Carlo Calenda: «Mia moglie e la malattia, che uomo sarei se fuggissi?»

Carlo Calenda: «Mia moglie e la malattia, che uomo sarei se fuggissi?»
di Maria Latella
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Domenica 9 Settembre 2018, 00:05
«Sono un family man. Nel fine settimana, lavoro permettendo, sto con moglie e figli in campagna». Era ministro da poco e così, nel suo ufficio dello Sviluppo economico, Carlo Calenda mi spiegava perché sarebbe stato difficile per lui essere ospite del mio programma su Skytg24, la domenica.
Non era una scusa. Era la verità, come si è capito dal tweet che ieri mattina, alle 7.33 ha rivelato un dolore condiviso solo in privato. «Devo una spiegazione, ora che Ilva è chiusa, ai tanti che chiedono perché non vado alle feste dell’Unità o a incontri sul territorio. Mia moglie ha avuto una recidiva della leucemia ed è in ospedale per trapianto. Seguo i tre bimbi e lei, non posso allontanarmi da Roma».

Ci sono occasioni, rare, in cui ci si ritrova ad apprezzare il ricorso ai social media da parte di un politico. In quei 140 caratteri c’è tutto il carattere di Calenda e tanto della sua storia. Spiace ammetterlo, a me che sono giornalista da tutta la vita, ma questo tweet è (quasi) efficace quanto un’intervista.
Al telefono, ieri pomeriggio, Carlo Calenda dice che ha deciso di parlare in pubblico della malattia della moglie per due ragioni. «La prima: perché la malattia merita verità, trasparenza. Della malattia non ci si vergogna. La seconda: Perché nella malattia Viola ed io ci siamo ancora più uniti. E’ stato l’anno più brutto della nostra vita, ma anche quello con i momenti più belli. A un certo punto sembrava che la malattia ci stesse allontanando perché era un’esperienza solo sua. Ma piano piano ne siamo venuti a capo. Stiamo insieme da quando avevamo 18 anni. Lei ed io siamo una cosa sola».

Perché il tweet? Intanto, c’è il sentire di dovere spiegazioni alle persone che stavano organizzando in giro per l’Italia la presentazione del libro. C’erano i followers con i quali ha ormai instaurato un rapporto quotidiano. Rientra nel galateo di chi ha deciso che la disintermediazione è una delle forme possibili del fare politica. Ma se ti dai ai social, quotidianamente, devi essere in grado di spiegare perché, a un certo punto, sparisci. «Ho chiesto a Viola. Ti dispiace se diciamo la verità? mi ha risposto “Figurati”».

La verità. L’essere questo trasparenti. Con i figli, anche se piccoli, e adesso anche con twitter. E poi c’è è l’aspetto più intimo, il condividere con tanti, e sconosciuti, qualcosa che ti cambia la quotidianità della vita e la riempie di inquietudine. Ma che non cambia il rapporto di coppia: «Con la malattia di mia moglie, frequentando gli ospedali, ho scoperto che tanti uomini di fronte al tumore della loro compagna letteralmente fuggono. Ma come si può? Che razza di essere umano è un uomo che abbandona la moglie perché si è ammalata? Viola ed io abbiamo vissuto l’anno più orrendo della nostra vita ma anche i momenti più belli della nostra vita».

Chi ha sperimentato quel che stanno vivendo Calenda e sua moglie Violante Guidotti sa che il pensiero, quel pensiero, non ti abbandona mai. Convive col resto delle cose da fare, per chi il tumore ce l’ha e per le persone che ti stanno vicine. La scelta di parlarne, non solo agli amici ma ai followers, rientra nella categoria del coraggio. Perché, per quella che è stata finora la disciplina di vita dell’ex ministro dello Sviluppo economico, è chiaro che l’altra opzione, la ricerca di una facile simpatia, non gli appartiene.

Nessuno ha visto Calenda al parco con i bambini in foto fintamente rubate, oppure con la mamma famosa regista “sorpreso” sul tappeto rosso di un qualche festival o galà. «Sono un family man. Lavoro permettendo, i fine settimana sono per mia moglie e i miei figli. Ce ne andiamo tutti in campagna», appunto. Chi lo conosce, insieme alla descrizione di un carattere spesso non facile confermato anche in molti tweet, dice che in lui convive l’ambizione del manager cresciuto con lo Zeitgeist degli anni 80 e 90 e la discrezione di un borghese d’altri tempi.
Di Violante Guidotti Calenda con suo marito esiste nelle agenzie una sola foto: quella scattato qualche mese fa quando entrambi presero parte a Race for Cure, la più grande manifestazione italiana per la lotta dei tumori al seno. Non l’abbiamo mai vista negli impegni ufficiali del marito quando era ministro. Assente in pubblico, quanto presente in privato, nella vita di famiglia. Al punto che Calenda le riconosce con ammirazione di valere tanto ma tanto più di lui. Nel secondo tweet della mattina di rivelazione «Viola vale dieci me. Quando una persona sotto chemio ablativa e in isolamento totale riesce a controllare compiti e lavaggio dei denti dei figli via Skype (anche perché non si fida del marito) siamo su un altro pianeta».

L’abbiamo vista poco e sapevamo poco di lei, signora Calenda. Ma appena esce da quella stanza dove è proibito per ora farle una carezza, si lasci scoprire. La sua forza, e quella della sua coppia, sarà di aiuto a quanti stanno provando quel che prova lei. 
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