Monte dei Paschi, Morelli va a Francoforte per trattare con la Bce

Monte dei Paschi, Morelli va a Francoforte per trattare con la Bce
di Rosario Dimito
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Giovedì 29 Dicembre 2016, 01:10 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre, 07:58

Marco Morelli tornerà in Bce meno di un mese dopo la missione (6 dicembre) nella quale aveva chiesto la proroga di circa un mese per la ricapitalizzare di 5 miliardi sul mercato. L’ad del Montepaschi volerà a Francoforte nei primi giorni della prossima settimana: questa volta per provare a ottenere uno sconto su un’altra operazione di rafforzamento, completamente diversa che sta accendendo daccapo gli animi tra l’Italia e l’Europa. 

Fallita la ricapitalizzazione privata, Mps deve utilizzare la cura ricostituente del Tesoro per sventare il bail-in: una ricapitalizzazione precauzionale di 8,8 miliardi applicando la procedura della condivisione dei rischi (burden sharing), di cui 6,3 necessari per consentire all’istituto di colmare il deficit tra l’indice patrimoniale negativo di 2,4 miliardi (- 2,44%) accusato nello scenario avverso degli stress test al 2018 fondato su simulazioni campate in aria e un tetto dell’8% ritenuto empiricamente ottimale in caso di ipotetico scenario catastrofico.

La costituzione di questa maxi-riserva di capitale era stata prescritta nella terapia d’urto alle quattro grandi banche greche. Questo accostamento ha indispettito le Autorità italiane: Palazzo Chigi e via XX Settembre sono insorti scendendo in campo contro Ssm (Meccanismo di vigilanza unico) annunciando un pressing politico a sostegno del Montepaschi.

Sul piano puramente tecnico, però, è il capo azienda di Rocca Salimbeni a confrontarsi con l’Autorità bancaria europea. Nel comunicato del cda straordinario riunito a Santo Stefano, si faceva riferimento alle interlocuzioni con Bce «per comprendere le metodologie sottese ai calcoli effettuati» che hanno portato a una richiesta così alta.
 
IL JOLLY DELLA REDDITIVITÀ
E’ improbabile che il Consiglio di Vigilanza torni sui suoi passi, riducendo l’importo. Il Mef potrebbe versare fino a 6,6 miliardi pari al 75% mentre poco più di 2 miliardi arriveranno dalla conversione dei bond, salvo quella parte del retail che volesse farsi rimborsare dallo Stato. Piuttosto il banchiere vuol comprendere i calcoli sottostanti la ricapitalizzazione e le possibili soluzioni. La cifra che il Mef scriverà sull’assegno dipenderà dal piano industriale che verrà preparato. Sarà una versione molto più aggressiva di quella del 25 ottobre, anticipando e alzando gli obiettivi di un anno, al 2018 visto che lo Stato in 18-24 mesi deve smobilizzare la quota.

Una riduzione dell’esborso pubblico dipenderà dalla capacità di generare una redditività sostenibile. Il nuovo piano di ristrutturazione dovrà essere presentato entro due mesi alla Ue: lo prevede la procedura per richiedere la garanzia dello Stato su nuove obbligazioni da emettere come sostegno alla liquidità. Il confronto con la Ue sarà però successivo a quello fra Siena e il Tesoro, per cui l’istituto dovrebbe predisporre il progetto entro gennaio.

Il nuovo Mps dovrebbe perciò aumentare al 2018 gli utili di 1,1 miliardi stimati al 2019, aumentando anche i ricavi rispetto ai 4,5 miliardi. Come? Tagliando ancora i costi e smaltendo le sofferenze in modo da dimezzare il texas ratio (npl/patrimonio) dall’attuale 200 al 100%. Sarà necessario ricorrere a una terapia d’urto non essendoci più l’operazione Atlante su 27,7 miliardi lordi. E di questo Morelli potrebbe iniziare a discuterne a quattr’occhi.

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