena Ganelli
3 Minuti di Lettura
Martedì 16 Gennaio 2024, 11:43

«E' stato uno dei momenti più angoscianti che la nostra famiglia è stata costretta a vivere. Quella sera eravamo già a letto quando abbiamo sentito un rumore fortissimo, il tempo di uscire in giardino e la macchina di mio marito stava bruciando. Le fiamme erano altissime, arrivavano fino al primo piano: poi sono arrivati i vigili del fuoco ma l'auto era quasi completamente distrutta».

Sono le parole con le quali la consigliera comunale Maria Grazia Ciolfi ricostruisce l'attentato messo a segno l'11 settembre 2019 ai danni di una delle auto della sua famiglia, data alle fiamme all'interno del cortile della villetta dove vive con il marito e i figli nell'udienza del processo a carico di Valentino Mandrelli, 34enne di Velletri chiamato a rispondere di minaccia a un pubblico ufficiale, danneggiamento a seguito di incendio e violazione di domicilio. Reati per i quali l'altro imputato, il 44enne Gianni Mastrostefano considerato il mandante - ha patteggiato una pena di un anno e mezzo di reclusione. Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Clara Trapuzzano la Ciolfi ricorda non soltanto quella nottata di terrore ma anche il periodo successivo all'attentato, compiuto quando aveva la delega alle Politiche ambientali, patrimoniali urbanistiche e produttive della Marina ed era vice presidente della Commissione Governo del territorio e Lavori pubblici del Comune capoluogo.
«I mesi successivi sono stati piegati dall'ansia, dalla paura per noi e per i nostri figli ha ricordato in aula e così è stato fino al giorno degli arresti che hanno dato risposte e sollievo per la chiusura delle indagini, ma hanno anche aperto un'ulteriore dolorosa consapevolezza, quella di dovere sottostare, nell'esercizio della pubblica funzione, a possibili atti ritrosivi e intimidatori».
La consigliera ha ricordato come si sia arrivati a identificare i responsabili anche attraverso le telecamere di sorveglianza della villetta vicina dalle quali si vedeva una persona scavalcare il cancello.
«Quando è emerso che si trattava di un incendio doloso abbiamo cominciato a interrogarci su chi poteva avercela con noi ma fino agli arresti non avevo collegato quel gesto ad alcune attività che avevo svolto come delegata alla marina». Poi ha spiegato, rispondendo alle domande degli avvocati Stefano Reali e Domenico Casillo che si sono costituiti parte civile per lei e per il marito Paolo Pelagatti così come il Comune di Latina rappresentato dall'avvocato Francesco Cavalcanti, che si era occupata di alcuni abusi commessi sulla spiaggia a ridosso di Valmontorio in un'area con vincolo di inedificabilità dove era stata realizzata una recinzione abusiva. Area di proprietà di Mastrostefano che non aveva gradito le segnalazioni della Ciolfi ai competenti uffici comunali. Nel corso dell'udienza è stato ascoltato anche il marito il quale ha sottolineato come non avesse avuto dissapori in ambito professionale che potessero giustificare un gesto di tale violenza. «Solo operando sinergicamente, tra amministratori rigorosi e cittadini attenti - commenta la Ciolfi - sarà possibile voltare pagina. Il rispetto delle regole così come il contrasto attraverso la denuncia sono pratiche che tutti dovremmo adottare».
Il processo è stato aggiornato al 3 luglio quando saranno ascoltati altri testi dell'accusa.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA