Avramopoulos: «Migranti, bene
la scossa dell'Italia, le Ong rispettino
le leggi e lascino lavorare i libici»

Avramopoulos
di Teodoro Andreadis Synghellakis e Fabio Veronica Forcella
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Domenica 29 Luglio 2018, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 14:24
Sull’ultima proposta dell’Ue di destinare 6 mila euro per l’accoglienza di ogni migrante, il Commissario europeo Dimitris Avramopoulos ritiene si sia fatta «molta confusione». In questa intervista a Il Messaggero, inoltre, si dice d’accordo con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul fatto che la politica dell’Italia sull’immigrazione ha riportato il tema della solidarietà al centro del dibattito europeo. Chiede, infine, di lavorare insieme «perché nessuno in Europa può farcela da solo».

Commissario, Bruxelles ha reso note le proposte per una gestione europea dell’immigrazione. Il governo italiano, però, ha fatto già sapere di non condividerne l’impostazione generale e l’idea di legare il concetto di solidarietà ai 6 mila euro a migrante...

«Si è fatta molta confusione sul sostegno economico che stiamo offrendo. In realtà, si tratta di centinaia di milioni di euro che servono per coprire tutti i costi relativi, sia alle infrastrutture, sia al personale per i “Centri controllati” e per i team di esperti addetti allo sbarco, creati da uno Stato membro dell’UE. Per quanto riguarda i 6.000 euro, non c’è nessuna novità. Dal 2015, il bilancio comunitario offre già questa somma a tutti i paesi dell’UE per ogni persona che si trasferisce da uno Stato membro all’altro. Facciamo tutto questo perché la gestione del fenomeno migratorio è una questione europea e merita quindi il sostegno dell’Unione».

Ad Innsbruck ha incontrato il nuovo ministro dell’Interno Matteo Salvini. Un incontro formale, o anche di sostanza?
«Più che altro è stato un veloce scambio di battute in italiano a margine dei lavori del vertice dei ministri degli Interni. Avremo modo di incontrarci in tante altre occasioni nei prossimi mesi per migliorare l’approccio europeo e poter affrontare le sfide migratorie. L’ottima cooperazione con l’Italia continua sicuramente e il paese ha il mio pieno sostegno».

Dall’inizio del suo mandato, Salvini ha chiuso i porti alle Ong che operano nel Mediterraneo, dicendo di voler dichiarare guerra ai trafficanti. Condivide questa misura?
«Su questo punto vorrei essere chiaro. Condividiamo lo stesso obiettivo: combattere i trafficanti. E per porre fine a questo dobbiamo lavorare tutti insieme. Nessuno dovrebbe perpetuare il business dei trafficanti che sfruttano la miseria umana. Le Ong hanno spesso svolto un ruolo cruciale nel salvare vite, una cosa encomiabile. Ma, come tutte le navi che operano nel Mediterraneo, devono rispettare le leggi in vigore e non ostacolare il lavoro della Guardia costiera libica. Piuttosto che mettere le loro vite e tutti i risparmi nelle mani dei trafficanti, bisogna offrire, alle persone che ne hanno bisogno, percorsi legali di protezione».

E nel frattempo?
«Dobbiamo tutti continuare a salvare quante più vite possiamo e rispettare gli obblighi internazionali».
Per il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, però, la nuova politica sui migranti, ha avuto il merito di riportare il tema della solidarietà al centro del dibattito europeo…

«Sì, sono d’accordo. Anche se questo ha creato un forte dibattito all’interno dei singoli paesi, sono lieto che diversi Stati membri abbiano accettato di accogliere alcuni dei migranti sbarcati di recente in Italia. Ma questo non è sufficiente. Ora dobbiamo mettere in atto un meccanismo di solidarietà sostenibile».

Attraverso soluzioni strutturali, come ha dichiarato anche Jean-Claude Juncker?
«Esattamente».
Proprio il Presidente della Commissione se da una parte ha aperto alla possibilità di un “gabinetto di crisi” avanzata dal governo italiano, dall’altra, ricorda che la Ue non ha titolo per indicare quale sia il porto più sicuro. Per quale motivo?
«Non abbiamo competenze sulla sicurezza dei porti. Ciò deriva dal fatto che la ricerca e il salvataggio in mare sono governati da leggi internazionali e non europee. Ciò che la Commissione può fare - e sta già facendo - è svolgere un ruolo di coordinamento tra gli Stati membri disposti a prendere in carico una quota di migranti a bordo di un’imbarcazione. Dove una barca può attraccare dipende da una serie di fattori: dove avviene il soccorso, chi sta coordinando il salvataggio, che bandiera batte l’imbarcazione, ecc.. E tutto questo è regolato dalle leggi internazionali».

Lei, in passato, ha avuto una intensa collaborazione con il nostro paese e con l’ex ministro Marco Minniti. Ci sono le premesse perché questa intesa possa continuare?
«L’Italia è un paese fondatore dell’Unione europea e si impegna a difendere i valori e i principi europei che tutti condividiamo Ho detto più volte, perché è vero, che l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa nel Mediterraneo. L’Italia e il popolo italiano hanno salvato migliaia di vite e hanno mostrato immensa solidarietà e ospitalità verso persone disperate e vulnerabili. La mia collaborazione con i governi italiani ed ovviamente anche con il ministro Minniti è stata sempre ottima. Il mio obiettivo è continuare sulla stessa strada con il nuovo governo e il ministro Salvini».
Il nodo principale rimane il Regolamento di Dublino che obbliga i paesi di primo ingresso ad esaminare le richieste di asilo. Si riuscirà a trovare una sintesi?
«Sono fiducioso perché al Consiglio europeo i leader hanno confermato la necessità di riformare il regolamento di Dublino, sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Sono stati fatti molti progressi durante la presidenza bulgara e i recenti eventi nel Mediterraneo hanno fatto emergere, più che mai, la necessità di un efficace meccanismo di solidarietà. Supporteremo pienamente gli Stati membri affinché raggiungano un accordo nei prossimi mesi».

 
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