Pensioni alte, ecco i tagli: prelievo arriva al 30%

Pensioni alte, ecco i tagli: il prelievo arriva al 30%
di Luca Cifoni
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Giovedì 23 Maggio 2019, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 21:37

Sono circa 24 mila i pensionati che, avendo un assegno di importo superiore ai 100 mila euro lordi l’anno, si vedranno applicare da giugno la riduzione prevista dalla legge di Bilancio.

Inps, a giugno scatta il conguaglio per le pensioni

Naturalmente all’interno di questa platea esistono situazioni molto diverse: si va dagli ex lavoratori che superano la soglia di poche migliaia di euro alla ventina di fortunati che godono di un trattamento superiore al mezzo milione di euro. Il taglio non farà piacere a nessuno, ma l’effetto è molto diversificato a seconda delle cifre in ballo. 



IL MECCANISMO
Il meccanismo voluto dal Movimento Cinque Stelle (che ha sostituito in corsa una formula ancora più complicata e basata sugli anni di anticipo della pensione) prevede infatti che le percentuali di decurtazione scattino in modo progressivo al di sopra del tetto dei 100 mila euro: 15 per cento sulla parte di pensione fino a 130 mila, 25 per cento oltre questa soglia e fino a 200 mila, 30 per cento fino a 300 mila, 35 per cento fino a 500 mila e infine 40 per cento sulla quota che supera il mezzo milione. Per tutti dunque la “porzione” dell’assegno fino a 100 mila non viene toccata: l’incidenza effettiva del taglio sull’intero importo crescerà progressivamente all’aumentare del totale.
Va ricordato che per queste pensioni il “sacrificio” si aggiunge all’effetto della nuova rivalutazione, decisa sempre in legge di Bilancio, che riguarda complessivamente una platea ben più vasta (5,6 milioni di trattamenti).

Vediamo ora alcuni esempi. Per un assegno di 110 mila euro l’anno la decurtazione corrisponderà al 15 per cento dei 10 mila euro che superano la soglia: quindi 1.500 euro l’anno. Riportato su base mensile ed espresso in termini netti (tenendo conto della tassazione Irpef e delle addizionali locali in vigore a Roma) il taglio sarà di 61 euro: in percentuale è circa l’1,2 per cento. Con un importo di partenza appena più alto (120 mila euro l’anno), l’assegno mensile netto verrà ridotto di 122 euro perdendo il 2,2 per cento. Le conseguenze sono un po’ più visibili se partiamo da 150 mila euro, pensione per la quale scatta la seconda aliquota del 25 per cento: l’interessato dovrà rinunciare a 386 euro al mese, con un prelievo effettivo del 5,8 per cento.

L’Inps ha previsto che da giugno insieme alla riduzione scatti anche la restituzione delle somme percepite in più nel periodo che va da gennaio a maggio. La trattenuta degli arretrati sarà suddivisa su tre mensilità, quindi fino a quella di agosto. Nel caso dell’assegno da 150 mila euro l’anno ci sarà quindi anche un conguaglio da 643 euro. Al crescere dell’importo della pensione, l’effetto della nuova misura si fa via via più pesante: poco più del 10 per cento per una pensione da 200 mila euro lordi l’anno (che si vede ridurre l’importo di 893 euro) e quasi il 17 per cento con 300 mila. Nel caso di un trattamento annuale da 600 mila euro, i numeri si fanno decisamente rilevanti: 6.474 euro di taglio mensile con un’incidenza effettiva del 26%. Per importi ancora maggiori si può arrivare al 30.
 


LA CIRCOLARE
La circolare dell’Inps, interpretando la legge, ha escluso dal taglio oltre alle varie forme di pensione di invalidità anche quelle che risultano dal cumulo con casse private oppure da totalizzazione. Contro la norma della legge di Bilancio ha già annunciato ricorso la Cida, la Confederazione sindacale dei dirigenti, categoria tra le più colpite. L’obiettivo è che i giudici investiti della questione la rimettano alla Corte costituzionale, in modo che questa si pronunci sulla legittimità dell’intervento: i dirigenti ovviamente sperano in una censura. A favore del taglio («scelta di equità sociale») si è invece pronunciato ieri il leader dell’Ugl, Paolo Capone.
 

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