Caso-Daedalus D'Alfonso a Chiodi: «Porto tutto in Procura»

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Mercoledì 29 Ottobre 2014, 06:04
LO SCONTRO
L'AQUILA Il dubbio sarebbe venuto al governatore Luciano D'Alfonso durante una delle sue trasferte a Bruxelles, quando «mi ha avvicinato una specie di spiderman - ha detto ieri il presidente in consiglio regionale - e mi ha detto che una certa Dedalus era una grande amica della sanità abruzzese. Ho cercato di verificare a cosa si riferisse, ma non ho trovato traccia di un progetto che seppur collaudato, è inesistente». «Insinuazioni gravi» secondo il predecessore Gianni Chiodi, che ha invitato D'Alfonso «a fare chiarezza e ad informare il consiglio, dato i suoi buoni rapporti con la magistratura, se ci sono inchieste in atto». Sulla stessa onda il pentastellato Domenico Pettinari: «Dalla dichiarazione del presidente in aula - ha detto - si può estrapolare una notizia di reato, laddove fosse confermate tale affermazione. Come presidente della giunta regionale, D'Alfonso ha il dovere di denunciare un illecito qualora ne fosse a conoscenza». E D'Alfonso non è il tipo da farsi pregare quando si tratta di verificare l'operato degli uffici: «Avvierò un'inchiesta interna per verificare se ci sono stati contratti con la Dedalus, se sono stati pagati e a cosa hanno portato. Se i conti non dovessero tornare, porterò tutte le carte in procura». La vicenda della Dedalus è lunga e complessa, costellata di ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato e da un «fascicolo sanitario elettronico» che avrebbe dovuto realizzare su commissione dell'Arit per ottimizzare la funzionalità del sistema sanitario.
P.Iav.
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