Mps, il gelo di Bruxelles: «Nessuno sconto sull'aumento Mps»

Mps, il gelo di Bruxelles: «Nessuno sconto sull'aumento Mps»
di David Carretta
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Giovedì 29 Dicembre 2016, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 15:39

BRUXELLES - Mentre dalla Germania ieri è arrivato un richiamo sul rispetto delle regole nel salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, le istituzioni comunitarie mostrano segnali di irritazione per le polemiche scatenate in Italia dalla richiesta della Bce di procedere ad una ricapitalizzazione da 8,8 miliardi. «Meglio risolvere il problema una volta per tutte con una cifra adeguata ed evitare mezze misure che, come in passato, prolungherebbero l'agonia di Monte Paschi», spiega una fonte europea, sottolineando che se il conto della ricapitalizzazione è salito nelle ultime settimane è per alcune scelte politiche effettuate a Roma.

La decisione di non danneggiare i piccoli risparmiatori ha avuto un impatto significativo, così come i ritardi nel lanciare il salvataggio di Monte Paschi. Gli 8,8 miliardi serviranno «a restaurare la fiducia nella banca». Commissione e Bce sono sotto la pressione della Germania, che chiede di adottare una linea dura su Monte Paschi, dopo le concessioni all'Italia per salvaguardare i piccoli risparmiatori. Le regole europee «non devono essere aggirate», ha avvertito un portavoce del ministero delle Finanze tedesco, chiedendo a Bce e Commissione di «verificare e fare in modo che le autorità italiane rispettino» la normativa su bail-in e salvataggi bancari nel caso di Mps. Agli occhi di Berlino la ricapitalizzazione precauzionale può essere usata solo in «circostanze eccezionali» e sulla base di «strette condizioni». Monte dei Paschi «deve essere solvibile e i fondi pubblici non devono essere usati per coprire perdite». Soprattutto, secondo il ministero diretto da Wolfang Schaeuble, «azionisti e obbligazionisti subordinati dovrebbero essere i primi a essere chiamati in causa».

Ufficialmente ieri la Commissione non ha voluto commentare le richiesta della Bce di far passare la ricapitalizzazione da 5 a 8,8 miliardi. «E' una questione di supervisione che riguarda la Bce», ha detto un portavoce dell'esecutivo comunitario. Ma, ai piani alti della Commissione, le polemiche in Italia sono viste come pretestuose e pericolose. Il conto del salvataggio per lo Stato è lievitato a 6,5 miliardi, perché il governo ha voluto ad ogni costo tutelare gli investitori allo sportello. «Abbiamo interpretato le regole in modo flessibile per andare incontro al governo, ma con il bail-in degli obbligazionisti subordinati i contribuenti italiani avrebbero risparmiato circa 2 miliardi», dice un altro funzionario che preferisce rimanere anonimo. Bruxelles punta il dito anche contro la scelta di rinviare il salvataggio a dopo il referendum sulla riforma costituzionale. «Se il governo italiano si fosse mosso la scorsa estate, quando era stato raggiunto un accordo di massima con l'antitrust europeo, il buco non sarebbe cresciuto così tanto», spiega il funzionario. Dentro la Commissione c'è chi teme che, per evitare ulteriori scelte difficili, il governo temporeggi su altre banche che hanno bisogno di aiuto. «L'Italia deve muoversi in fretta e con forza per fare pulizia dove serve», dice il funzionario. Per Bruxelles, «il governo italiano farebbe bene a prepararsi ad altre decisioni dolorose. Altri ritardi non faranno che peggiorare la situazione per tutto il sistema bancario», avverte il funzionario.

Ad ogni modo, il dossier più urgente per l'antitrust europeo è il rinnovo dello «scudo per la liquidità» per le banche, che era stato approvato il 30 giugno e scade il 31 dicembre. Il via libera al prolungamento di altri sei mesi è atteso entro venerdì. Il governo italiano è già in contatto con la Commissione per poterlo utilizzare con Monte Paschi. Se Roma fornirà tutte le informazioni richieste. L'antitrust è pronto ad approvare liquidità di emergenza in tempi rapidi. Per la ricapitalizzazione precauzionale, invece, i tempi saranno più lunghi (2-3 mesi), con il rischio di un nuovo braccio di ferro. Monte Paschi e governo devono presentare a Bruxelles un piano di ristrutturazione che dovrebbe comprendere la chiusura di centinaia di filiali e migliaia di licenziamenti per permettere alla banca di stare in piedi da sola, senza altri interventi dello Stato.