Dante, il vate dimenticato: per i 750 anni dalla nascita l’Italia non ha ancora organizzato eventi degni della ricorrenza

Dante, il vate dimenticato: per i 750 anni dalla nascita l’Italia non ha ancora organizzato eventi degni della ricorrenza
di Fabio Isman
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Giovedì 19 Febbraio 2015, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 19:55
Povero “padre Dante”: non sono previsti grandi eventi di massa, capaci di attirare l'attenzione delle folle, per i 750 anni dalla nascita dell’Aligheri, il papà della nostra lingua. Nulla di paragonabile al modo con cui si celebra, per esempio, il centenario della Grande Guerra: la prima mondiale, per la quale gli avvenimenti si sono sprecati. Al ministero dei Beni culturali si è costituito un "tavolo", sotto la regia di Rossana Rummo, direttrice generale delle biblioteche e degli istituti culturali; ma non è nemmeno stato in grado, finora, di nominare un comitato promotore delle onoranze: tutta colpa dei cosiddetti veti incrociati.



Di carne al fuoco, come usa dire, ce n'è parecchia; però a volte destinata agli specialisti; a volte, invece, soltanto al turismo. Nel 1888, a Firenze è nata la Società Dantesca italiana con lo scopo di pubblicare l'edizione nazionale delle opere del “sommo poeta”; nel 1921 ne è apparsa una, ma provvisoria: senza apparati scientifici né commenti. E altre successive non hanno colmato la lacuna. Né questa occasione sarà buona per provvedere. Come vedremo, sta occupandosene qualcun altro: dove lo Stato non arriva, talora (fortunatamente) soccorrono i privati.

Il 4 maggio ci sarà una cerimonia al Senato, di grande importanza anche per chi vi parteciperà. Marcherà l'avvio della stagione dantesca: per onorare l'autore della Divina Commedia, nato a Firenze tra il 22 maggio e il 13 giugno di tre quarti di millennio fa. Al centro Pio Rajna, studioso morto nel 1930 che curò alcune edizioni critiche, si dovrà un rilevante convegno scientifico, sempre a Roma, che sarà accompagnato da letture, film, l'esposizione di cimeli ed edizioni. La Casa di Dante a Roma, anche per il proprio centenario, pubblica 100 canti per 100 anni, tre volumi, 3.600 pagine. Ma la “sua” Firenze, si contenta d’un evento intitolato 100 canti per 100 vetrine: molte, nelle vie, saranno allestite con riproduzioni dei codici miniati; la città del Giglio non riuscirà a farsi perdonare come lo trattò in vita, sui 35 anni, nemmeno con una sfilata in costume, di 100 gonfaloni il 14 maggio, per memoria di quella che, con Firenze Capitale, ne inaugurò la statua a Santa Croce. Tra l'altro, allora al centro della piazza; e oggi sul lato della chiesa. E neppure con letture e lezioni magistrali; o gli "stati generali" della nostra lingua.



INCONTRI

Convegni e incontri un pò dappertutto: da Roma («lo loco santo 'u siede il successor del maggior Pietro»), con la società Dante e la sua Casa, il centro Rajna, a Verona, il suo «primo rifugio e primo ostello» (Dante lo confessa nel Paradiso, dedicato a Cangrande della Scala: lo scrive parte in città), dopo la cacciata del 1302 da Firenze; a Ravenna, dove pure visse da esule e morì; e così via. A Foligno, pure un itinerario nella notte del poeta; a Milano, Napoli, Cittadella e altrove, incontri e iniziative; alcune fuori d’Italia. E i suoi testi? «Li sto pubblicando da 40 anni», afferma Enrico Malato, già docente a Napoli, anima della Salerno editore, della Casa di Dante, del Centro Rajna; «finora, sono apparsi in centinaio di volumi, per circa centomila pagine».



Tre su 16 volumi della Nuova edizione commentata delle opere, sono già apparsi, e altrettanti imminenti; pubblicati i quattro di Censimento dei commenti danteschi; 31 dei 75 degli stessi Commenti; e così via. Sponsor un paio di banche, i Patronati del Quirinale e uno di Palazzo Chigi, ben sette collane. E la surroga dello Stato, in palese ritardo anche di un paio di secoli, nel celebrare il primo autore del volgare, ammirato da mille scrittori ed artisti di ogni Paese e tempo, la cui popolarità non è soltanto d'élite; nel mondo, ci sono almeno settecento centri universitari di studi su Dante, un autore che ha rappresentato una svolta nel mondo.



Ma questo non basterà, certamente, a coinvolgere il grande pubblico. Per quello dei più affezionati alla musica, se si inscenasse una grande esecuzione di Liszt, che ha scritto una “Dante Simphony” (tra l'altro, si chiama così il salone di Palazzo Poli, dove egli la diresse; poi, è stato sede dell’anagrafe e tanto altro; ora è dell’Istituto per la Grafica)? O una grande mostra, iniziando magari dalla riproduzione (perché non si può staccare) dell’affresco di Giotto; o dal ritratto di Andrea del Castagno nel ciclo degli Uomini illustri, per esaminare molte delle icone in cui è eternato? E, ancora: piazza del Popolo, a Roma, viene offerta, purtroppo quasi settimanalmente, a mille eventi; i più disparati e anche soltanto commerciali. Visto il giusto successo che ha già ottenuto, non si potrebbe organizzarvi una (o più) delle splendide letture di Roberto Benigni? Sono soltanto alcune idee: ma il Ministero, se si tralascia l'utile "tavolo" di Rosanna Rummo, perché non provvede, prima che sia (se già non è) troppo tardi? A proposito di ritardi: iniziamo almeno a pensare che, tra sei anni, ricorreranno i 700 dalla sua morte del 1321? Per questo, siamo ancora in tempo: se lo Stato non si addormenta.

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