Zingaretti: «Bis della Raggi? Una minaccia per i romani»

Altolà di Zingaretti: «Il bis della Raggi minaccia per Roma»
di Simone Canettieri
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Sabato 23 Maggio 2020, 01:24 - Ultimo aggiornamento: 17:53

«La ricandidatura di Virginia Raggi? Per i romani questa non è una notizia, ma una minaccia». Così Nicola Zingaretti chiude seccamente la porta a qualsiasi tipo di alleanza o sostegno alla grillina in vista delle prossime elezioni nella Capitale. Ieri leggendo sulle agenzie di stampa l’ennesima dichiarazione (allusiva) della sindaca su un bis in Campidoglio, il segretario del Pd non si è trattenuto. E ai suoi collaboratori ha affidato questa battuta che non lascia spazio a interpretazioni. 

Zingaretti partecipa all'assemblea dei segretari dei circoli PD in videoconferenza

Un modo, una volta per tutte, per sgomberare il campo dalle illazioni che girano sul leader del Nazareno e presidente della giunta del Lazio. In molti - in virtù del governo giallorosso e dei buoni rapporti in Regione con i grillini - lo accusano di voler puntare a un patto di desistenza con Raggi: «Ma per favore, non esiste», spiegano dal Pd. «Avremo il nostro candidato per rilanciare Roma dopo anni fallimentari», è il ragionamento dei vertici dem.
 



IL PROFILO 
Parlare di nomi per il momento è prematuro, però. Perché l’emergenza coronavirus ha bloccato tutto, anche le trattative a fari spenti nei sotteranei della politica. D’altronde, a quattro mesi dalla tornata delle regionali, manca ancora il nome, per esempio, del candidato pd in Liguria. Figurarsi, dunque, la partita di Roma: complicata, non scontata, e comunque complessa proprio in virtù dell’alleanza che guida e regge il governo. 
Da quanto risulta, il centrosinistra punterà a una campagna elettorale molto incentrata sulla destra, sul «pericolo» che torni a guidare il Comune. Allo stesso tempo, si possono già immaginare i salti mortali che i vertici del Nazareno dovranno comunque fare per attaccare Raggi senza destabilizzare troppo l’esecutivo del premier Conte. Obiettivo non semplice: evitare una rissa continua di dichiarazioni tra ministri dem e ministri pentastellati. 
Ma questa, ragionano i collaboratori del segretario, è una fase che si vedrà dopo. Un pezzo per volta. Per il momento c’è una certezza scolpita sulla pietra. Per Zingaretti altri cinque anni di Raggi in Campidoglio equivalgono a «una minaccia per i romani». Quello che manca però è lo sfidante. Tra le tante illazioni e ballon d’essai che girano in questi giorni, ne è filtrata una più credibile e autorevole : quella di David Sassoli, l’attuale presidente del parlamento europeo, già candidato alle primarie del 2013 poi vinte da Ignazio Marino. C’è però da aggiungere che in caso di una sua disponibilità e di un eventuale via libera del Nazareno, Sassoli dovrebbe lasciare con sei mesi d’anticipo la presidenza del Parlamento europeo. Da qui la necessaria cautela.

Discorso diverso invece per Carlo Calenda. Il leader di Azione e parlamentare europeo viene spesso evocato. Ma lui smentisce e dal Pd negano con forza: «Ci attacca tutti i giorni, come pensa di poter essere appoggiato da noi? Non se ne parla».

Il quadro dunque è più che mai in evoluzione anche se lentamente iniziano a mettersi in moto la macchina del Nazareno. Molto dipenderà anche dalle scelte del centrodestra: il nodo del candidato tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni è lontano dall’essere sciolto. Sicuramente, però, Fratelli d’Italia farà un passo indietro a favore della Lega nel territorio dove è nata ed è radicata. Tuttavia l’intesa tra i due leader della destra non c’è, così come la corsa di eventuali pretendenti al colle capitolino.

«Molto dipenderà - spiegano da Fdi – anche dal governo che avremo nel 2021. Se rimarrà questo, servirà una figura molto politica». E così ritornano a girare i nomi - anche se lui smentisce - di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera. I giochi sono appena iniziati. Alcune porte si stanno per aprire, altre si sono definitivamente chiuse.

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