Milo Manara compie 70 anni: «L'erotismo muove il mondo»

Milo Manara compie 70 anni: «L'erotismo muove il mondo»
di Fabio Isman
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Domenica 13 Settembre 2015, 00:41 - Ultimo aggiornamento: 20:45
Milo Manara, forse il disegnatore di fumetti italiano oggi più conosciuto, famoso e venerato, compie 70 anni. «E mi dà un po’ di fastidio, perché significa che il treno sta arrivando al capolinea».



Però la salute è buona, vero?

«Sì, per fortuna. Ma sono più vecchio di un antico amico, Hugo Pratt, che se ne è andato a 68».



Eravate molto vicini?

«Da un sacco di tempo. E sono l’unico disegnatore cui abbia dedicato ben due sceneggiature».



Settant’anni: se potesse tornare indietro, farebbe di nuovo tutte le stesse cose?

«Se avessi analoga fortuna, certamente. Dico fortuna perché sono capitato in un periodo in cui il fumetto, da scherzo goliardico, è diventato mezzo d’espressione riconosciuto. Così, mi sono trovato nel momento giusto al posto giusto. Io stesso mi rendevo conto che il mezzo acquisiva uno spessore culturale, che dovevo esaminare la possibilità d’esprimermi attraverso di esso».



Tra le fortune che ha avuto colloca anche gli incontri?

«Assolutamente sì. I lavori per Genius notati da Renzo Barbieri; le storie scritte con Mino Milani; Linus; Pratt; Federico Fellini: Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet».



L’incontro più recente è con Caravaggio: da Panini è uscito il primo di due libri, un successone, 20 mila copie già vendute, due serie limitate e la prima esaurita.

«Caravaggio ce l’ho addosso. Mi ha letteralmente segnato. Una volta che sono andato al santuario della Madonna nel luogo di cui reca il nome, mi sono tirato dietro la piccola statua di un angelo: ne ho ancora la cicatrice sulla gamba sinistra. L’ho sempre amato; nella mia vita è tornato in svariati periodi. Per prima cosa, da ragazzo, vidi la Crocifissione di San Pietro, su un libro; la credevo una foto e mi domandavo come avessero potuto farla, visto che, allora, non era stata ancora inventata. Alla maturità, mi interrogarono sulla Canestra di frutta: e fu un figurone».



C’era anche in una mostra del 2005 al Vittoriano, vero?

«Sì, una sorta di Storia dell’arte fatta attraverso le modelle degli artisti; almeno quelle di cui ho saputo qualcosa. Un omaggio agli artisti attraverso chi le aveva ispirate. Mi sembrava divertente, no?».



Il secondo volume su Caravaggio, dalla partenza di Roma in poi, quando?

«Ho già scritto tutti i testi; le tavole, le comincio domani. Per la prima volta, mia figlia Simona lavora con me; è architetto, mi aiuta nella colorazione che avviene, come non era mai successo, al computer».



Visto che lei è un maestro dell’erotismo, è per questo che ha scelto l’artista?

«Anche, ma non soltanto. L’erotismo è importante nella vita di tutti. Si nasce, ci si riproduce, si muore; la prima e l’ultima cosa non la scegliamo, la seconda invece sì. Mi ha molto interessato l’erotismo, e continua a farlo. Oggi non c’è più la pulsione fisica; ma, in me, rimane intatto sul piano intellettuale. Non si può raccontare un personaggio senza toccare anche quella sfera. E l’erotismo parte dallo sguardo; inizio a disegnare una figura dagli occhi».



Il primo disegno, e il primo disegno retribuito?

«L’ho fatto da sempre, ancora prima di scrivere. Poi, a scuola, mi accorgevo di essere più bravino degli altri. Al Liceo artistico, disegnavo ogni giorno. A 16 anni feci un pannello decorativo per un negozio di guanti a Verona: due figure liberty di persone. Sì, il Liberty mi interessa ancora: scopro cose che prima non guardavo, magari tutta la perizia artigianale di chi lo coltivava».



Lei vive in Valpolicella, immagino per essere tranquillo. Come è il suo studio, che hobby ha, come lavora?

«Lo studio è al piano di sopra. Non mi dò orari, né inizio presto; prima, perdo tempo. Ma poi, vado avanti fino alle tre di notte. Disegno in bianco e nero quando c’è la luce artificiale, e a colori il pomeriggio. Ho una collezione di un centinaio di coltelli, specie multiuso, alcuni cinesi; me li portavo spesso gli amici dai viaggi. Amo le penne; i libri; un modellino di nave, il Bounty, lungo 60 cm».



IL MAESTRO CREPAX

Poi, racconta dell’altro figlio, Mario, che «si occupa di vino e di marmi, prodotti della zona»; di Guido Crepax «che è stato il mio primo maestro di carta, indimenticabile la sua Valentina; un giorno, già malato, è venuto a una mia mostra: glielo ho detto, era commossissimo. L’anno dopo, se n’è andato». «Ma lei capisce che l’erotismo, in senso fisico, manda avanti il mondo? La donna più bella? Direi Venere, incarna il mito. E tra le mortali, qualche attrice; mi piace molto Linda Fiorentino». E, tra 100 anni, «mi piacerebbe che qualcuno guardasse ancora i miei libri, li trovasse ancora interessanti». È il regalo che si fa, a futura memoria.

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