Sicilia, blitz all’Ars: a sorpresa risorgono le Province

Sicilia, blitz all’Ars: a sorpresa risorgono le Province
di Antonio Calitri
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Venerdì 11 Agosto 2017, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 19:44
Dopo aver conquistato il record negativo di 13 sedute e 10 ore di lavoro in tre mesi, l’Assemblea regionale siciliana mette il turbo prima delle vacanze e in pochi giorni, tra finanziaria bis, sblocco fondi per i dipendenti e riforma dei consorzi di bonifica reintroduce sia l’elezione diretta per le (ex) province che il mega ufficio stampa dell’ente. Due bandiere del governatore Rosario Crocetta che in pratica vengono affossate a meno di tre mesi dalla fine del suo mandato. A partire dal ritorno del voto diretto per presidenti e consiglieri nelle ex province seppur ribattezzate città metropolitane e liberi consorzi, messo in calendario ieri con un vero e proprio blitz da parte dei deputati regionali che hanno chiesto il voto immediato e poi l’hanno approvato senza problemi. Così, dalla prossima primavera, quando scadranno gli attuali consigli, si torna al passato, con tanto di «rimborsi spese» per i consiglieri e stipendio del presidente equiparato a quello dei sindaci. Un vero sberleffo per il governatore Crocetta, hanno esultato dall’opposizione di centrodestra. Mentre quella dei grillini che ha votato contro, ha festeggiato in vista dei consensi che prevede di aumentare per il sentimento di antipolitica che suscita questo ritorno al passato.

L’ANNUNCIO IN TV
Tutti in aula hanno ricordato l’annuncio che Crocetta fece nell’Arena di Massimo Giletti nel febbraio del 2013, quando eletto da appena quattro mesi annunciò che avrebbe abolito le province. Un mese dopo, mentre Graziano Delrio, appena entrato in Parlamento incominciava a lavorare alla sua riforma per le province delle regioni ordinarie, effettivamente l’Ars approvava la prima norma sull’abolizione delle province e un anno dopo, istituisce i liberi consorzi di comuni. Ad agosto nell’anno scorso poi viene introdotta la norma per le elezioni di secondo livello proprio sulla linea della legge nazionale. Adesso invece si ritorna all’origine con un disegno di legge che pur non modificando il nome ai liberi consorzi, reintroduce l’elezione diretta. Norma che per il deputato Pd Giovanni Panepinto sarà impugnata poiché in contrasto con la riforma Delrio.

LO SPOT
Anche per l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici, «la decisione del parlamento siciliano di approvare gli articoli della legge che ripristina l’elezione diretta a suffragio universale del sindaco metropolitano è una palese violazione della norma nazionale» e denuncia: «Questa legge rappresenta uno spot che servirà soltanto a fare propaganda elettorale.
E’ evidente che questa legge sarà inevitabilmente impugnata dal governo nazionale». Per il deputato di Forza Italia, Vincenzo Figuccia, primo firmatario della riforma, al contrario, «abbiamo messo fine alla riforma più strampalata di Rosario Crocetta. Le ex province sono state massacrate da scelte scellerate del Pd per cinque anni. Ora si vede un po’ di luce. Torna anche la democrazia con il voto a suffragio universale». Alla fine, con 32 favorevoli su 47 votanti, a fronte di un’assemblea che conta 90 deputati, la legge passa. Solo pochi giorni fa, sempre in questo rish finale agostano, l’Ars aveva dato un altro colpo alle riforme volute da Crocetta. Anzi, proprio a uno dei suoi primissimi provvedimenti, quando appena insediato cancellò il mega ufficio stampa regionale formato da 24 giornalisti. L’Assemblea regionale con un voto bipartisan ha approvato un impegno di spesa di 650 mila euro l’anno per la reintroduzione dell’ufficio stampa, formato questa volta da 20 giornalisti, di cui la metà però, da pescare tra quelli che facevano parte del vecchio ufficio stampa abolito.
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