Piero Fassino: «Inflessibili contro la corruzione ma rivedere i reati amministrativi»

Piero Fassino: «Inflessibili contro la corruzione ma rivedere i reati amministrativi»
di Diodato Pirone
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Sabato 14 Maggio 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 12:29
ROMA Piero Fassino, oltre a essere sindaco di Torino in corsa per il secondo mandato, è presidente dell’Anci, l’associazione degli ottomila Comuni italiani. Ed è in questa veste, non partitica, che accetta di commentare con Il Messaggero quanto sta avvenendo sul fronte dei sindaci. Un fronte in piena tempesta dopo l’arresto per turbativa d’asta del primo cittadino di Lodi, Simone Uggetti del Pd, e due avvisi di garanzia (per concorso in bancarotta e per abuso d’ufficio) a due sindaci dei 5Stelle, Filippo Nogarin di Livorno e Federico Pizzarotti di Parma.

Sindaco Fassino, l’altro giorno alcuni sindaci di diverso orientamento politico hanno scritto una lettera al presidente Mattarella per chiedere una riflessione su quanto sia difficile amministrare in Italia.
«I sindaci sono preoccupati per l'aggravarsi continuo del contesto in cui gli amministratori sono chiamati ad operare a partire dalle intimidazioni violente della criminalità organizzata».

Questa emergenza però va a collocarsi in uno scenario di forti tensioni.
«Non c’è dubbio che nell’Italia di oggi assolvere la funzione di sindaco sia assai più gravoso di quanto non sia stato nel passato».

Perché?
«Intanto veniamo da anni di riduzione delle risorse che hanno costretto gli amministratori locali a fare i salti mortali per garantire i servizi ai cittadini».

Non trova che, nonostante gli innumerevoli provvedimenti di semplificazione, l’intreccio delle norme continui a rendere difficile l’azione degli amministratori? 
«Ogni giorno il nostro impegno è ostacolato da una bardatura di norme, regolamenti e leggi spesso tra loro contraddittori. Si dimentica che noi eroghiamo ai cittadini asili, scuole materne, assistenza domiciliare agli anziani, politiche a favore dei disabili, trasporti pubblici: ogni volta che si mette in difficoltà un sindaco non si colpisce solo lui ma si colpiscono i cittadini».

E’ giustificata la pioggia di provvedimenti della magistratura sui sindaci?
«Non esprimo giudizi sulle inchieste della magistratura perché ogni indagine va valutata a sé. Ma non può essere negato che la farraginosità delle nostre leggi espone a rischi anche il sindaco più onesto. Con la conseguenza che si offre all'opinione pubblica un'immagine distorta degli amministratori».

Lei trova che si faccia di ogni erba un fascio?
«Un conto sono reati come corruzione e concussione e gli arricchimenti personali che vanno perseguiti severamente. Un altro conto sono reati di tipo amministrativo. Per questi ultimi non è in gioco un interesse personale e può capitare che un sindaco vi incappi inconsapevolmente cercando di espletare la sua missione».

Lei sa bene che questa non è la percezione dell’opinione pubblica.
«In Italia ci sono 8.000 Comuni i cui amministratori saranno forse 120.000. La stragrande maggioranza non è mai stata sfiorata da ombre. Si tratta di donne e uomini di tutti i partiti politici che si dedicano alle comunità che amministrano con passione, competenza, dedizione, peraltro con indennità di carica ridicole. E queste persone anziché essere rispettate vengono presentate come una categoria procliva a commettere reati».

Come giudica l’ondata di arresti e di avvisi di garanzia di questi giorni?
«Sono stato sempre un garantista e dunque per me vale la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva. Questo principio è stato travolto da anni e spesso si finisce per rovinare la vita a persone la cui unica colpa è di amministrare. Anche il sistema mediatico ha grosse responsabilità in questo».

Non pensa che l’abuso d’ufficio sia da ripensare?
«Da tempo dico che bisognerebbe ridefinire i reati amministrativi. Come sono ora si stanno rivelando ambigui e fonte di atti giudiziari ingiusti, esponendo a rischi insostenibili anche l’amministratore più onesto del mondo».
 
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