La missione impossibile di raccontare l'Europa agli europei

La missione impossibile di raccontare l'Europa agli europei
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Martedì 9 Dicembre 2014, 05:53
IL LIBRO
Oltre duecento milioni di euro. È questa la cifra che la Commissione europea destina ogni anno alla comunicazione. Con scarsissimi risultati visto che l'euroscetticismo e l'eurofobia sono in crescita. Come confermano ogni sondaggio sulla Ue e i risultati elettorali nell'intero continente che vedono la costante crescita dei partiti e movimenti contrari all'Unione. Colpa della crisi? Non solo, rispondono Cristina Marconi e John Lloyd nel loro eccellente saggio Reporting the Eu, appena uscito in Gran Bretagna (Reuters Institute for the Study of Journalism e Università di Oxford). L'analisi di Marconi e Lloyd, anch'essi giornalisti, si basa in larga misura su colloqui con molti colleghi che hanno lavorato o ancora lavorano a Bruxelles come corrispondenti di reti tv o di singole testate nazionali.
Perché è difficile raccontare l'Europa agli europei? La risposta di Marconi e Lloyd è che da tempo a molte trasmissioni e a quotidiani o periodici a larga tiratura il tema interessa poco (e ancor meno ai loro lettori) e trova spazio quasi esclusivamente per le notizie negative. Ciò che accade a Bruxelles viene invece seguito con attenzione dalla stampa economica e dalle classi dirigenti. Ma questo non basta certo per accrescere la popolarità di soggetti istituzionali ai quali milioni di cittadini attribuiscono la responsabilità di ciò che, a loro giudizio, non funziona. Con, a volte, l'interessata complicità di alcuni governi che, quando sono chiamati ad adottare misure impopolari affermano che si tratta di leggi imposte dall'Unione europea.
Una sorta di circolo vizioso, insomma, che Marconi e Lloyd almeno per l'ultimo periodo così riassumono: prima dell'esplodere della crisi quello che riguardava la Ue veniva ritenuto noioso, con il risultato di rendere sconosciuti e incomprensibili i meccanismi decisionali in ambito comunitario. Di recente, invece, le difficoltà economiche che stiamo attraversando hanno acceso l'attenzione del vasto pubblico sull'Europa che si è ben presto trasformata, scrivono i due studiosi, «in un'ostilità senza precedenti».
DISCREDITO
La crisi di legittimità o il discredito che colpiscono le istituzioni comunitarie potrebbero però causare entro un periodo abbastanza breve un pericoloso indebolimento dell'Europa stessa, rendendo ancora più difficile affrontare in maniera vincente le sfide che la realtà globale impone. L'indebolimento dell'Europa e della moneta unica avrebbero conseguenze devastanti sulla vita quotidiana di milioni di persone in poco meno di trenta paesi.
Riuscire a comunicare bene funzionamento e obiettivi della Ue è, dunque, cruciale. Impossibile però nel contempo dimenticare quello che un economista di vaglia come Jean-Paul Fitoussi ripete da anni: l'intera costruzione europea è caratterizzata da un paradosso perché la sua nascita ha richiesto sostanziali abbandoni di sovranità da parte degli Stati che la compongono ai quali tuttavia è subentrato ben poco di equivalente su scala comunitaria. Per costruire davvero l'Europa, dunque, servirebbe più Europa. E anche, naturalmente, più comunicazione sull'Europa come ci ricorda questo eccellente saggio. Che illustra in dettaglio i difetti e le potenzialità di una macchina con un motore da Formula 1 messo al servizio di un'utilitaria. Molta strada resta da fare, dicono Marconi e Lloyd. È urgente iniziare a percorrerla, altrimenti il cammino diverrà accidentato.
Roberto Bertinetti
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