Roberto morì a 40 anni folgorato sul traliccio Enel: tre condanne per quella scarica di 20mila volt che uccise l'operaio

Roberto morì a 40 anni folgorato sul traliccio Enel: tre condanne per quella scarica di 20mila volt che uccise l'operaio
di Teodora Poeta
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Venerdì 13 Aprile 2018, 15:32 - Ultimo aggiornamento: 15:33
E' morto folgorato la mattina del 23 settembre del 2014 mentre stava eseguendo dei lavori di manutenzione su una linea elettrica dell'Enel a Castelnuovo Vomano. Una scarica di 20mila volt gli ha attraversato il corpo quando si trovava su un traliccio dell'alta tensione. E' accaduto tutto in pochi istanti. Il tempo di afferrare quel cavo e la scarica è partita. Una morte tremenda per Roberto Damiani, operaio all'epoca 40enne di Penne. Ieri, ad essere stati condannati dal giudice Franco Tetto a 9 mesi di reclusione ciascuno per omicidio colposo (pena sospesa) Pietro Marcelli e Franco Ruggeri, entrambi dipendenti Enel, e Francesco Cantagallo, preposto della ditta Tonelli. Assolti, invece, per non aver commesso il fatto Andrea Salvatori, delegato Enel zona di Teramo, Pasqualino Ardizzi e Giuseppe Mastrodascio, dipendenti Enel, e Adriano Tonelli, titolare della Tonelli costruzioni.

Roberto era un dipendente proprio della ditta Tonelli costruzioni di Penne. Quella mattina era stato incaricata di sostituire dei pali danneggiati, ma avrebbe omesso di verificare se sulla linea elettrica da ventimila volt sulla quale stava lavorando era stata tolta la corrente. Una dimenticanza che gli è stata fatale ma che, secondo l'accusa, non fu l'unica causa della tragedia. Il pm titolare dell'inchiesta, Stefano Giovagnoni, ha infatti sostenuto che quello fu solo il momento finale di una serie di inadempienze e di leggerezze da parte di chi aveva il compito di interrompere il passaggio della corrente sulla linea occupata dall'operaio 40enne. Lo stesso pm aveva chiesto l'assoluzione per i quattro e la condanna per i tre ritenuti responsabili dal giudice di primo grado.

In realtà così com'è emerso nel corso delle indagini un'operazione di interruzione fu eseguita, ma su una linea sbagliata che passava a poche decine di metri di distanza. Quella mattina, quindi, non venne fatto il regolare sopralluogo previsto dalle norme di sicurezza che avrebbe rilevato in quel punto la presenza di due linee distinte e non solo di una come risultava dalle carte dell'Enel. Secondo l'avvocato Tommaso Navarra, difensore di Cantagallo e Tonelli: «E' stata importante l'affermazione di non responsabilità dell'impresa che aveva adeguatamente strutturato il cantiere. Valuteremo, adesso, la motivazione con riferimento alla posizione residuale del preposto (il riferimento è a Cantagallo, ndr) là dove riteniamo che eventuali errori esecutivi non abbiano inciso nella dinamica dell'evento». 
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