Ucraina, cosa vuole Putin? Il generale Camporini: «Non si fermerà, la Transnistria tra i prossimi obiettivi»

L'ex Capo di Stato Maggiore della Difesa analizza le possibili future mosse della Russia, la pressione della resistenza ucraina, il peso delle sanzioni

Ucraina, cosa vuole Putin? Il generale Camporini: «Non si fermerà, la Transnistria tra i prossimi obiettivi»
di Ebe Pierini
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Venerdì 11 Marzo 2022, 18:21 - Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 14:45

Mentre il fronte il fronte della guerra in Ucraina si allarga verso ovest e la città di Mariupol è completamente assediata dai russi si apre lo spiraglio di un possibile incontro tra Putin e Zelensky. Il generale Vincenzo Camporini, che in passato è stato Capo di Stato Maggiore della Difesa, analizza le possibili future mosse della Russia, la pressione della resistenza ucraina, il peso delle sanzioni.

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Generale la Russia sta estendendo gli attacchi ad ovest con raid nella città di Lutsk e nella zona centro orientale. Dove vuole arrivare Putin e quando si fermerà?

«È una domanda che si pongono in molti. Le risposte possono essere molteplici. Putin ha dichiarato che il suo scopo è quello di raggiungere 3 obiettivi: un’Ucraina neutrale, un governo amico e un Donbass indipendente. In seguito avrebbe però detto che l’Ucraina non sarà più uno Stato indipendente e non vuole frontiere con la Nato. Se è vero tutto questo non si fermerà. Anche perché la Russia confina anche con altri Paesi appartenenti alla Nato come Lettonia, Estonia, Polonia e Lituania. Questo significa che potrebbe decidere di aggredire anche questi Paesi anche se non credo che sia attualmente nelle sue intenzioni. Non dimentichiamo che a ovest dell’Ucraina è situata l'autoproclamata repubblica filorussa della Transnistria, una striscia di terra che fa parte della Moldavia che però, nel 2014, ha chiesto l’adesione alla Russia e vi stazionano infatti truppe russe.

La campagna militare di Putin potrebbe quindi concentrarsi nella fascia sud dell’Ucraina chiudendo il cerchio attorno a Mariupol in continuità territoriale con la Crimea. Poi, proseguendo verso la costa potrebbe puntare all’occupazione di Odessa e alla Transnistria. Ma sarebbe davvero un disegno catastrofico ed apocalittico. Riuscire ad arrivare a Kiev gli consentirebbe intanto di rovesciare il governo ucraino e installare al potere un governo amico che non aderisca alla Nato e all’Unione Europea».

Il generale Vincenzo Camporini

Secondo lei la Russia si sarebbe mai aspettata questa resistenza da parte degli ucraini?

«È evidente che Putin immaginava che l’operazione sarebbe stata una passeggiata e pensava di trovare le strade di Kiev tappezzate di petali di rose grazie alla presenza di persone favorevoli all’operazione o di gente immobilizzata dalla paura. Non si aspettava questa resistenza da parte dell’Ucraina. Il presidente Zelensky si è rivelato un personaggio di grande solidità politica ed etica. La sua è una leadership irresistibile. Sta trascinando la popolazione ucraina indipendentemente dalla lingua che i vari cittadini parlano. Non va confuso il concetto di russofilo con quello di russofono. In Ucraina anche i cittadini di lingua russa reagiscono all’invasione perché sono fortemente a sostegno dell’indipendenza del loro Paese. Tra l’altro, nell’eventualità che Putin abbia la meglio sulle forze armate ucraine lo aspetta un periodo in cui il territorio gli sarà molto ostile. Per avere il controllo dell’area dovrebbe dislocare in Ucraina almeno mezzo milione di soldati con il rischio continuo di imboscate e attentati. Un po’ quello che è successo in Afghanistan. La resistenza degli ucraini è ammirevole. I rifornimenti di armi e munizioni sono preziosi per resistere. Stiamo parlando di missili anticarro e antiaerei. Con questi sistemi d’arma basta una squadra di 4 o 5 uomini per fermare una colonna corazzata. L’esito finale è scontato se la Russia metterà in campo tutte le sue risorse. Altrimenti questa guerra potrebbe proseguire molto a lungo».

Generale ritiene che le sanzioni possano costituire un elemento importante per la risoluzione della guerra in Ucraina?

«Ritengo che sanzioni imposte abbastanza a lungo potrebbero costituire un elemento risolutivo. Lo insegna la storia recente. Nel 1918, sul fronte occidentale i tedeschi non furono sconfitti sul terreno. Semplicemente il fronte crollò perché la Germania non era più in grado di sostenere lo sforzo dal punto di vista economico. Il nazionalismo gioca sempre un ruolo importante nelle guerre. Non illudiamoci per le sporadiche manifestazioni che si svolgono in Russia contro la guerra. Una parte della popolazione russa guarda con favore al risorgere dell’Unione Sovietica. Ritengo impossibile una rivolta dal basso. Solo la dirigenza russa potrebbe cercare di far cambiare idea al suo capo».

Si addiverrà ad una soluzione?

«Finchè la posizione russa sarà: “io sono disposto a negoziare se accetti le mie posizioni” non si va da nessuna parte. Si dovrebbe raggiungere un compromesso ma ora non ci sono le condizioni. Quello che è importante sottolineare è la solidarietà che è stata manifestata dalla Nato e il fatto che l’Unione Europea ha fatto fronte unico. Trovarsi di fronte un interlocutore determinato potrebbe indurre Putin a valutare un compromesso».

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